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Il governo australiano censura le e-mail di protesta inviate ai soldati sul fronte iracheno

25 Marzo 2003

Il governo australiano censura le e-mail di protesta inviate ai soldati sul fronte iracheno

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Si è discusso molto in questi giorni se far vedere o no le immagini dei marines uccisi e catturati dagli iracheni. È intervenuto lo stesso Rumsfeld, ministro della Difesa americano …

Si è discusso molto in questi giorni se far vedere o no le immagini dei marines uccisi e catturati dagli iracheni. È intervenuto lo stesso Rumsfeld, ministro della Difesa americano per vietare la trasmissione degli interrogatori dei prigionieri americani.
Uno degli obiettivi è di “proteggere” le truppe da queste notizie, per evitare un calo di fiducia nei piani dei superiori: una “protezione” che ha spinto le autorità australiane (anche loro coinvolte nella guerra contro l’Iraq) a chiedere alla popolazione di non inviare messaggi negativi alle truppe attraverso la posta elettronica.

È stato lo stesso Governo a chiederlo ufficialmente, visto l’alto numero di messaggi inviati ai soldati.

Danna Vale, ministro degli ex combattenti ha dichiarato che sono stati inviati più di 6 mila messaggi di posta elettronica e fax a indirizzi creati dal ministero della Difesa per i 2 mila soldati australiani sul fronte di guerra.
La maggior parte dei messaggi è di sostegno ai soldati, ma alcuni sono negativi. Questi ultimi, dice il ministro, sono filtrati e non sono trasmessi ai soldati.

Il ministro, quindi, ha chiesto agli australiani di non inviare e-mail negative ai soldati e di esprimere la loro opposizione alla guerra indirizzando la protesta direttamente al governo del Primo Ministro, John Howard.

“Come il Primo Ministro ha dichiarato in modo chiaro e in più occasioni – ha aggiunto Danna Vale, adducendo la scusa che i soldati obbediscono agli ordini ricevuti – se siete contro la guerra, indirizzatelo a noi”.

Come in molti paesi anche in Australia, dopo la decisione del governo di partecipare attivamente all’attacco unilaterale contro l’Iraq, si sono avute grosse manifestazioni per la pace, anche se un recente sondaggio indica che il sostegno all’intervento armato è passato dal 25 % al 45 % dopo l’inizio della guerra.

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