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Il blog attivista che spia i colloqui di lavoro

28 Dicembre 2006

Il blog attivista che spia i colloqui di lavoro

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Un gruppo di blogger spagnoli lava in pubblico i panni sporchi delle aziende. Una declinazione ai limiti della legge delle virtù della "persona dell'anno"

Torniamo a parlare di Spagna, e di blog. Questa volta non per segnalare una operazione di Guerilla Marketing con effetto boomerang (ma non sbagliano solo in Spagna, anche Sony ha preso recentemente una bella facciata). Si tratta oggi di presentare un buon esempio di come i blog e più in generale Internet possono servire a tutti noi per far sentire la nostra voce. Per influenzare lo sviluppo della società e del mondo che ci sta intorno.

Parliamo del blog messo in piedi dal Comando Precario, un gruppo di giovani imbufaliti dalle proprie esperienze nel mercato del lavoro. Stanchi di sopportare umiliazioni, di subire manovre palesemente illegali, di essere sottoposti a pratiche vessatorie per accettare lavori sotto il salario minimo, in nero, con una varietà di abusi e umiliazioni incorporate. E così il Commando ha deciso di passare all’autodifesa – in una forma probabilmente altamente illegale ma molto interessante. E potenzialmente efficace. Hanno iniziato ad andare in giro dotati di videocamere e di registratori Mp3. E ogni volta che si sono trovati di fronte a colloqui di lavoro col trappolone (tipo: «Metterti in regola? La Seguridad Social? Ma se quelle cose lì non servono a niente») hanno pensato bene di pubblicare il video e la notizia. Invitando il mondo a fare altrettanto.

Così i guerriglieri del lavoro dignitoso si sono mobilitati, videoregistrando colloqui ben oltre il limite della legalità e postandoli su YouTube. Pubblicando relazioni e foto di eclatanti violazioni della sicurezza, mostrando come nei cantieri di Madrid rottami contenenti amianto (cancerogeno) vengono trattati in dispregio di qualsiasi legge o norma del buon senso. E su questa base, gli animatori del Comando hanno fatto partire denuncie agli organi competenti e continuano a invitare il popolo a smettere di subire e tacere, di alzare la testa e usare la Rete per denunciare. Con un certo successo, tanto che ne hanno parlato anche i telegiornali in prime time.

È chiaro che è difficile immaginare il futuro di una iniziativa del genere, così come è difficile dire se troverà imitatori in tutto il mondo e diventerà un formidabile strumento di pressione per una società più equa, per una maggiore responsabilità di aziende, enti pubblici, personale di vendita e di attenzione al cliente. O, se come molte buone idee potenziali, sfiorirà e tutto ritornerà come prima. Ma l’idea è buona ed è un ottimo esempio di quel trend di protagonismo dei piccoli, insignificanti uomini che Internet ha reso possibile.

Un trend tanto chiaro e irreversibile da portare la rivista Time a dichiarare “persona dell’anno”… proprio tu. Lo sapete, l’avete già letto: per una volta non si tratta di uno statista, uno scienziato o un personaggio famoso. Siamo io e te. E miliardi di altri come noi che con Internet fanno cultura, si parlano, decidono come comprare e passare il tempo libero, si passano informazioni, lavorano per costruire cose di valore, per far pressione su aziende e governi. Per fare informazione di prima mano e rilanciarla (una informazione spesso oscura, spesso travolgente, spesso totalmente falsa, spesso scandalosamente vera) attraverso blog, podcast, siti.

Tutti attenti quindi. Miliardi di persone come me e te stanno usando Internet per costringere gente come me e te a rigare più dritto. Uno scenario inquietante da un certo punto di vista, di controllo delle masse – spesso come sappiamo umorali e irrazionali, pronte a sposare cause sbagliate o a seguire leader demagogici e populisti. E pronte a criticare quanti lo fanno, in una controreazione equilibratrice della società e della Rete. Sono sicuramente tempi interessanti, tempi in cui possiamo forse vedere la possibilità di realizzazione dell’utopia che gridava power to the people. Con tutto il fascino, le opportunità e i rischi delle utopie quando d’improvviso iniziano a trasformarsi in un qualcosa di tangibile.

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