Detto fuori dai denti, in questo momento l’idea di aprire un nuovo social network sa un po’ di follia. Vero è che, se agli albori della Rete si parlava di First Mover Advantage, dopo pochi anni si già parlava di Second Mover Advantage, ovvero del vantaggio di chi arrivava dopo per imparare dagli errori degli innovatori. È certo comunque che tra Facebook, MySpace, Netlog, ASW, LinkedIn e chi ne ha più ne metta, sembra che la probabilità che ci venga voglia di iscriverci a un Yasn (Yet Another Social Network) siano teoricamente scarsine, considerato l’emergere di chiari sintomi da stanchezza.
Anche in ambito mobile il presidio dei social network “established” si fa sentire, con il lancio di applicazioni su misura, di siti ottimizzati quando non addirittura di terminali telefonici (come quelli di Sony Ericsson) che si configurano come dei veri e propri social phone.
Controcorrente
Se la spinta dei social network, e i per ora vaghi tentativi di monetizzazione, si basa sulla moltiplicazione dei contatti, sull’allargamento oceanico-virale delle nostre amicizie, ha senso ritagliarsi un posizionamento differente e provare un approccio divergente a 180 gradi. Questa è la scommessa di Blinko, una rete sociale per dispositivi mobili made in Italy ma con ambizioni internazionali. Su Blinko non si possono invitare più di 20 amici. Punto. Implorate, pregate, fate quel che volete ma quello è il limite.
Apparentemente un controsenso, considerando che chiunque di noi ha facilmente decine o centinaia di “amici” su Facebook o su MySpace. Ma, questo è il punto, qui si tratta di togliere le virgolette dalla parola amici – e posizionare il servizio come il social network dove tiri dentro solo gli amici veri – con tutte le conseguenze del caso. Senza entrare nei dettagli di che cosa fa e che cosa offre Blinko, vedo uno scenario particolarmente interessante, Blinko come il primo social network autenticamente italiano, rifacendosi alle tradizioni più pure dei Borgia.
Intrighi, congiure di palazzo per entrare nel magico numero dei Venti. Amicizie e alleanze infrante allo scoprire che per me tu non sei nei miei venti migliori. Litigate, amicizie “reali” (ma erano reali amicizie?) che si infrangono su questo scoglio virtuale, fino ad arrivare all’eliminazione fisica (suggerimento di gadget: anello con veleno) per farsi posto nella ventina attraverso la rimozione fisica.
Non per pavidi
Tremo già al pensiero di che cosa succederebbe con certi miei conoscenti, dovessi ammetterli nei magici Venti per poi rimuoverli successivamente, per fare spazio ad amicizie onestamente più importanti, attraenti o biecamente utili. Roba che se ti tolgono il saluto è poco, questi sono sgarri che si possono pagare cari, con tremendi giuramenti di vendetta compiuti in una notte senza luna sotto una quercia spaccata dal fulmine. Sono affronti che si ricordano – e meno male che da un po’ di anni il nostro ordinamento ha abolito il delitto d’onore, sennò qui ci cadremmo in pieno e le attenuanti all’espulso sarebbero umanamente impossibili da negare. Come metterla poi quando un cliente importante ti fa pressioni perché gli trovi un posto nel tuoi happy few? Chi sacrificare, fra le relazioni personali, in nome della salvaguardia di quelli professionali?
Ma potrei, personalmente, pensare anche di mettere all’asta quei venti posti, marciando sfacciatamente sulla mia reputazione da non-guru (tra l’altro la cosa si integrerebbe bene con la possibilità, offerta da Blinko, di aprire dei propri canali di contenuto premium a pagamento per gli utenti, in aggiuta a quelli “free” – al momento largamente centrati sul tema “celebrità, stelline e stellone”). Devo però ammettere che mi ci vorrà del tempo prima che mi ritrovi con questo problema. Se non altro, questa applicazione mi ha costretto a pormi una domanda: chi sono i miei amici veri? E chi sono quelli che comunque più di Facebook non si meritano? In fondo, una riflessione che mi fa piacere qualcuno mi costringa a fare.