Un’esperienza unica, calda e difficilmente descrivibile in poche righe. Il campus dell’Università La Sapienza è stato intubato in tensostrutture che hanno creato dei lunghi tunnel stipati di idee, maker e persone d’ogni età.
Immergendosi tra gli stand nell’irrespirabile aria delle migliaia di visitatori che riempivano i tendoni, abbiamo avuto la certezza che la concretezza del fare può raccogliere oltre centomila persone di cui ben più di 15 mila tra bambini e ragazzini d’ogni età. Tanti ne sono passati, paganti.
Per fortuna c’erano anche spazi più ampi e strutture più leggiadre. Al centro del campus abbiamo apprezzato il tentativo di creare un’enorme voliera che consentisse ai droni di volare senza incorrere nelle sanzioni della legge italiana.
Lì ci saremmo aspettati un continuo andirivieni di sciami di droni in perenne decollo, ma la rete a maglie larghe ha giocato dei brutti scherzi agli organizzatori, che le acrobazie le hanno sì fatte, ma spesso nel tentativo di recuperare senza danni i droni impigliatisi, perfino con il prezioso intervento delle lunghe scale dei vigili del fuoco. Peraltro anche di questo si ciba una Maker Faire, una scuola di innovazione fatta di prove ed errori, di stupore e di tentativi, di meraviglie e d’improvvisazione.
Nessuna improvvisazione, invece, in una caratteristica che a nostro parere ha caratterizzato meglio degli anni passati questa edizione: la presenza di eccellenze del mondo tecnologico. Se n’è avuta sensazione già all’evento di apertura che ha visto gli umani di rango, doverosamente intervenuti, accompagnarsi a Walkman, il grande umanoide sviluppato in Italia dall’Istituto Italiano di Tecnologia.
A Walkman è stato affidato il compito di tagliare il nastro dell’inaugurazione. L’emozione è derivata non tanto dalle dimensioni e dalla ben visibile forza intrinseca, quanto dal fatto che all’ordine impartitogli di tagliare il nastro rosso le sue capacità di ragionamento si sono autonomamente attivate per decidere quali fattezze avesse il nastro, dove fosse collocato e come dovesse essere tagliato, per poi effettuare l’azione. Che per la cronaca è andata a buon fine tra meritati applausi e dopo significativi minuti di attesa per dargli il tempo di ragionare. Ragionare, non semplicemente eseguire. Meditate, umani, meditate.
Cibo per meditare sul prossimo futuro anche in un’altra presenza interessante, il cui principale regista è stato Vito Trianni, ricercatore dell’istituto di Scienze e Tecnologie della cognizione del CNR, che ha affascinato il pubblico con gli sciami di robot e la relativa teoria che ad essi si accompagna.
Tante ancora le altre presenze, cui dedicheremo altri post. Stupefacente soprattutto la numerosità dei bambini e delle loro famiglie, a cui a ragione è stata dedicata un’area cospicua dell’intero campus. Eventi di tecnologia, programmazione e scienza di cui anche noi siamo stati attori con uno show per bambini che ha avuto il record di richieste di partecipazione tra gli eventi proposti, continuando a registrare il tutto esaurito con lunghe liste di attesa.
Una grande soddisfazione, una grande lezione di innovazione e di partecipazione. Lasciamo che la creatività degli oltre 600 stand provenienti da tutto il mondo abbia spazio, ancora più grande della grande università. Ce lo meriteremmo, alla Maker Faire del 2016.