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Il computer biologico che gioca a scacchi

22 Febbraio 2000

Il computer biologico che gioca a scacchi

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È stato messo a punto negli USA il primo computer biologico in grado di giocare a scacchi: 1024 filamenti di RNA che ragionano

Un gruppo di ricercatori della Princeton University ha realizzato un elaboratore costituito da materiale organico: il suo microprocessore non è una fredda piastrina di silicio a circuiti integrati, ma una provetta contenente 1024 filamenti di RNA, la molecola che traduce le istruzioni del DNA, la doppia elica della vita, e permette la sintesi proteica.

La principale artefice dell’elaboratore biologico costruito a Princeton è la biologa evolutiva Laura Landweber. Ha pubblicato i risultati dei suoi esperimenti su Proceedings of the National Academy of Sciences. “Le molecole di Dna e Rna, che codificano le istruzioni della vita, – ha spiegato – posseggono il vantaggio di immagazzinare molti più dati di quanto non facciano i processori convenzionali. Inoltre, le tecniche biomolecolari di computazione potrebbero essere molto più rapide di quelle tradizionali, perché portano all’estremo il concetto di calcolo parallelo”.

La macchina ha già affrontato con successo una prova di intelligenza scacchistica. I ricercatori l’hanno programmata per risolvere una versione semplificata del “problema del cavallo”: in quante e quali posizioni si possono disporre i cavalli sulla scacchiera affinché non siano possibili attacchi reciproci? Delle 512 possibili soluzioni, la provetta ne ha individuate 43 corrette e una errata. Ci sono ampi margini di progresso: siamo lontani dalla performance del programma Deep Blue II che riuscì a vincere un torneo di scacchi contro l’umano, il campione russo Kasparov.

Stranamente la notizia del computer biologico è passata quasi inosservata. Nell’Internet stesso è difficile trovare altri particolari. Eppure questo prototipo costituisce l’esperimento più ardito della cibernetica, la disciplina che studia le analogie tra macchine ed esseri viventi, i parallelismi tra i processi mentali dell’Uomo e le modalità di funzionamento dei calcolatori.

Che il computer ricalchi il modello operativo del pensiero razionale dell’Uomo è ormai assodato. L’intelligenza umana è però sempre stata simulata grazie a dispositivi artificiali: adesso gli scienziati usano direttamente materiale naturale e vitale per elaborare i dati. È quasi un punto d’incontro tra uomo e macchina. Certamente è uno dei frutti più evoluti e suggestivi della ricerca scientifica interdisciplinare. Dopo la pecora clonata Dolly, il primo essere vivente replicato, si potrà costruire un organismo pensante e magari replicarlo ulteriormente?

L’ingegneria genetica si applica all’informatica e schiude orizzonti misteriosi. Oscar Bettelli http://newk.alma.unibo.it/oscar/arpa/arpa044.htm, importante studioso di intelligenza artificiale, in un lavoro del 1998, illustra i tentativi di costruire computer sempre più assimilabili al comportamento umano: macchine che usano gli algoritmi genetici capaci di apprendere dall’esperienza, o le reti neurali, che si rifanno al funzionamento del sistema nervoso animale ed umano.

In conclusione si chiede: “Potrà mai un calcolatore essere considerato vivo? Costruire una macchina in grado di superare il test dell’evoluzione non presenta alcuna impossibilità, almeno in linea di principio; pensare a robot in grado di costruire sé stessi è indubbiamente legittimo in un’era in cui quasi tutto è costruito da robot. Una macchina del genere potrebbe essere considerata viva? Avrebbe una coscienza? Personalmente ritengo che nessuna macchina costruita o costruibile dall’uomo possa generare il fenomeno della coscienza. Ovviamente la risposta non è definitiva”.

Il computer per ora possiede una sua intelligenza specifica: la formidabile capacità di memoria ne distingue le velocissime prestazioni rispetto alla dinamica cognitiva umana, più limitata in questa funzione ma ben più complessa, ricca e flessibile in tutte le altre. Ma in futuro un elaboratore composto da cromosomi potrebbe emulare il modello intellettivo dell’Uomo?

Schematicamente, il processo con cui si forma il nostro organismo è il seguente: i caratteri ereditari di un individuo sono trasmessi grazie al DNA, che contiene le informazioni genetiche. Queste sono trasportate dalla molecola dell’RNA, che permette la sintesi delle proteine, i mattoni principali del corpo umano.Oggi gli scienziati conoscono la struttura del DNA, sanno come sono codificate al suo interno tutte le informazioni sul patrimonio genetico di un individuo e l’ingegneria genetica permette di modificare e manipolare il patrimonio genetico con esiti sempre più inattesi e sorprendenti.

La nuova tecnologia del processore cromosomico non espone a rischio i consueti microchip in silicio: arricchisce però l’informatica biologica di un esperimento straordinario che rinnova con vigore il dibattito sulla natura dell’intelligenza artificiale e lo ripropone in una chiave inedita se non addirittura ignota.

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