Nel numero di febbraio di Social Trends sono pubblicati alcuni risultati di un’ampia indagine svolta da Eurisko, che l’ha presentata recentemente al pubblico degli operatori. Le informazioni – spiega l’istituto – sono state raccolte con un sistema integrato di indagini che rileva la penetrazione dei new media, esamina lo scenario della relazione con i new media e approfondisce le modalità di acquisizione e fruizione e il livello di soddisfazione con tre rilevazioni settoriali su utenti di personal computer e cd-rom, internet e nuove televisioni (pay-Tv e Tv via satellite analogica e digitale).
Secondo queste ricerche, la situazione finora si presenta così:
La parte verde delle barre in questo grafico rappresenta l’incremento dal novembre 1996 al giugno 1997.
Fonte: Eurisko
Si conferma ciò che tutti possiamo constatare (la larga e crescente diffusione dei telefoni cellulari) e anche una bassa penetrazione, con crescita zero, dalla pay tv
Mi sembra sorprendente, invece, la differenza fra le famiglie che “dicono di avere” un personal computer e quelle che dichiarano di avere un accesso internet. Solo il 5 per cento della famiglie in cui c’è almeno un PC ha una connessione alla rete. Questo conferma che l’arretratezza italiana in internet è dovuta soprattutto a fatti culturali: scarso interesse per la rete così com’è presentata dall’informazione più diffusa, falsa percezione della necessità di dotarsi di attrezzature costose, diffidenze e timori dovuti agli assurdi scandalismi sui rischi e sui contenuti, eccetera.
In questa serie di ricerche è stata anche verificata la “propensione all’acquisto”, cioè l’intenzione dichiarata di dotarsi di nuovi strumenti.
Propensione all’acquisto di new media nelle famiglie italiane (in percentuale)
Parte blu delle barre Attuali –
Parte azzurra delle barre Propensi entro 12 mesi
Fonte: Eurisko
Naturalmente, “fra il dire e il fare” c’è sempre una differenza rilevante; questi dati indicano quali sono le percezioni attuali e le intenzioni dichiarate, non possono e non devono essere lette come “profezie” su quello che sarà il comportamento reale.
Nonostante la già larghissima diffusione dei telefoni cellulari, ci sono ancora spazi di crescita (in buona parte dovuti all’uso personale di cellulari in famiglie in cui qualcuno l’aveva già). Sembra che ci sia un certa curiosità per la televisione satellitare, mentre rimane “tiepido” l’interesse nella pay tv.
Il mercato dei personal computer non è “saturo”, ma sembra che quattro su cinque famiglie interessate ad avere un PC l’abbiano già acquistato. Invece nel caso dell’internet se tutte le “intenzioni” si trasformassero in comportamenti ci potrebbe essere un raddoppio nei prossimi 12 mesi. Ma, come abbiamo visto, per adeguarci a livelli “europei” occorrerebbe una crescita molto più forte.
Stili di comportamento e nuove tecnologie
In questo sistema di indagini sono stati anche verificati valori qualitativi, come l’atteggiamento verso le nuove tecnologie secondo gli “stili” di vita e di comportamento delle persone. L’Eurisko distingue sei “stili tecnologici”, che si collocano in questo schema:
Tre di questi stili sono definiti “gli esclusi”.
I Preoccupati (28 % del totale) esprimono le maggiori resistenze psicologiche e sottolineano più degli altri possibili effetti negativi dell’evoluzione tecnologica sugli individui e sull’organizzazione sociale. È una categoria di età elevata e istruzione tendenzialmente bassa, con una forte componente femminile, in cui la presenza di beni/servizi ad alto contenuto tecnologico è molto inferiore alla media e la propensione ad acquisirli è la più bassa di tutto il campione.
Anche i Sorpassati (24 %) – adulti e maturi di bassa istruzione e reddito elevato – hanno difficoltà di relazione con il mondo dei new media, ma non un atteggiamento di preclusione e di chiusura. Il problema, per questo gruppo, è che la “rivoluzione ” tecnologica richiede energie e mentalità difficili da acquisire in prima persona, cosicché l’information technology – con i suoi vantaggi e le sue promesse – è vissuta come un mondo “a misura delle nuove generazioni” e fuori dalla propria portata.
Gli Incuriositi (19 %) sono giovani, in maggioranza studenti, cui mancano le condizioni economiche e socio-culturali che nei coetanei più “favoriti” promuovono una partecipazione attiva al cambiamento. Così, pur essendo un segmento giovanile, in questo gruppo la presenza di beni/servizi ad alto contenuto tecnologico non è particolarmente elevata, gli orientamenti futuri sono tiepidi e prevale un atteggiamento curioso, ma superficiale.
Gli altri tre “stili tecnologici” sono definiti “inclusi”.
I Cauti (12 %) sono una categoria di buon livello socio-culturale, in una fase centrale e attiva della vita personale e professionale, che sta partecipando al cambiamento ed è consapevole della sua importanza sul piano individuale e sociale. Per dotazioni e competenze i Cauti sono molto vicini ai gruppi più avanzati e attrezzati (Protagonisti ed Entusiasti) ma dimostrano un atteggiamento diverso: disincantato, concreto, lontano da eccessivi entusiasmi, consapevole dei rischi, tiepido rispetto alle promesse, tutte in positivo, dei fautori più accesi.
Lo stile dei Protagonisti (8 %) identifica un gruppo prevalentemente maschile, di età centrale e istruzione e reddito molto elevati, con una forte concentrazione di figure professionali ad alto livello. È un segmento che investe molto sul piano professionale ed è soprattutto in questa logica che si è avvicinato ai new media, vivendone da protagonista l’avvento. Per disponibilità economiche, stile di vita, bisogni professionali è il gruppo più disposto a spendere denaro nell’area dei new media. È interessante osservare che esprime un atteggiamento bilanciato tra valorizzazione delle opportunità (personali e professionali, individuali e sociali) e riconoscimento dei rischi e degli svantaggi.
Gli Entusiasti (10 %) sono giovani e giovani-adulti – più maschi che femmine, di buona condizione socio-economica – che aderiscono con passione alle prospettive di innovazione legate ai new media. Per competenze e dotazioni sono molto simili ai Protagonisti, ma differiscono decisamente per l’atteggiamento debolmente finalizzato e fondamentalmente acritico rispetto all’evoluzione tecnologica: per gli Entusiasti, infatti la motivazione fondamentale d’acquisto e d’uso dei new media è il desiderio stesso di partecipare al cambiamento e la certezza che dallo sviluppo dell’information technology nascerà un mondo migliore per tutti.
Fin qui ho citato, quasi testualmente, le osservazioni dell’istituto che ha svolto le ricerche. Nella lettura di questa analisi occorre tener conto del fatto che gli atteggiamenti sono riferiti alle nuove tecnologie in generale e non specificamente all’internet o ad altre forma di connessione telematica. Spero un giorno di riuscire ad approfondire in modo più specifico gli atteggiamenti e i comportamenti che riguardano la rete.
Naturalmente queste classificazioni non possono essere prese alla lettera, perché non si tratta di “tribù” rigidamente separate e in ogni persona possono coesistere atteggiamenti diversi. Ma alcuni fatti mi sembrano chiari. Quasi un terzo degli italiani ha un atteggiamento “aperto” nei confronti delle tecnologie. Gli altri due terzi hanno freni e diffidenze, ma anche in quelle categorie ci sono molte persone che potrebbero trarre grandi vantaggi dalla comunicazione interattiva; le barriere culturali che le tengono lontane non sono insuperabili. Se così poche persone usano l’internet o pensano di usarla nei prossimi 12 mesi, dobbiamo seriamente chiederci che cosa c’è di sbagliato nel modo in cui finora si è cercato di far conoscere e capire i valori della rete. Continuare su percorsi che si sono rivelati fallimentari (nella diffusione di conoscenze e cultura e anche più specificamente nella formazione) sarebbe imperdonabile. Errare humanum, perseverare diabolicum.
Tratto da Il Mercante in Rete