Alcuni giorni fa John Simpson, uno dei più quotati reporter della BBC, è entrato a Kabul liberata. In un servizio che potete vedere presso il sito della BBC, se avete Real Player, Simpson mostra l’interno di un edificio di Kabul abbandonato in fretta e furia dai talebani in rotta.
Sul pavimento, fra l’accozzaglia di granate, passamontagna e taglierini come quelli usati negli attentati dell’11 settembre, Simpson trova un documento che parla di come costruire un dispositivo termonucleare. Il documento è stampato in bella copia da una stampante ed è in inglese: la telecamera ne fa un dettagliato primo piano.
Si legge questo testo (troncato dall’inquadratura):
THEORY OF OPERATION
The device basically works when the
critical mass.
….
larger thermonuclear reaction,
NOTES
1. Plutonium (PU), atomic number
and is similar in
chemical structure to Uranium
Inquietante, vero? Si parla di massa critica, reazione termonucleare, plutonio e uranio. Dunque, ecco le prove della spietata determinazione e della profonda preparazione tecnologica, messe in atto da questi novelli demoni dell’apocalisse radioattiva.
Peccato che in realtà tutto il testo sia tratto da un documento del 1979 pubblicato dal mitico Journal of Irreproducible Results, una rivista di umorismo per appassionati di scienza e tecnologia, piena di articoli scritti nello stile delle riviste scientifiche serie, ma dai contenuti
totalmente auto ironici. L’articolo s’intitola, giusto per dare l’impronta giusta di serietà, “How to Build an Atom Bomb” (“Come fabbricare una bomba atomica”), e contiene perle come questa:
“Please remember that Plutonium, especially pure, refined Plutonium, is somewhat dangerous. Wash your hands with soap and warm water after handling the material, and don’t allow your children or pets to play in it or eat it. Any left over Plutonium dust is excellent as an insect repellant. You may wish to keep the substance in a lead box if you can find one in your local junk yard, but an old coffee can will do nicely.”
Traduzione:
“Si prega di notare che il plutonio, particolarmente quello puro e raffinato, è per certi versi pericoloso. Lavatevi le mani con acqua calda e sapone dopo aver maneggiato il materiale e non permettete che i vostri figli o animali domestici ci giochino o lo mangino. L’eventuale polvere di plutonio residua è un ottimo repellente per insetti. Vi conviene conservare la sostanza in una scatola di piombo, se ne trovate una presso il vostro ferrivecchi locale, ma va bene anche una vecchia lattina del caffè”.
La spassosa versione integrale dell’articolo, compreso il passaggio incriminato mostrato nel filmato, è a vostra disposizione presso Alternet.
Magari se non vi dilettate di scienza non vi sganascerete dalle risate, ma comunque è chiaro che non ci vuole una laurea in fisica nucleare per capire che il testo è una presa per i fondelli. Ciononostante a quanto pare almeno parte degli aspiranti terroristi studia su materiale di questa levatura. Eh già, perché il bello è che il documento è fittamente annotato, come se qualcuno vi avesse proprio dedicato ingenti risorse mentali per attingerne informazioni serie. Eppure in calce all’articolo ci sono note come questa (visibile nel filmato):
“1. Plutonium (PU), atomic number 94, is a radioactive metallic element formed by the decay of Neptunium and is similar in chemical structure to Uranium, Saturium, Jupiternium, and Marsium.”
Ossia: “1. Il plutonio (PU), numero atomico 94, è un elemento metallico radioattivo formato dal decadimento del nettunio ed è simile, per struttura chimica, all’uranio, al saturnio, al giovio e al marzio”. Se l’umorismo di questo genere vi sfugge, date una ripassatina alla tavola periodica degli elementi e a una mappa del sistema solare.
E il sommario degli articoli dei numeri precedenti è un autentico capolavoro: “Come fare bambini in provetta”, “Come fabbricare un sistema solare”, “Come realizzare una recessione economica”, “Come fabbricare una macchina per l’antigravità”. E via dicendo.
Davvero questi terroristi che ambiscono a distruggere l’Occidente studiano come fabbricare l’atomica attingendo alle riviste satiriche? Possibile che non si accorgano che stanno leggendo un testo ironico? Sono così dannatamente seri e presi dalla loro jihad e a negare ai bambini risate e aquiloni da non capire l’umorismo? In tal caso, ben gli sta. Proprio una risata, come si suol dire, seppellirà i loro folli progetti di sterminio.
Può anche darsi che sia un complicatissimo tentativo di depistaggio: loro vogliono far credere di essere incapaci ma in realtà hanno ben altre informazioni e risorse. Magari erano soltanto pagine stampate dal talebano più cretino della classe. Magari no, e allora dovremmo paracadutare su Kandahar un po’ di copie di Topolino, così i terroristi perderebbero tempo prezioso ad organizzare un attentato contro il supremo simbolo del degenere capitalismo occidentale: il forziere di Paperopoli (che deve essere un obiettivo importante, dato che le mappe degli occidentali non rivelano neppure dove si trova).
Forse troverete fuori luogo la mia ironia di fronte a una tragedia umana come quella che stiamo vivendo. Ma l’umorismo, magari quello meno dilettantesco del mio, è da sempre una delle migliori tecniche di sopravvivenza in circostanze che altrimenti rischierebbero di farci impazzire. È l’unico modo per poter vedere aerei di linea pieni di gente sfracellarsi contro grattacieli pieni di altra gente e poi riuscire lo stesso, un istante dopo, a guardare in faccia i propri figli e regalare loro un sorriso e un abbraccio.
E ci vuole molto umorismo anche per digerire l’epilogo di questa storia: infatti tutta la stampa occidentale, comprese BBC, CNN; e il Times, ha abboccato alla bufala. Viene da chiedersi quanto, di ciò che ci viene raccontato in televisione e nei giornali, corrisponda alla realtà. Preghiamo che questo sia stato soltanto una rara svista giornalistica in circostanze indubbiamente molto difficili. Del resto, ammetto senza imbarazzo che anch’io, quando ho visto il reportage della BBC, l’ho preso per autentico. La fonte era autorevole, perché dubitarne?
Ma l’ironia finale di tutta la faccenda è che ho scoperto l’arcano non grazie al circo multimiliardario dei media, ma grazie a una provvidenziale segnalazione di Alternet.org, un sito non-profit organizzato con quattro soldi da un gruppo di giornalisti indipendenti.
Potere di Internet.