Finalmente è arrivato. Tutti lo sapevano ma nessuno ci credeva fino in fondo, si tratta del portatile a basso costo di Apple, a lungo rumoreggiato e conosciuto con il nome in codice di P1 e solo mercoledi 21 luglio ufficialmente presentato come iBook da uno Steve Jobs che ha letteralmente ammutolito la folla del MacWorld Expo di New York.
“Nella nostra product strategy – ha detto l’iCEO Steve Jobs – chiamiamo con “i”i Macintosh di fascia consumer e con “Power”i Macintosh di fascia professionale. Così, se come vi è un iMac, vi è anche un PowerMacintosh, come vi è un PowerBook, deve anche esservi un iBook”. Ma il pubblico è rimasto soprattutto – e una volta di più – affascinato dal design di questa nuova macchina, destinata prevalentemente all’ambito scolastico (americano, aggiungiamo noi): plastiche traslucide, colori sgargianti (due per ora: tangerine – mandarino- e blueberry – mirtillo), curve accattivanti.
“Abbiamo chiesto ai nostri clienti del mercato educational e consumer – ha continuato Jobs – cosa desiderassero in un computer portatile. Ci hanno risposto che volevano un iMac to Go”. E infatti iBook si configura come un vero e proprio “iMac da passeggio”(iMac to Go) o in ogni modo da portare in giro, grazie anche alla resistente ed elegante maniglia che si trova sul lato posteriore e che lo trasforma in una futuristica valigetta (o borsetta per le ragazze!). Non bisogna però farsi troppo prendere da questo look “da giocattolone”a cui ormai il nostro Steve ci ha abituati per i Macintosh.
Sotto questo design elegante si trovano caratteristiche di tutto rispetto:
- Processore PowerPC G3@300Mhz;
- 512k di cache di secondo livello;
- batteria dalla durata di 6 ore, grazie ad una nuova tecnologia ai polimeri;
- Scheda video ATI Rage Mobililty AGP 2x;
- 10/100 Ethernet e modem interno 56k;
- 1 porta USB
Il tutto con uno schermo 12 pollici a matrice attiva.
Lo show (perché ormai il MacWorld è diventato un vero e proprio spettacolo) continua con Steve che decide di collegarsi ad Internet e di caricare la pagina di Apple dal suo iBook, appoggiato su di un tavolo. Poi, con molta nonchalance e disinvoltura, chiedendo al cameraman di venire con la telecamera un po’ più sotto la luce, di modo che si possa inquadrare meglio la schermata, si sposta in mezzo al palco mantenendosi collegato alla Rete e senza fili. La folla dello Jacob Javitz Center esplode tra risate, applausi, stupore e approvazione.
Come se non bastasse, Steve Jobs prende un cerchio da hula-op e alla stessa maniera con cui i maghi del circo vi facevano scorrere dentro la donna in ipnosi, fluttuante e disposta orizzontalmente a mezz’aria – per dimostrare che non vi era inganno – anche lui vi fa passare iBook, per dare prova della nuova tecnologia Wireless (senza fili). Viene così introdotto AirPort, un nuovo sistema di comunicazione senza fili, ma diverso dagli infrarossi. Nato da una partnership con Lucent Technologies, una società specializzata in questo campo, AirPort permette una trasmissione di dati attraverso frequenze radio.
Si tratta di una trovata a dir poco geniale: infatti mentre la comunicazione con i raggi infrarossi richiede necessariamente uno spazio libero da ostacoli tra il trasmettitore e il ricevente, le onde radio possono attraversare facilmente oggetti solidi come i muri, senza subire malfunzionamenti di alcuna sorta.
Da un punto di vista più strettamente tecnico, AirPort è composto da:
- una scheda AirPort Card da inserire all’interno di iBook (sotto la tastiera) dal prezzo di 99$
- una AirPort Base Station, il dock per ricevere, dotato di un modem interno 56k, di una porta Ethernet, dalla forma simile ad un disco volante e dal costo di 299$
- due antenne, di serie in ogni iBook, che si trovano nascoste ai lati del monitor
Inoltre la velocità è impressionante per un sistema di trasmissione wireless (11Mbit, quasi quanto il bus USB) ed anche la distanza massima di funzionamento non scherza (150 piedi. 1 piede = 30 cm, quindi 45 metri circa).
Per dare prova della stabilità della trasmissione, Phil Shiller, la consueta “spalla”di Jobs, durante i MacWorld Expo si è letteralmente “lanciato”da un trampolino alto 7,5 m (su di un materasso chiaramente) stringendo tra le mani un iBook, anch’esso collegato. Ancora risate, applausi e tanto entusiasmo. Il Keynote si è concluso con Steve Jobs che ha chiesto un po’ di luci in sala, per poi far alzare in piedi i numerosi dipendenti Apple, seduti anonimamente tra la folla, che hanno sfoderato tutti un iBook, chi di un colore chi di un altro, gelosamente nascosto fino ad allora.
Che oramai Apple sia lontana dai giorni dei conti in rosso è evidente a tutti. Con iBook è stata portata a compimento la product strategy voluta da Steve Jobs, volta a ristrutturare il disorganizzato parco macchine di casa Apple. Infatti con il portatile consumer viene riempita la quarta casellina di quello schema più volte proiettato sullo schermo dei MacWorld Expo, composto da iMac, dai G3 Yosemite, dai PowerBook Lombard e ora, appunto, da iBook.