Come forse ricorderete, più di un anno e mezzo fa avevamo da queste pagine parlato di display flessibili. Il tempo di questi dispositivi sembra ormai prossimo e possiamo attenderci in tempi relativamente contenuti l’arrivo di prodotti consumer radicalmente innovativi, grazie a questi display che sono in grado di modificare il concetto stesso di molti oggetti di uso corrente.
Proprio in questi giorni Sony ha finalmente presentato il prototipo di schermo di cui avevamo parlato a suo tempo: uno schermo da 2,5 pollici basato su una tecnologia Oled, poco più spesso di un foglio di carta (0,3 millimetri) e molto flessibile. Un display che si può piegare a metà (probabilmente in un futuro arrotolare) e che (sorpresa) pare sia abbastanza economico da produrre, tanto da non costringere le aziende che lo adotteranno a posizionare i prezzi dei propri prodotti flessibili in maniera troppo rigida per il consumatore.
In realtà le innovazioni dei prodotti esistenti richiederanno un certo tempo; se il display è flessibile, molti altri componenti (almeno per ora) non lo sono, anche se ci si arriverà, probabilmente. A quel punto potremo vedere Pda e cellulari che si portano come un bracciale, televisori che si portano attorno al capo come una fascetta tergisudore (richiedono la presenza di un fidanzato/a compiacente), computer integrati nel materassino balneare o che si richiudono a soffietto. A seconda dei costi di produzione potremo poi salutare concetti radicalmente nuovi, come supporti per le pubblicità murali in grado di digitalizzare le affissioni o di trasmettere pubblicità televisive dai muri della città, senza bisogno di installazione ma con il semplice ricorso a un attacchino e a una pennellata di colla.
In ambito domestico appare interessante, anche se ambizioso, il concetto di adottare la tecnologia dello schermo flessibile alla carta da parati. Potremmo in effetti un domani tappezzare le nostre camerette di economici display a cristalli liquidi, che potrebbero rendere reali quelle applicazioni di realtà virtuale che abbiamo visto in molti film di fantascienza. A seconda dell’umore potremo trasformare le pareti della stanza in un bosco o una spiaggia (in formato statico o dinamico) e rendere realmente immersiva la nostra esperienza di Second Life o World of Warcraft.
Il display potrà poi essere comodamente integrato in tessuti, abiti e magliette per applicazioni personali o pubblicitarie (dando una nuova dimensione alla disciplina dell’assvertising), tessuti d’arredamento (un must il telecomando touchscreen integrato nel tovagliolo, per gestire comodamente la televisione mentre si cena). O montato su supporti adesivi per realizzare videotelefoni da appiccicare a qualsiasi superficie ci venga comoda. La leggerezza e sottigliezza del display flessibile lo rende molto più robusto degli schermi tradizionali, permettendone l’uso in situazioni difficili come nelle applicazioni militari o – in aree d’uso ancora più estreme – in prodotti destinati ai bambini.
Con la pioggia o con il sole, connessi con l’ombrello
Tra le applicazioni più incombenti non possiamo non citare quella dell’ombrello Internet (video), un’idea sviluppata in maniera indipendente da altri ricercatori giapponesi. Questo indispensabile accessorio, presentato in fase sperimentale dagli emeriti Sho Hashimoto e Takashi Matsumoto della Keio University, rappresenta un momento di svolta della razza umana. Riproponendoci dal punto di vista fashion un concetto terribilmente classico e britannico, dal punto di vista tecnologico l’ombrello Pileus è dotato di machina fotografica digitale, Gps, bussola digitale ed è ottimizzato per collegarsi a Google Earth (per la nostra navigazione pedonale) e a Flickr (per condividere le istantanee scattate con l’ombrello).
Al momento il parapioggia visualizza le immagini grazie a un minuscolo proiettore posto all’interno dell’oggetto, che va quindi tenuto aperto anche nelle belle giornate. L’ uso di display flessibili al posto del tessuto impermeabile sarà però in grado di trasformarlo in un bastone digitale del comando, una bacchetta magica del futuro. E sembra proprio naturale che il device del futuro debba essere proprio l’ombrello, un oggetto che si propone come perfettamente ergonomico per l’impiego come cellulare – semplicemente incorporando un microfono nel manico. Presumibile quindi che verso il 2020 l’essere umano medio svolgerà tutte le sue incombenze digitali attraverso ombrelli appositamente configurati – che in stato di riposo potranno venire personalizzati con texture delle marche più prestigiose (ovviamente scaricabili a pagamento).
Ma, questa, perdonatemi se mi sono fatto prendere la mano dall’entusiasmo, è per ora ancora fantascienza. Anche se l’invenzione del display flessibile è un passo avanti, per la realizzazione dell’ombrello telematico realmente impiegabile sul campo si richiedono breakthrough tecnologici di ben altra portata. Sarà infatti imprescindibile lo sviluppo di nuove aree scientifiche molto più complesse di quelle relative al raggiungimento della fusione nucleare controllata o dell’antigravità.
Come abbiamo infatti tutti sperimentato, appare impossibile alla luce delle nostre attuali conoscenze (e escludendo l’intervento provvidenziale di extraterrestri tecnologicamente avanzati) realizzare oggi un ombrello che sia realmente portatile e contemporaneamente in grado di resistere a brezze (anche moderate) senza rovesciarsi come un guanto, lasciandoci imbarazzati e indifesi sotto la pioggia e – nel caso dell’ombrello tecnologico – sparpagliando le proprie interiora elettronichesui marciapiedi circostanti.