Il Tribunal de Grande Instance di Parigi, il 26 maggio scorso – in seguito alle numerose denunce depositate da varie organizzazioni sindacali – ha condannato l’associazione Droite Libre (destra libera) per aver bloccato le caselle di posta elettronica dei sindacati ricorrenti, con un invio massiccio di messaggi di posta elettronica.
Droite Libre aveva invitato i propri iscritti a manifestare il proprio malcontento nei confronti degli scioperi indetti per il pubblico impiego – contro la riforma del settore e contro la riforma del sistema delle pensioni – inviando un testo ad una quarantina di indirizzi e-mail di organizzazioni e di dirigenti sindacali.
Lo slogan dell’operazione era: “Loro bloccano la Francia, noi blocchiamo le loro mail!”
I querelanti erano il Sindacato nazionale degli insegnanti di secondo grado (Snes), la Federazione sindacale unitaria (FSU), l’Unione nazionale dei sindacati autonomi (Unsa) e il segretario generale di quest’ultima.
Lo Snes ha denunciato di aver ricevuto, nel giro di una settimana, oltre 50.000 mail. Se si moltiplica questa cifra per la quarantina di indirizzi diffusi da Droite Libre, ne discende che sono state inviate oltre due milioni di e-mail di disturbo.
La Droite Libre – un raggruppamento di aderenti dell’Unione per un movimento popolare (UMP) – è stata condannata alla cessazione della pubblicazione dell’appello alla manifestazione elettronica, a provvedere alla pubblicazione dell’ordinanza di condanna sul proprio sito e a pagare 3.600 euro a titolo di provvisionale per il risarcimento dei danni arrecati, oltre al rimborso di tutte le spese giudiziarie.
L’UMP – che era stata citata a comparire perché il suo logo figurava sul sito di Droite Libre – è stata estromessa dal giudizio, ma ha annunciato di voler a sua volta agire in giudizio contro i propri aderenti troppo turbolenti.
La decisione del tribunale è stata, senza dubbio, rafforzata dal fatto che, contrariamente a quanto dichiarato dal difensore di Droite Libre, l’appello alla manifestazione era ancora accessibile sul sito.
I sindacati hanno naturalmente accolto la decisione del Tribunale con soddisfazione.
Il segretario dello Snes ha così commentato: “Siamo davvero soddisfatti, per molte ragioni. Innanzitutto, perché questa iniziativa costituiva un attentato al diritto d’espressione sindacale e al diritto di sciopero. Inoltre, perché questa condotta poteva creare un pericoloso precedente per la Rete”.
Secondo alcuni commentatori, invece, questa sentenza può costituire un pericoloso precedente suscettibile di limitare la libertà di manifestazione del pensiero su Internet. D’altra parte, però, l’esercizio di questa libertà non deve mai ledere altri diritti altrettanto degni di tutela, quale il libero svolgimento dell’attività sindacale e il diritto di sciopero.