Durante Google I/O 2016 sono state elencate le frontiere che Google vuole raggiungere nei prossimi mesi. Prima fra tutti la domotica, così come Apple con HomeKit (del quale abbiamo parlato in Il kit delle case telecomandate).
Tutto ha avuto inizio nel 2014 con l’acquisizione, da parte di Google, di Nest (il termostato intelligente) e ora si parla di Google Home Assistant, il progetto di domotica concorrente anche con Amazon Echo (del quale abbiamo parlato in Interfacce Anno Zero). Così la descrizione canonica:
Google Home è il dispositivo domestico a comandi vocali che permette a te e alla tua famiglia di ottenere risposte da Google, riprodurre musica e gestire le attività di tutti i giorni.
Si compone di un dispositivo total white, con una interfaccia utente ridotta ai minimi termini, o se vogliamo ai minimi comandi vocali.
È un altro buon esempio di IoT (Internet of Things) ben configurato con Google Cast, il sistema che permette di usare il proprio smartphone come telecomando tra tutti i dispositivi di casa quali SmartTV, altri smartphone, tablet, PC, altoparlanti e ora anche Google Home. Come annunciato da Mario Queiroz, Vice President del Product Management di Google, la tecnologia di Google Cast rende possibile dialogare con Google Home in qualsiasi stanza della casa.
Con l’evoluzione di Google Assistant sarà possibile gestire più azioni contemporaneamente. Durante la riproduzione di un brano musicale sarà possibile sistemare la propria rubrica, gli appuntamenti, e continuare a dialogare con Google come mostrato nel divertente video ufficiale.
Un sogno diventa reale
L’altro grande sogno diventato realtà di Google è Daydream. Ad autunno 2016 Google prevede di rilasciare una nuova esperienza di realtà virtuale che supera di gran lunga, almeno a parole, quella di Google Cardboard. Daydream sarà compatibile con i device che ospiteranno il nuovo sistema operativo Android N, in primis i Nexus 6 e gli altri elencati in questa lista.
Durante Google I/O 2016 non sono state mostrare le immagini ufficiali dei dispositivi Daydream. La regia ha insistito maggiormente sul progetto della visiera (molto simile a quella di Samsung Galaxy Gear VR) e sul controller analogico, apparentemente simile a un controller Wii.
Il controller presenta un pulsante fisico che simula il tap (touch) sullo schermo per interagire con gli elementi toccabili nel mondo virtuale. Subito sotto ci sono i pulsanti per le app preferite e Home, che permettono di tornare rapidamente al menu principale dell’app o allo Store. È inoltre ufficiale la notizia che Daydream avrà prestazioni compatibili per accogliere videogiochi realizzabili tramite Unity.
Project Tango è l’evoluzione ancora più promettente nel campo della realtà virtuale, più ambizioso degli HoloLens di Microsoft. Attraverso un sistema composto da una videocamera e sensori di movimento e profondità, diventerà possibile vedere nello schermo un ambiente virtuale che riproponga le tre dimensioni degli spazi, degli ostacoli, dei percorsi coincidenti con quelli reali. In questo video il team di Google spiega nel dettaglio l’ambizioso progetto.
Risulta evidente come Google abbia deciso di investire questi ultimi mesi per raccogliere feedback dagli utenti che hanno acquistato e testato i Cardboard più economici (dei quali abbiamo parlato a lungo in Realtà virtuali cartonate). Allo stesso tempo ha dato via libera agli sviluppatori per creare le prime app per cardboard controllando e studiando l’andamento dei download, le installazioni e i tempi di utilizzo delle app su Google Play Store.
Per Google il mercato della realtà virtuale suona florido e appetibile. Il concetto di interfacce sta cambiando interamente, così come le modalità di interazione. Noi stessi diventiamo i controller e il nostro sguardo, rappresentato da un mirino, sarà il cursore recepito come input utente.