La Commissione europea sta ampiamente promuovendo i progetti legati all’identificazione biometrica. Dal mese di settembre sei città olandesi (Rotterdam, Utrecht, Groningen, Eindhoven, Apeldoorn e Almere) partecipano a un progetto pilota in questo campo. Il governo dei Paesi Bassi ritiene che saranno circa 15.000 le persone che potrebbero prendere parte alla prova, effettuata su base volontaria.
I partecipanti riceveranno due passaporti: il loro passaporto abituale e uno “speciale”, contenente non soltanto i dati classici relativi all’identità, ma anche uno “scanner facciale” (ottenuto grazie alla tecnologia del riconoscimento facciale) e impronte digitali digitalizzate. Essendo consegnati nell’ambito di una sperimentazione, i documenti non potranno, tuttavia, essere utilizzati come passaporti definitivi.
Per realizzare il test, i Paesi Bassi hanno si sono rivolti a due fornitori canadesi, Bioscrypt e Biodentity. Il primo sviluppa la tecnologia di digitalizzazione delle impronte digitali, mentre Biodentity si occupa di riconoscimento facciale. Quest’ultimo è stato adottato, come standard biometrico, nel maggio 2003 dall’International Civil Aviation Organization per permettere l’identificazione dei passeggeri negli aeroporti. Ma nessuno l’ha ancora effettivamente utilizzato.
Nel settembre dello stesso anno, la Commissione europea ha raccomandato l’utilizzo dello scanner facciale come primo elemento d’identificazione biometrica per i richiedenti di visto e di permesso di soggiorno, cosa che non includeva, quindi, i cittadini dell’Unione. Nel febbraio scorso, la Commissione si è pronunciata a favore dell’inserimento di elementi di identificazione biometrica, questa volta per i cittadini europei, rispondendo, in questo modo, alle attese degli Stati Uniti.
Per entrare in territorio americano, infatti, a partire dal 26 ottobre 2005, i cittadini stranieri dovranno essere dotati di un passaporto biometrico, oltre che essere in possesso di visto.