Se ne è parlato molto della tecnologia applicata al cinema, una tecnologia che avrebbe potuto far rivivere attori ormai scomparsi e farli diventare eroi in nuovi film digitali.
Una tecnologia che ha trovato spazio al MIT, dove un gruppo di ricercatori ha ridato una “vita digitale” a vecchie star scomparse da tempo.
Il tutto grazie a una combinazione tra tecnica videografica e intelligenza artificiale.
In questo modo il gruppo del MIT ha dato la voce a diverse star ormai morte e pure in diverse lingue, partendo da brevi immagini video di celebrità che parlano o addirittura cantano.
Con queste immagini i ricercatori hanno messo a punto un programma che permette di scoprire e di studiare come una persona articola le parole.
Una volta appurato questo e registrata e filtrata la forma della bocca e i segmenti di suono (i cosiddetti fonemi) mentre la persona parla, il sistema registra in digitale la forma e il movimento della bocca e l’adatta a qualsiasi canzone o frase.
Secondo gli stessi ricercatori del MIT, questa tecnologia è superiore a qualsiasi altra tecnica di animazione facciale, vista la netta superiorità nel leggere i dati.
Una tecnica, questa, che i ricercatori vorrebbero mettere a disposizione di sordi e muti e anche per i produttori cinematografici alle prese con il doppiaggio.
Permettetemi però, di esprimere inquietudine.
Molte delle applicazioni del MIT hanno avuto un uso molto discutibile, soprattutto in chiave militare e per i servizi segreti.
Ora, immaginate un video dove si vede Bin Laden dire che è diventato buddista o Greespan che proclama la bancarotta del sistema americano.
Il dubbio si insinuerebbe tra gli spettatori.
Una tecnologia, non ancora perfezionata, che può far dire di tutto a tutti rappresenta un problema.
Ma, permettete la battuta, potrebbe tornare utile al nostro presidente del consiglio: avrebbe l’alibi per poter negare di aver pronunciato gaffe, come quella della superiorità della civiltà occidentale rispetto al mondo islamico.