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Il nodo e l’anello: nelle reti della rete

11 Agosto 1998

Il nodo e l’anello: nelle reti della rete

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È in continua crescita, in rete, il fenomeno della aggregazione di siti all'interno dei Web Rings. Cosa sono. Come si usano. Cosa (forse) significano.

Raffaella Scalisi, nel suo bell’articolo Personalise!, comparso su Apogeonline in giugno, rilevava come la rete si vada popolando ogni giorno di più di servizi “personalizzabili” e come vada dilagando quel fenomeno che viene chiamato “personalizzazione di massa”.

Quest’espressione rende molto bene, a me pare, il senso della dialettica esistente tra – da un lato – le esigenze delle imprese commerciali che, per allargare il proprio ambito di mercato e toccare masse sempre più vaste di clienti, vanno continuamente raffinando un sistema di marketing fondato sul principio della “customer satisfaction” e – dall’altro – le esigenze dei singoli navigatori di veder riconosciuta e salvaguardata, almeno in apparenza, la propria identità ed “unicità” di individui.

Alle riflessioni sulla “personalizzazione di massa” contenute in quell’articolo vorrei qui aggiungere quelle su un altro fenomeno, di dimensioni e portata altrettanto vasta ed altrettanto in crescita: quello cioè del Web Ring.

Cos’è il Web Ring?

Il Web Ring è un’organizzazione che raggruppa siti con contenuto simile linkandoli tra loro in modo circolare… cioè ad anello. Quando vi trovate in un sito collocato all’interno di un Ring potete cliccare su “Next” ” per vedere il prossimo sito di analogo contenuto tematico, su “Previous” per vedere il precedente. Potete anche scegliere “Random”, cioe’ vedere un sito che il sistema vi propone a caso. Se compite queste operazioni con andamento lineare (cioè andando sempre al “next” o sempre al “previous”) abbastanza a lungo – vi ritroverete nel sito dal quale eravate partiti.

L’iscrizione ad un Ring è sempre gratuita, e avviene dietro richiesta del Webmaster del sito che intende aderire a quel particolare Ring. La richiesta in genere viene subito accettata (solo per alcuni Rings l’ammissione è a discrezione del giudizio del Ringmaster o della Ringmistress) e tutto cio’ che si avrà poi da fare sara’ applicare un semplice codice HTML sulla pagina di riferimento. Da quel momento… si è nel giro!

Il sito dell’organizzazione cui sono collegati tutti i Rings lo trovate su http://www.webring.org e, se per caso non lo conosceste già, merita sicuramente, per poter rendersi conto delle proporzioni del fenomeno, qualcosa di più di una fuggevole occhiata.

Nel Ring World – organizzato con una struttura piramidale/gerarchica composta da tanti macro-rings ciascuno dei quali si riferisce ad altrettante macro aree tematiche – sembra ci siano già, raggruppati, oltre 46.000 siti e, se pensiamo che ciascuno sito può iscriversi a più di un Ring, è facile constatare come, parallelamente alla rete costituita dalle linkature effettuate dai motori di ricerca o derivante dalla pratica dello “scambio di link” (il famoso “related link” o, in alternativa “i miei links preferiti”) si venga costruendo una rete in qualche modo molto più “razionalizzata”, ed “organizzata”.

Nella Home Page del Web Ring troviamo scritto che si tratta di un modo di navigare il Web che ci evita le lunghissime liste di links forniteci in genere dai motori di ricerca e tra i quali, con grande spreco di tempo e fatica, dobbiamo riuscire pazientemente a trovare ciò che stiamo cercando. Utilizzando i Rings, invece, tutto è più semplice: basta entrare in quelli che hanno per tema l’oggetto della nostra ricerca (o un altro analogo) e il gioco è fatto. La nostra “battuta di caccia” sul Web non sarà certamente infruttuosa.

Tutto ciò è sicuramente vero, come sono vere le motivazioni che spingono ad una offerta sempre maggiore di servizi personalizzati.

Forse però è possibile andare un pò più in profondità, nell’analisi del significato di questi fenomeni e non accontentarsi di risposte “di primo livello”.

Il nodo e l’anello

Con il WebRing, ci troviamo in una rete fatta di anelli. Alla metafora del “nodo”, diventataci ormai familiare, si aggiunge dunque quella dell'”anello”.

La valenza simbolica dell’anello è molto forte: l’anello sottolinea il “legame”, l'”associazione”, la “comunità”. È un cerchio chiuso, in opposizione alla spirale. È anche un “mezzo di riconoscimento”. Chi porta quel determinato anello fa parte di quel determinato gruppo o clan. L’anello sottolinea l’omogeneità contrapposta alla differenza. La chiusura contrapposta all’apertura (rizomatica?).

L’anello, in qualche modo, rappresenta “l’eterno ritorno dell’eguale.”

Si tratta dunque di qualcosa di negativo, allora? Prima di rispondere, lasciamo da parte, per osservare questi fenomeni, la nostra lente di ingrandimento, e cambiamo punto di osservazione per prendere un attimo le distanze, osservando il contesto più generale del “dove va la Rete?”

Globalizzazione totale e salvaguardia delle differenze

Pierre Lévy e De Kerchove, nell’intervista a due voci realizzata da MediaMente, approfondendo i concetti di “intelligenza collettiva” (Lévy) e di “Intelligenza connettiva” (De Kerchove), teorizzano, a proposito dello spazio, la costruzione di “un’umanità sempre più vicina a se stessa”.

Un sistema di comunicazione modifica, dice ancora Lévy, il nostro ambiente di “prossimità”, ed il rapporto con le dimensioni spazio-temporali è stato profondamente rivoluzionato dall’avvento della Rete.

Dai segnali che si colgono in giro, tutto lascia immaginare che questo processo di cui parla Lévy sia ancora ben lontano dal poter essere considerato compiuto.

Vittorio Pasteris infatti, in Internet Summit 1998 ci riferisce di una Internet sempre più tesa alla globalizzazione totale, e nella quale già si pensa (vedi le proposte di Vinton Cerf) ad un “pensare fuori dalla Terra” incarnato da quel progetto interplanetario della NASA secondo il quale non è fantascientifico ipotizzare che tra qualche tempo potremo connetterci anche con Marte ed altri pianeti.

Ma la globalizzazione, la marea di informazioni esistenti in rete, se da un lato rappresentano la possibilità di poter concretamente usufruire di una ricchezza di risorse intellettuali quale mai prima l’umanità ha sperimentato, determinano anche la paura del rischio della “invisibilità”: se siamo in tanti, se sembriamo tutti uguali, nessuno mi vedrà ed essere invisibili equivale a non esistere. Questo può valere sia a livello di individuo che di gruppi. In gioco c’e’ il senso della identità individuale e collettiva.

L’ omogeneizzazione facilita ma rischia anche di portare alla perdita delle identità, delle differenze culturali (pensiamo, ad esempio, alla questione della lingua, considerando la presenza a tutt’oggi dominante, in rete, della lingua inglese), all’appiattimento.

Se alla “personalizzazione di massa” ed alla crescita esponenziale dei Rings aggiungiamo anche che, tranne i motori di ricerca come Alta Vista, Yahoo, Lykos etc., i più o meno nuovi motori di ricerca nazionali pongono come requisito indispensabile, per chi voglia aggiungere un sito nel loro data base, che il sito sia scritto nella lingua di quella nazione (francese, ad esempio, per Nomade.fr, italiano per Virgilio.it e cosi’ via), possiamo intravvedere, dietro tutto questo, oltre che una delle tante modalità con cui il Kaos della rete si auto-organizza diventando Kosmo, anche una sorta di barriere protettive della propria individualità.

Ecco allora che fenomeni come quelli che abbiamo descritto, se guardati, oltre che con gli occhiali delle implicazioni tecnologiche, o economiche, o politiche (“occhiali”, questi, tutti validissimi e che ci forniscono una miniera di informazioni) anche con quelli che in qualche modo potremmo chiamare della psico-sociologia possono venir letti come “segni” di come, di fronte al rischio della perdità di identità, il popolo della Rete generi i propri anticorpi.

Come sempre, si tratterà di vedere se tra le tante ed a volte contrapposte spinte presenti in Rete (la omologazione e l’omogeneizzazione da una parte vs. polverizzazione in miriadi di microcosmi chiusi al dialogo con l’Altro; la tendenza all’aggregazione vs. tendenza alla diaspora) sia possibile un equilibrio senza che alcune di esse prendano il sopravvento sulle altre.

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