A essere onesti, non sono poi tanto convinto che le tecnologie digitali ci abbiano davvero aiutato a risolvere il problema della fretta. Che è poi uno dei grandi problemi dell’umanità contemporanea. Troppe robe da fare, troppo poco tempo. In teoria le nuove tecnologie avrebbero dovuto aiutarci a fare tanto in poco tempo. In realtà nella fase iniziale abbiamo investito un sacco di quel tempo per capire come far funzionare queste benedette tecnologie e per cosa usarle. Ma una volta capito, ci siamo fregati con le nostre stesse mani e nel tempo guadagnato ci abbiamo infilato altre cento attività e quindi ci siamo ritrovati incasinati come prima, se non peggio.
Risultato: siamo di fretta su tutto, è culturalmente trendy-positivo essere affrettati, tanto che escono ricerche che ci ammoniscono che il perfetto rapporto sessuale non deve durare meno di tre minuti ma che se dura più di tredici, annoia. Se fa fatica ad imporsi lo slow food, figuriamoci lo slow sex. Purtroppo, in questi tempi in cui il tempo dedicato ai rapporti umani è tanto compresso, mica tutti hanno il lusso di ritrovarsi con un compagno di letto bello e pronto, puranche frettoloso.
Alcuni fortunati possono ricorrere ai servigi di una wingwoman (una assistente remunerata per aiutarvi a rimorchiare nei bar) – soluzione peraltro francamente di nicchia. Per tutti gli altri single era dunque naturale si arrivasse allo speed dating, quel curioso sistema in cui vi trovate assemblati in un localone con altri single e in un’oretta riuscite a incontrareda 7 a 20 candidati potenziali. Geniale pensiero che fa leva sulla legge dei grandi numeri: se solo una persona su mille può essere papabile, la statistica ci prometterebbe di incontrare un buon candidato in sole 76 ore di speed dating, invece che in anni di uscite serali tradizionali in cui un amico ci presenta l’amica (normalmente pubblicizzata come “una simpatica”) o un cugino (generalmente descritto come ”proprio un personaggio”).
Certo, come alternativa esisteva tutto il campo dell’online dating. Anzi esiste, fattura cifre sbalorditive ed ha ancora un gran potenziale di crescita. Ma ha un difettino: nel tempo della fretta, è ancora troppo lento. All’urlo però di ”convergenza”, anche l’online dating sta approdando al passo concitato dello speed. Prendiamo l’esempio di WooMe, nuovo sito con pochi mesi divita – spalleggiato dal fondatore di Skype. In questo sito, invece di smazzarsi profili e foto (che se va bene sono di dieci anni fa), lo spaiato o la spaiata possono esporsi a gratuiti e fugaci videoincontri in diretta della rigorosa durata di un minuto, in cui o la va o la spacca, all’interno di sessioni in cui ogni utente ne incontra altri cinque che non conosce. E se tra questi frettolosi dater se ne trova uno che interessa, si può scegliere di proseguire, con un po’ più di calma, la conversazione. Pagando un euro per il servizio.
(Un dubbio: ma non interverrà l’autorità garante della concorrenza a regolare lo sleale vantaggio di cui godono i videogamer, già abituati dal gioco a prendere devisioni di vita o di morte in frazioni di secondo?)
Comunque, tanto per essere bastard inside e castrarvi subito gli entusiasmi, vi avviso che al momento di scrivere questo articolo erano iscritte a woome solo 18 femmine italiane (ho controllato per voi) e un 150 maschietti circa. Sullo stesso treno dell’online speed dating stanno saltando altre startup come Camlink o SpeedDate (che, bontà loro, vi concedono tre minuti o più), anche loro lanciate in tutta fretta a sfruttare il magico potenziale delle webcame l’ansia di trovare un nuovo partner senza investirci troppo tempo. Se siamo quindi cuori solitari, spolveriamo la webcam e prepariamo il cronometro: far breccia nel cuore di un nuovo compagno/a di strada sarà affare di secondi.