Ma i maniaci della velocità dei loro computer possono stare tranquilli ancora per un bel pezzo: il limite individuato è comunque più di mille volte superiore alla velocità attuale con la quale vengono oggi scritti i dischi rigidi.
Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Nature, Joachim Stöhr ed i suoi collaboratori della Stanford University hanno “sparato” pacchetti di elettroni contro una superficie magnetica creando impulsi piccolissimi e velocissimi. Poi sono andati a vedere se effettivamente il materiale magnetico era stato registrato con le informazioni trasmesse.
C’è voluto un acceleratore lineare per fare l’esperimento, ma alla fine è stato trovato il muro: gli impulsi più brevi di 2,3 picosecondi (un picosecondo è un milionesimo di milionesimo di secondo) non riuscivano a registrare efficacemente alcuna informazione.
Secondo i calcoli eseguiti successivamente dal gruppo americano, questo significa che la velocità limite di scrittura su un disco magnetico non potrà mai essere superiore ai 435 miliardi di bit al secondo. È ancora fantascienza per i computer attuali, ma è comunque un limite sul quale riflettere, che alla lunga costringerà a trovare nuove forme di immagazzinamento dei dati se vogliamo avere computer sempre più veloci.