Il crollo delle dotcom non significa che gli utenti non comprano online

09 Febbraio 2001

Il crollo delle dotcom non significa che gli utenti non comprano online

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Sono tanti i siti di e-commerce che hanno chiuso in questi mesi, costruendo il fenomeno che è stato definito dotcom crash, ma ciò non deve far pensare, per ora, a un fallimento dell'e-commerce come modello di vendita.

Anche i siti che hanno chiuso, potevano contare su un giro di affari consistente, le cifre annuali sulle vendite on line sono molto elevate e in continua crescita, i giganti del commercio elettronico hanno fatturati di centinaia di miliardi. Gli utenti acquistano via Internet e sempre di più, ma non ancora abbastanza per ripagare gli investimenti imprenditoriali.

Per questo alcune aziende sono fallite: hanno comunque speso troppo rispetto alle entrate e sono state danneggiate dai crolli in borsa indotti da una situazione di instabilità e incertezza.

Un recente rapporto di Ernst & Young sottolinea dati abbastanza noti sul numero di utenti-shoppers della Rete e sulla loro continua crescita.

L’indagine ha coperto 12 paesi (Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Israele, Olanda, Sud Africa, Spagna, Svizzera, Inghilterra e USA). Due terzi degli intervistati ha dichiarato di aver comprato on line qualche cosa durante l’anno appena concluso (il 75% in Germania e in Inghilterra e il 74% in USA).

I settori più gettonati sono: abbigliamento, prodotti per la salute e cosmetici, articoli sportivi, fiori e giocattoli.

Gli uomini, conferma anche l’indagine di Ernst & Young, non sono più i protagonisti assoluti del Web, almeno per quanto riguarda lo shopping on line in USA: il 60% sono donne.

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