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I vecchi in riga

22 Luglio 2015

I vecchi in riga

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Il retrocomputing ha molto senso, esattamente come le auto d’epoca; eletto a strategia, magari professionale, nuoce a tutti.

Sono entusiasta di novità come l’aggiornamento 6.0.2 del sistema operativo di Apple IIGS, classe 1983. Conservo un Sinclair QL degli anni ottanta, un Newton MessagePad 2100 dei novanta e software di ogni età.
Tuttavia fatico a comprendere il languire infinito di Windows XP, il fare notizia della interruzione del supporto e degli aggiornamenti a un software datato 2003, la pervasività polverosa di Internet Explorer che in alcune aziende letteralmente non si può toccare da dieci anni, l’uso incauto di Flash nonostante l’evidenza di cui scrive Andrea Ghirardini:

Forse ci siamo liberati del più becero, schifoso, malscritto, malsupportato e colabrodo software esistente. Non sto parlando di RCS [di Hacking Team] quanto piuttosto di Adobe Flash. Sappiate che esistono oltre 500 allarmi CVE riguardo a questo schifo di sistema. Sembra che gli ultimi 0-day abbiano convinto un po’ di gente che è ora di defenestrare Flash. Chrome e Mozilla hanno fatto uscire nuove versioni che inibiscono il suo uso. HTML5 incorpora tutto quello che serve e quindi Flash riposi in pace.

Le minacce alla sicurezza e il continuo scendere dei costi fanno sì che rimanere appesi a software ammuffito oltre ogni ragionevole dubbio sia una scelta perdente per sé e per la comunità, con un costo complessivo – tra indotto da infezioni di malware e risorse sprecate dalle software house – che eclissa qualsiasi investimento necessario per aggiornare.
HTML5 è standard aperto, condiviso e potente; è ora di adottarlo. L’epoca dei plugin e delle estensioni proprietarie ha perso di senso da decenni e se nessuno può mettere le mani su quel vecchio backend costruito su ActiveX che obbliga a usare Explorer 6, si sappia che non è risparmio, ma inefficienza e anche pesante, che si ripercuote sul fatturato.
Per quanto riguarda il software di sistema, i tempi delle migrazioni traumatiche, degli hardware che diventano inutilizzabili dalla sera alla mattina, sono passati. Windows 10 è compatibile con una quantità enorme di sistemi esistenti; OS X 10.11 El Capitan, in uscita quest’autunno, funziona su sistemi usciti cinque anni fa e oltre (ed è gratis). iOS 9 peserà meno e farà pesare meno le app, che magari si scaricheranno in forma costantemente ottimizzata. Per un iPhone da sedici gigabyte aggiornare sarà una manna, non un timore. Scommetto un centesimo che al prossimo giro lo farà anche Android.
Si cerchino i responsabili delle scelte miopi (tutti promossi per avere sotterrato il talento, non solo nel senso della parabola) che incatenano un’azienda all’improduttività da obsolescenza e li si incarichino di porre rimedio a costo zero o tendente a zero. Dovranno per forza adottare software open source e già questo sarà un miglioramento.
Per il futuro si parta da questa semplice regola: ha senso conservare vecchio software se il suo uso può essere trasferito alla riga di comando. Monumenti di Unix come awk offrono possibilità enormi a un esperto e conservano immutata la propria utilità quando il software di Apple IIGS, che qui consideriamo per comodità coetaneo, vale per curiosità, intrattenimento, archivio storico e niente più.
Il software che non può diventare riga di comando è software che va aggiornato. O levato di mezzo, prima che diventi vero e proprio malware: a spiegare che Flash non aveva più senso ha cominciato Steve Jobs nel 2010. Cinque anni e siamo ancora qui a parlarne, peggio che certe botnet.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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