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Il nuovo paradigma SEO

05 Ottobre 2017

Il nuovo paradigma SEO

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Siamo abituati al fatto che una ricerca parta inserendo la parola chiave in un motore di ricerca. Ma potrebbe partire da una foto.

Se partiamo dall’acronimo SEO – Search Engine Optimization – c’è effettivamente un engine che circoscrive a sufficienza l’ambito di applicazione; se poi aggiungiamo che, per livelli di complessità e di utilizzo, di fatto ci si riferisca solo ai motori di ricerca (in Italia, poi, solo a Google), stringiamo ancora di più il recinto.

Solo che nel tempo è evoluto l’approccio di noi che ci occupiamo di SEO: non è solo un tema di posizione (ranking), bensì anche di capacità di anticipare il pensiero delle persone, comprendere l’intento che si cela dietro la formulazione di domande, a volte, molto asciutte e capire il comportamento delle persone stesse, ad esempio, una volta atterrate sulla pagina; da qui, giustamente, quella E dell’acronimo – senza perdere la presa con le sue origini – è passata da engine a experience: Search Experience Optimization.

Google SEO

Il significato dell’acronimo è in importante allargamento.

 

È da qui che parto con questo contributo, solo un paio di riflessioni (distribuite in questo e in un prossimo articolo) per stimolare dei pensieri in te che leggi. L’esperienza di ricerca cambierà; e non parlo di ricerca vocale – ambito affascinante nato proprio in questi ultimi mesi – perché, banalizzando, si tratta di compilare una form dettando (quindi senza digitare) con la voce oppure, nell’accezione più evoluta, far compilare una fantomatica e immaginaria form da Google stesso (oppure Siri oppure Cortana) in quanto, in sostanza, di questo si tratta: chiedere qualcosa a un motore di ricerca, interrogarlo.

I due ambiti sui quali voglio riflettere non rompono questa fondamenta però, dal mio punto di vista, si portano dietro alcuni nuovi paradigmi che li rendono più interessanti di altri.

Visual Search

Non è stato il primo a metterci il naso ma sicuramente tra i primi a portare a terra la ricerca visuale, oltre che a renderla disponibile: Pinterest. A febbraio 2017 viene infatti presentato Pinterest Lens: tramite lo smartphone e l’applicazione ufficiale, possiamo fotografare un oggetto e scatenare una ricerca tra oggetti simili e contesti di applicazione dello stesso, con possibilità, in pochi tap, di concluderne l’acquisto; al momento è limitata solo per certe persone e solo su certi ambiti, ma non è questo il punto.

Google, naturalmente, è ben consapevole della potenza della navigazione per immagini; sono infatti notevoli e recenti le novità apportate a Google Immagini in tema di ecommerce e mobile. Prova a leggere Google is trying to turn Image Search into a shopping tool; seppure a oggi una ricerca di questo tipo venga avviata da una parola (scritta o dettata) o da un’immagine (dando un URL o pescandola direttamente dal dispositivo).

Pinterest, via app, dà l’idea di essere più immediato, più veloce, più in grado di assecondare un’esigenza qui e ora (tipica del mobile).

Le logiche che sottendono questi algoritmi non sono certo chiare quanto quelle del fratello più conosciuto (quello di Google) ma, complice la diffusione degli smartphone e il fatto che, oramai, tutti montano una (o più di una) fotocamera, è indubbio che anche su questo tipo di ricerca si scatenerà una gara a essere tra le prime immagini simili suggerite; anche perché, in processi come questi, siamo molto spesso vicini alla chiusura del funnel di conversione rendendo perciò tali attività di ottimizzazione, potenzialmente, molto profittevoli.

L'autore

  • Marco Ziero
    Marco Ziero si occupa di pianificazione e progettazione di strategie di visibilità online. Negli anni ha sviluppato un metodo di lavoro olistico che abbraccia web marketing, web design, analisi di mercato e misurazione dei risultati, focalizzandosi sulle dinamiche della comunicazione in Rete, il posizionamento nei motori di ricerca, l'advertising. È socio di MOCA Interactive e svolge attività di formazione in corsi, master universitari e workshop.

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