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I musicisti americani non sono contrari al P2P

11 Maggio 2004

I musicisti americani non sono contrari al P2P

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I principali interessati dalla problematica delle reti peer-to-peer, i musicisti stessi, non sembrano i più preoccupati o i più contrari a questo strumento

Secondo un sondaggio effettuato tra 2.755 artisti dall’istituto Pew Internet & American Life, il 35% degli interrogati non considera i servizi di scambio di file online (peer-to-peer o P2P) come un fenomeno “negativo”. E questo molto semplicemente perché il P2P può aiutare gli autori a farsi conoscere. Per contro il 23% giudica lo scambio di file nocivo e, senza temere la contraddizione, il 35% è d’accordo con entrambe le idee.

Soltanto il 5% pensa che il P2P abbia potuto nuocere alla propria carriera, il 35% ritenere che li abbia aiutati, l’8% pensa di averne beneficiato qualche volta e di esserne stato vittima altre. Il 15%, invece, non ha idea. Il 37%, infine, ritiene che il P2P non abbia cambiato nulla.

Se il 37% considera gli utenti di Kazaa e altre applicazioni di scambio online colpevoli di pirateria, il 21% giudica che non ci sono veri responsabili. E ancora, il 60% pensa che le azioni giudiziarie intraprese dalla RIAA (Recording Industry Association of America) contro i privati non avranno alcun beneficio.

E per concludere, il 67% degli artisti interrogati ritiene che dovrebbe avere il controllo dei propri diritti, pur ammettendo che la legge offre un buon livello di protezione. Ma il 59% riconosce di credere che la legge protegge più “coloro che vendono l’arte”, piuttosto che gli artisti stessi.

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