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Il picco della spazzatura

17 Maggio 2016

Il picco della spazzatura

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La ridefinizione dell'editoria nel mondo digitale e mobile è lontana dall'essere completata, però si vede qualcosa in fondo al tunnel che potrebbe essere diverso dalla classica locomotiva a piena velocità.

Il titolo di Joshua Topolsky (cofondatore di The Verge e Vox Media) su Medium lascerebbe poco spazio ai pensieri lieti (Il tuo business mediale non si salverà) e invece va letto, perché finalmente contiene un invito a liberarsi dalla dittatura degli ascolti a ogni costo e della ricerca ossessiva della quantità come unico fattore che conti oggi per un sito di informazione.

La verità è che le cose migliori e più importanti mai fatte dai media (diciamo specificamente dai media di notizie) non sono state fatte per raggiungere il maggior numero di persone, bensì le persone giuste. Perché gli esseri umani esistono e non sono macchine per il consumo dei contenuti. Ciò che salverà l’industria dei media, o almeno la parte meritevole di salvarsi, è ripartire a fare Cose Vere per le persone, invece di programmare per gli algoritmi o per le Nuove Cose [formati, piattaforme, app che dovrebbero salvare il mondo e regolarmente disattendono la promessa di riportare il mercato ai tempi felici].

Erica Berger, fondatrice di Catchpool, associa il momento al Peak Content: sostiene che si sia raggiunto il massimo della produzione di contenuti sostenibile nell’attuale infrastruttura editoriale globale. Che non è quella tradizionale classica ma il mondo dove i fatturati si sono spostati verso i grandi aggregatori come Google o Facebook, chiunque può aprire il proprio blog e la consultazione delle notizie avviene in grande maggioranza via mobile. Su questo nutro dubbi: metà del mondo è fuori da Internet e questioni come la traduzione automatica dei pezzi sono tutt’altro che risolte in maniera facile e soddisfacente per un lettore medio. Mentre appoggio incondizionatamente l’idea che si stia aprendo una fase certo impegnativa, ma anche quanto mai promettente:

Nello scendere dal picco potremo reimmaginare come creare e distribuire le notizie e i contenuti che contano […] È una opportunità di innovare, rendere la redazione dell’età digitale un posto migliore dove lavorare e rendere l’esperienza del consumatore più personalizzata, rilevante e godibile. Potremo anche innovare il modello di business ed essere chiari; dire al pubblico che cosa chiediamo per offrire l’esperienza migliore possibile con il contenuto e la pubblicità.

Picco o meno, una cosa è chiara: tutti e tre gli articoli convergono nel sostenere che ci avviamo alla fine dell’epoca della spazzatura, del clickbait, del contenuto di nessun valore mirato unicamente al clic fine a se stesso, parte di una strategia di brevissimo termine che quasi tutti hanno adottato e proprio per questo mostra ancor prima la corda. Il terzo articolo è di Jim VandeHei, cofondatore di Politico, per il quale si sta per aprire una età dell’oro dei contenuti, basata sulla consapevolezza di chi è il proprio pubblico di lettori, come lo si vuole servire e come trovare mezzi di sostentamento per il proprio business.

La buona notizia è che l’era [della spazzatura da clic compulsivo] sta finendo nello sciacquone. Alcune aziende hanno acquisito consapevolezza dello schifo che producono. Molte altre hanno semplicemente capito che non è un buon modello di business. Quelle più sagge vedono una ragione molto attraente per cambiare: sta prendendo velocità una rivoluzione dei contenuti, che promette un futuro profittevole per le aziende capaci di intrattenere un pubblico fedele, specialmente quelle che si basano su contenuti di alta qualità.

Non ci sono strade facili e ovvie, né è terminata la discesa asintotica dei ritorni pubblicitari del web verso lo zero. Però ora lo sappiamo: il sito di news con la colonna di gallery ammiccanti, le dieci-cose-scioccanti-da-leggere, il testo scritto da una mente vuota per avere la pagina piena fa parte di un’epoca al tramonto. Ancora poco e smetteremo di vederlo. Perché saremo in cerca di contenuti migliori? Forse. Comunque, perché non esisterà più.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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