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IBM va all’attacco di Microsoft

16 Luglio 2001

IBM va all’attacco di Microsoft

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Big Blue ha rotto gli indugi e ha dichiarato guerra alla società di Bill Gates. Nel mirino la strategia ".Net" di Microsoft, definita arrogante

“Secondo noi il modello proprietario non è più sostenibile. Con l’avvento di Internet, il mondo è cambiato irrevocabilmente, e l’approccio uni-piattaforma di Microsoft non potrà funzionare.” Questa la secca presa posizione espressa pubblicamente dai dirigenti IBM nel corso di Linux Expo 2001 svoltosi recentemente a Londra. Dichiarazioni che arrivano a fronte del gran battage avviato da Gates & soci per il lancio della strategia “.Net”. Un’iniziativa che IBM non esita a definire “arrogante”, come ennesimo tentativo di imporre agli standard aperti del Web un formato proprietario stile Windows. Con la doverosa conclusione affidata ad Andy Hoiles, business manager IBM per l’unità Linux: “Qualche anno fa abbiamo mostrato la stessa arroganza, e siamo precipitati sull’orlo del fallimento. L’esperienza insegna”. Difficile credere che simili avvisi possano impensierire il gigante di Redmond. Tuttavia, rimangono elementi significativi che garantiscono all’open source di rimanere sotto i riflettori. Insieme ad una serie di importanti notizie in arrivo dalle varie società del giro Linux.

MontaVista Software, che produce software Linux per dispositivi non-Pc, ha appena firmato un contratto con Toshiba ed Ericsson quali maggiori partner commerciali. Si tratta del rampante mercato dei sistemi “embedded”, impiegati negli usi più disparati, dagli ascensori ai sistemi radar ai videoregistratori. Un settore promettente ma in cui operano parecchi contendenti, ora alle prese con la netta riduzione degli investimenti high-tech (e open source in particolare). Non a caso mesi addietro LynuxWorks e Lineo erano state costrette a ritirare le procedure già avviate per l’ingresso in borsa. Mentre a maggio la stessa MontaVista aveva ridotto il personale di un buon 20 per cento, fino a raggiungere una forza-lavoro di 140 dipendenti. L’attuale infusione di contante riporta quindi nuova linfa alla società, che prevede di andare in attivo entro il 2002.

Toshiba utilizzerà il software MontaVista per stampanti, set-top box e televisioni digitali. E Hard Hat Linux, piatto forte di MontaVista, diverrà il sistema operativo standard per i chip Toshiba TX39 e TX49. Dal canto suo, la divisione norvegese di Ericsson ricorrerà a particolari strumenti di programmazione messi a punto dallo staff di MontaVista, avendo già commissionato a Red Hat lo sviluppo del software per telefoni con monitor.
Anche Lineo ha messo a segno buoni successi. Prima un contratto con Sharp per l’utilizzo del sistema open source nei prossimi computer palmari della serie Zaurus. Ora la partnership raggiunta con Applied Data Systems, società che realizza hardware ad hoc per dispositivi dotati di sistemi “embedded” Linux. Il software Embedix di Lineo verrà usato nelle schede della serie Graphics Client Plus System prodotte da Applied Data.

Diverso il tenore delle notizie in arrivo da un nome di spicco, VA Linux. Operando una brusca virata, l’azienda californiana ha smesso di commercializzare hardware, attività per la quale era stata fondata dal 1993 e che era cresciuta fino al punto di quotarla in borsa da quasi due anni. Al contempo verrà licenziato quasi il 35 per cento degli impiegati, oltre 150 persone su un totale di 430. D’ora in poi quindi VA Linux andrà ad infoltire la già nutrita pattuglia di quanti producono software Linux, ponendosi in diretta competizione con i primi della classe quali Red Hat e CollabNet. “Vista la direzione dell’attuale economia, non ha senso solo vendere hardware,” ha spiegato il CEO Larry Augustin. “Avevamo più volte parlato del nostro gran lavoro nell’ambito software, ed è su quello che ci concentreremo d’ora in poi.”

Pur nel restringimento dell’intero mercato Linux, sembra infatti che VA Linux abbia dovuto pagare in maniera salata. Ciò soprattutto per via dell’arrivo dei grossi nomi dell’hardware: Compaq, Dell, Hewlett-Packard e IBM si sono affermati come paladini dell’open source, e le loro macchine hanno subito spopolato. Diversi esperti hanno così visto di buon occhio la nuova scelta operata da VA Linux, il cui business primario sarà dedicato alla vendita di SourceForge OnSite. Un servizio che consente la gestione di progetti collaborativi nello sviluppo di programmi specifici. A ciò vanno aggiunte la consuete opzioni di consulenza e personalizzazioni varie, in particolare rispetto a software Linux per gestione di server remoti e immagazzinamento dati.

A latere di quest’ultima manovra, qualche preoccupazione serpeggia tra la comunità open source rispetto al futuro di Slashdot.org. La quale è parte integrante e prima stella del network Andover.net, acquisito dalla scuderia VA Linux lo scorso anno. I 12 siti del circuito sono stati integrati nel cosiddetto Open Source Development Network. È vero che tipicamente il sito è stato sempre gestito in piena autonomia con una decina di persone (alcuni volontari non pagati), che operano sotto la supervisione quotidiana del fondatore-factotum Rob “Cmdr Taco” Malda. E il direttore del Development Network conferma che “il nostro budget editoriale gode di ottima salute”. In pratica si teme però che, vista la crisi dell’azienda-madre, questa ponga delle pressioni affinché il popolare sito si sforzi a produrre i necessari spiccioli. Abbandonando così, almeno in parte, il caratteristico ruolo di community indipendente e aperta, con discussioni a ruota libera. Avremo quindi una Slashdot commerciale? Editor ed utenti lo escludono; almeno per ora.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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