La transizione dell’editoria al digitale si capisce meglio se di tanto in tanto, oltre che ai docenti universitari con grande tempo libero, si dà la parola a quelli che devono guadagnarsi lo stipendio o tenere in piedi una azienda.
Per esempio il comunicato stampa – occhiello: Nuovi modelli di business – pubblicato dal quotidiano inglese Guardian per spiegare la propria nuova edizione digitale australiana:
Il lancio […] illustra le opportunità e le sfide poste a un’industria del quotidiano che attraversa un periodo di rivolgimenti drammatici. […] Il Guardian era il nono quotidiano britannico e in dieci anni è diventato il terzo sito di quotidiano al mondo. Nello stesso periodo, la circolazione cartacea è declinata inesorabilmente e con essa il relativo fatturato pubblicitario. […] La vera sfida rimane resta trovare un modello di business che supporti la transizione al digitale. […] La differenza nei prezzi che gli inserzionisti sono disposti a pagare su stampa, televisione e online semplicemente non ha senso quando questi formati si fondono. […] Il punto centrale della nostra strategia è investire sulla crescita del nostro pubblico (inteso come i lettori) e del nostro fatturato digitale, mentre ottimizziamo il contributo del quotidiano in termini di formula e prezzo e, cruciale, regoliamo i nostri costi a un livello sostenibile nel lungo termine.
La sintesi spinta non rende giustizia alla lucidità e alla franchezza della comunicazione, lontana dalla comunicazione istituzionale classica fino quasi alla spietatezza, dove si ammettono la fortuna di basarsi sull’appoggio finanziario di Scott Trust e la condizione di chi si trova nel secondo anno di un piano di cinque volto a ridurre i costi di 25 milioni di sterline.
Gli elementi fondamentali del quadro tuttavia sono chiari: tendenza inevitabile, opportunità da esplorare e perseguire con coraggio e decisione, consapevolezza degli squilibri dovuti alla transizione, ricerca della sostenibilità e nel contempo strategia di crescita.
Un kit ideale da consegnare nelle mani di certi editori quotidiani che vedono solo la gallery piccante/morbosa, il taglio selvaggio e l’investimento zero. Con l’obiettivo, Winston Churchill docet, che il coccodrillo li mangi per ultimi.