Visto da vicino, nella sua architettonica perfezione, sembra quasi impossibile che sotto il cupolone, accanto al fonte battesimale, qualcuno si sia divertito ad inventare strani effetti sonori. Eppure il Battistero – insieme alla Torre pendente, al Duomo e al Camposanto monumentale – gioiello di Piazza dei Miracoli, nasconde un segreto scoperto dopo quasi mille anni grazie ai computer.
Il monumento, iniziato a costruire durante la metà del XII secolo, è uno strumento musicale naturale, che può essere fatto vibrare come una canna d’organo per il più incredibile dei concerti.
E così, grazie all’informatica, il 24 giugno del 2000, nel giorno di San Giovanni Battista, quando da ormai nove secoli un raggio di luce trafigge una piccola finestra scavata nel marmo e illumina la statua del santo davanti al fonte battesimale, il monumento emetterà strane melodie, magici accordi e infiniti arpeggi per una sinfonia che trasformerà la piazza intitolata ai prodigi in un enorme palcoscenico.
Sarà salutato così il Terzo Millennio dai pisani che, probabilmente, per la stessa data avranno anche la fortuna di avere la Torre libera da ancoraggi e “bretelle” e ormai perfettamente guarita.
Il concerto per “Battistero e orchestra elettronica” sarà il culmine di un progetto artistico e scientifico, chiamato “23 gradi e mezzo”. Lo hanno elaborato Leonello Tarabella, responsabile del Laboratorio di informatica musicale del Cnuce-Cnr e docente alla facoltà di Informatica e monsignor Silvano Burgalassi, docente universitario, sociologo e studioso dei segreti della Piazza dei Miracoli.
Ma perché trasformare il Battistero in uno strumento musicale? “Perché il monumento ha un’acustica ambientale unica nel suo genere – spiega il professor Tarabella -. Già oggi è possibile ascoltare echi e riverberi di grande suggestione e le guide si divertono a stupire i turisti con gorgheggi e battiti di mani. Il Battistero, insomma, si comporta come un particolare dispositivo di accumulo di suoni che trasforma un arpeggio in accordo e i bisbigli sono amplificati nei punti opposti dai quali sono generati.
Utilizzando apparecchiature informatiche è possibile potenziare queste qualità. Il nostro progetto non considera il Battistero solo come un luogo ricco di suggestioni astronomiche e spirituali dove eseguire un concerto, ma un vero e proprio strumento per eseguire una composizione scritta ad hoc. Come una corda tesa diventa liuto, chitarra, violino o pianoforte, o un semplice tubo flauto o canna d’organo, così il Battistero vibrerà in mille modi diversi, regalandoci suoni originali”.
La prima fase del progetto, la più complicata, sarà dedicata allo studio dell’acustica. Con l’impiego delle tecnologie digitali, come gli analizzatori di spettro acustico, l’équipe del professor Tarabella misurerà la eco, la risonanza e i bisbigli riflessi dalle architetture. I suoni saranno registrati e poi analizzati in laboratorio dai computer.
“Le tecnologie elettroacustiche sono un supporto vitale per il progetto – spiegano ancora Tarabella e Burgalassi -. In un primo momento avvieremo un’indagine sulle caratteristiche acustiche dell’interno del Battistero. Analizzeremo i suoni considerando più parametri come l’altezza di emissione e le diverse angolazioni. Da questi dati sarà elaborato un modello matematico, un algoritmo, che assimili il Battistero a una cassa di risonanza con caratteristiche acustiche precise. Quasi sicuramente saranno riscontrate variazioni di comportamento acustico dovute non soltanto alla posizione dell’emittente, ma al clima, all’ora, alle condizioni meteorologiche e al numero delle persone presenti all’interno del monumento. In questo modo cercheremo di studiare tutte le possibili variazioni cromatiche per dare vita a un concerto utilizzando tutte le risonanze”.
È probabilmente questa la fase più complicata del progetto. I computer e gli analizzatori di onda dovranno dare ai ricercatori risposte certe sul “comportamento musicale” del monumento: “Solo allora sarà possibile comporre il brano che sarà eseguito durante il concerto – sottolinea Tarabella -. Non si tratta, infatti, di diffondere musica in un ambiente, ma di usare l’ambiente stesso per generare musica. Insomma, le varie fasi di indagine e di composizione vanno pensate come un continuo susseguirsi di nuove conoscenze fino all’evento finale. Sostanzialmente il progetto si divide in tre fasi: 1) analisi geometrica ed acustica del Battistero 2) Composizione musicale 3) Esecuzione inaugurale”.
Si parlava della creazione di un algoritmo capace di simulare al computer le capacità acustiche del monumento. Registrazioni digitali con l’impiego di nuove tecnologie come il Dat (Digital Audio Tape) creeranno modelli matematici non solo dell’intero “sistema-Battistero”, ma anche degli angoli più nascosti, delle architetture romaniche e gotiche (Piazza dei Miracoli è un mix di stili) che hanno comportamenti diversi se accarezzate da un suono. I dati saranno infine analizzati nel laboratorio del Cnuce-Cnr di Pisa, tempio dell’hi-tech italiano (a Pisa è nato nel 1961 il primo computer europeo e la prima facoltà di Informatica in Italia) che elaboreranno il pentagramma virtuale sul quale il professor Taraballa e i suoi assistenti scriveranno la musica.
A suonare, o meglio a far suonare il Battistero, saranno apparecchiature elettroniche. I ricercatori le nasconderanno tra le architetture e resteranno invisibili: quindi l’orchestra virtuale diventerà stabile e il concerto potrà essere ripetuto, con variazioni sul tema.
Eppure quando fu costruito, il Battistero, forse, non aveva un’anima musicale: “La parte centrale della cupola era probabilmente aperta per raccogliere l’acqua piovana nel fonte battesimale – dice il professor Silvano Burgalassi -. In seguito fu edificata la cupola. La nuova costruzione creò una nuova configurazione volumetrica che generò gli attuali riverberi ed echi”. Furono gli architetti a creare – come molti studiosi ritengono – la musicalità del monumento, oppure fu tutto un gioco del destino? L’enigma rimane, affascinante e misterioso e non è escluso che possa essere risolto grazie agli studi del Cnr.
Ma se la costruzione del Battistero resta un giallo architettonico, la lettura esoterica di Piazza dei Miracoli, con i suoi simboli e le sue analogie cosmiche, ha ormai prove sicure. Così allo “strumento-Battistero”, si sovrappone il fascino della “Piazza-orologio”. Secondo il professor Silvano Burgalassi, che ha descritto i suoi studi in un libro (Pisa e il computo del tempo) scritto insieme al collega Alberto Zampieri, Piazza dei Miracoli è una clessidra cosmica perché il sole, battendo in precisi punti della piazza, scandisce il ritmo della vita e delle stagioni.
“L’asse Duomo-Battistero è perfettamente allineato con i punti cardinali Est-Ovest – spiega Burgalassi – e quindi la facciata del Duomo, ad angolo retto con questo asse, è in linea con l’asse Nord-Sud. In altre parole a mezzogiorno di qualunque stagione dell’anno, l’ombra del Duomo verso il Cimitero monumentale è in linea con la facciata della basilica stessa, cioè la facciata non fa alcun’ombra”.
Secondo Il professor Burgalassi, la Torre pendente è spostata dall’asse Est-Ovest rispetto alla cupola del Duomo di circa 23 gradi e mezzo (da qui il nome del progetto) e, con grande probabilità, indica il punto del sorgere del sole al solstizio d’inverno, quattro giorni prima di Natale.
Insomma, la piazza del Duomo di Pisa si prestava “magnificamente – come scrive nel libro Burgalassi – a fungere da orologio e calendario cosmico dando a questi termini un significato più esteso di quello di misurazione del mezzogiorno locale o di qualche altra ora significativa. Nell’antichità, dunque, la piazza serviva a misurare tutti i tempi esistenziali: l’inizio dell’anno pisano (25 marzo), l’entrata del Sole nelle singole costellazioni, i vari tempi sacri.
“Inoltre tutte le tappe fondamentali della vita – scrive ancora Burgalassi – (nascita, vita quotidiana, malattia, morte) vi erano debitamente e simbolicamente scandite”.
Ma per quale motivo Piazza dei Miracoli fu costruita, nei secoli, seguendo analogie cosmiche? Secondo lo studio non è un’anomalia storica. Anche a Pisa avvenne quello che civiltà di tutti i tempi e tutti i luoghi hanno sempre realizzato: “Orologi e calendari naturali basati sulla posizione giornaliera e annuale del sole e della luna. In Egitto la semplice meridiana diventa Piramide e a Stonehenge i monoliti sono lo specchio sulla terra di cosa accade in cielo”.
Torniamo al concerto. Nel giorno di San Giovanni Battista del 2000 non ci sarà soltanto musica, ma anche arte digitale. Marco Cardini, artista multimediale, sta collaborando al progetto per unire il suono alle immagini, la scenografia ai tesori dell’architettura. Così, quando il Battistero vibrerà come un organo, immagini fantasmatiche saranno proiettate sulle pareti. Effetti di luce si confonderanno con le vetrate, le statue, le antiche strutture.
Non immaginate, poi, un concerto tradizionale con le stesse note che testimoniarono il genio di Bach, Mozart e Beethoven. “No, il materiale acustico di base sarà plasmato da suoni sintetici generati dal computer – sottolinea Taraballa -. Ascolteremo effetti di acqua, echi, risonanze”.
Non mancherà la musica più tradizionale anche se analizzata, scomposta e, notizia nella notizia, saranno eseguiti frammenti di una composizione di Vincenzo Galilei, padre di Galileo. Si tratta di una canzone, struggente nella sua bellezza, che Vincenzo scrisse nel periodo pisano. Infine anche l’antica matematica sarà trasformata in musica. I calcoli del matematico pisano del Duecento, Fibonacci, saranno analizzati dai computer e i computer li trasformeranno in note. Poi il Battistero vibrerà come uno strumento.