Si è svolta a Berlino, nelle giornate di venerdì 16 e sabato 17 luglio scorsi, Wizards of OS, la prima conferenza tedesca di alto livello specificamente dedicata al movimento Open Source e Free Software. Grazie ad un pool di qualificate presenze sul piano globale e lontano da un approccio solo tecnico, l’evento mirava ad offrire una visione interdisciplinare e complessiva, in grado di dar spazio alle diverse posizioni (sociali, politiche, economiche) insite nel variegato movimento Open Source. Non a caso tra i relatori, oltre ai programmatori “puri”, spiccava la presenza di filosofi, artisti, critici dei media, economisti.
Pur rimanendo di chiaro livello internazionale, la conferenza ha voluto dare vigore alle attività e ai protagonisti in loco, come testimonia la lingua ufficiale scelta (il tedesco), anche se ovviamente molti testi, soprattutto sul Web, restano bilingue e due panel si sono tenuti interamente in inglese.
L’incontro è stata organizzato dal gruppo di attivisti dei media Mikro.org (che dopo eventi mensili in un club berlinese ha dato vita la scorsa estate ad un meeting di “net.radio” di ogni parte del mondo), dal dipartimento di informatica della Humboldt Universität di Berlino e dal Zentrum für Kunst und Medientechnologie di Karlsruhe. In particolare, factotum del tutto è stato Volker Grassmuck, laureato in computer science presso la Humboldt Universität e convinto sostenitore dell’approccio multidisciplinare e globale.
Secondo alcuni addetti ai lavori, “Wizards of OS” – i Maghi dell’OS, dove OS sta sia per Operating System sia per Open Source – indica come in Europa ci si trovi ben avanti rispetto agli Stati Uniti per quanto concerne “la cultura, l’utilizzo e la coscienza dell’Open Source.” Per rimanere in Germania, ad esempio, lo scorso mese la quinta edizione delle Giornate di Linux è stata affollata da 7.000 entusiasti provenienti da tutta Europa, insieme alla presenza di oltre 55 aziende del Free Software europee, mentre diversi programmatori tedeschi sono da tempo centrali allo sviluppo di Apache.
I temi della conferenza
Tra i numerosi argomenti al centro delle tavole rotonde e workshop della conferenza, queste alcune delle questioni calde, che spaziano comunque ben oltre l’evento stesso: Stiamo forse assistendo alla grande svendita di Linux e dell’open source? Può quest’ultimo rappresentare un settore in cui le organizzazioni non-governative possano conquistare spazio laddove il mercato e gli stati hanno fallito? Quale ruolo può giocare il movimento del free software nel consentire maggior accesso all’informazione per i Paesi sottosviluppati?
Importante elemento collaterale di “Wizards of OS” è il relativo sito Web, sofisticato pur se di facile navigazione e leggero, ricco di notizie, foto, streaming audio-video in diretta, resoconti vari (in tedesco) e quant’altro. Un lavoro assai ben fatto e utile, non soltanto per chi non ha potuto seguire l’evento dal vivo. Al riguardo è importante vedere cosa ha dire Geert Lovink, uno dei relatori a Berlino nonché critico culturale in quel di Amsterdam e tra gli animatori della mailing list nettime. Quanto segue è basato sul report che ha fatto rapidamente circolare online.
“Il gruppo di Mikro.org può esser contento: 3-400 persone sono convenute nella tipica sala moderna della Kongressehalle di Berlino, nei pressi della Porta di Brandenburgo.” Così Geert Lovink apre la descrizione della giornata iniziale, venerdì 16 luglio. E prosegue: “L’atmosfera è quella di una conferenza informatica di stampo accademico ma ‘easy going’: pubblico in gran parte maschile, programmatori, sys-op, alcuni computer scientist anziani, insieme alla nuova classe di giovani imprenditori info-tech.”
La prima giornata
La prima giornata, dal tono a volte fin troppo pacato e lontano da certe esagerazioni che circondano parte del movimento Linux, si è aperta con una brillante lecture tenuta da Wolfgang Hagen, esperto locale di storia dell’informatica. Egli ha tracciato rapidamente gli eventi che hanno portato prima alla realizzazione di Whirlwind, computer messo a punto durante la guerra in Corea per conto del Pentagono. Da qui, nel 1954 venne organizzata la prima conferenza per programmatori che diede poi vita al linguaggio di programmazione Fortran, sviluppato da John Backus, divenuto in seguito riferimento-base per i primi modelli dei grossi computer ENIAC. Da notare che, essendo Hagen parte integrante della scuola tedesca del cosiddetto “tecno-determinismo”, la sua tesi è che il software è stato, rimane e sarà sempre un prodotto collaterale dell’hardware e della sua logica.
Proseguendo sulla traccia storica, le relazioni successive hanno affrontato il lancio di Bitnet e Usenet, e le modalità secondo cui Internet è stata introdotta in Germania a livello accademico. Un ambito, quest’ultimo, da sempre molto attivo nello sviluppo dei progetti Open Source, da Linux ad Apache a Xfree86, con il progetto KDE (K Desktop Environment) nato proprio in terra tedesca. Ma, spiega Lovink, è “la visibilità di tutto ciò nella cultura in senso lato che oggi occorre perseguire. In questo Paese altamente tecnologico, il computer ha sempre proiettato una cattiva immagine sull’opinione pubblica. In tal senso, ‘Wizards of OS’ è un evento centrale in quanto pone l’Open Source all’interno del più vasto contesto culturale della Germania (e oltre).”
Da menzionare la magra figura collezionata da Andreas Haas, manager Apple per l’Europa centrale, a chiusura della serata di venerdì. Al pari della comunità internazionale, anche il pubblico tedesco dell’Open Source non è rimasto granché impressionato dalle politiche di rilascio di “codice pubblico” recentemente annunciate dall’azienda di Cupertino. In pratica, nient’altro che scampoli dei sorgenti di QuickTime4, possibile base per il nuovo MPEG4, e vaghe promesse sul resto. Anche perché è ovvio, ribadisce Haas nello spazio finale per il botta e risposta, “Apple è un’azienda che deve avere dei profitti e realizzare prodotti commerciali, quindi non può fare più di tanto per il free software…”.
Il ruolo di Tim O’Reilly
Sul fronte business, Tim O’Reilly, maggiore editore USA di manuali free software, ha candidamente ammesso di aver fatto milioni di dollari grazie a tali libri. E che, chiusa ormai la rivoluzione Open Source, i grossi eventi all’orizzonte per l’intero movimento sono la commercializzazione dilagante e il massiccio arrivo delle corporation. La tipica “infoware” che va contaminando un po’ tutti e tutto, con l’avanzare di pratiche “free” per provider e sistemi operativi, browser e spazi-webspace. Ma una domanda importante quella che va ponendo Tim O’Reilly: “chi sarà la Microsoft dell’Open Source?”
Qualcuno dice società come Red Hat e simili distributori, altri quelle aziende in grado offrire vari servizi e puntuale assistenza-clienti. Si vedrà, conclude l’editore, ma in ogni caso a vincere saranno le migliori applicazioni che gireranno usando il free software. Tim O’Reilly è stato l’unico relatore — “seppur in maniera per certi versi criptica,” sottolinea ancora Lovink — ad affrontare le questioni economiche di più ampia portata, sottolineando il fatto che i fiumi di denaro ormai in circolazione stanno rendendo irrilevante la questione del free software in se stesso. Con tutti i pro e contro che ciò comporta a livello globale.
Privacy e crittografia
Interessante la discussione su privacy e crittografia che ha aperto la mattinata di sabato. Non soltanto per via degli interventi intorno a GNU/PG, l’alternativa open source tedesca a PGP, ma anche perché si è discusso del corrente approccio su tali questioni da parte del governo tedesco. “Quest’ultimo è in fase di transizione, avendo abbandonato l’approccio repressivo e ‘anti-terrorista’ del 1977 per approvare invece una nuova legislazione che sostiene il diritto alla crittografia più sicura sia per aziende che per i singoli.” Una posizione non da poco, visto l’imperare della tipica formula da ‘zero-tolerance’ degli Stati Uniti.
Anche la parte successiva, dedicata all’Open Content, ha offerto buoni spunti di riflessione. Jeanette Hoffmann, con una lecture focalizzata sulla storia degli standard di Internet, ha portato alla luce altre questioni degne di preoccupazione. L’ente mondiale noto come Internet Engineering Task Force (la cui evoluzione è stata presentata come ‘case study’) è sul punto di naufragare a causa della sua stessa burocrazia. Strutture troppo ampie, evidenti conflitti di interessi, troppi membri coinvolti in grandi corporation. Potrebbe forse accadere lo stesso con i progetti Open Source? Dopo tutto, anch’essi sono basati sui medesimi elementi, decentralizzazione e auto-governo. È possibile in tali casi avviare riforme dall’interno? L’esperienza corrente di ICANN si dimostra poco convincente, ma si spera il movimento Open Source saprà evitare certe trappole.
Open Hardware
Hanno poi fatto seguito l’appello per l’avvio di un analoga iniziativa Open Hardware curata da Friedrich Kittler, l’illustrazione dell’iniziativa privata di contenuti pubblici gutenberg.de, la presentazione della ‘net.art’ di Alexei Shulgin (non troppo riuscita). Mentre la chiusura serale è stata affidata a un vibrante intervento di Benny Haerlin di Greenpeace sui ‘codici sorgenti della vita’ in avanzata fase di brevettazione da parte di mega-industrie come Monsanto e Bayer. Con conclusione finale affidata al “one man show” di Richard Stallman, fondatore della Free Software Foundation, personaggio ormai assai noto in Europa e anche in Italia.
In definitiva, conclude Geert Lovink (che ringraziamo vivamente per averci consentito di utilizzare qui il suo report), “ad appena un anno e mezzo dalla sua fondazione, il gruppo di Mikro.org può a ragione andar fiero per aver organizzato quest’importante conferenza. Berlino non è un posto dove sia facile lavorare, e per di più senz’avere un ufficio o grossi fondi. Grazie a un sub-strato culturale in chiaro rinnovamento e in connessione con il crescente movimento Linux in Germania, presto tutto ciò potrà dar luogo alla prossima iniziativa: l’esplorazione del territorio riservato alle riflessioni e alle critiche sulla ‘new economy’.”
“Wizards of OS”: http://www.mikro.org/Events/OS
Relatori – alcuni nomi significativi:
- Richard Stallmann, Free Software Foundation (Boston);
- Tim O’Reilly, edizioni O’Reilly (Sebastopol, California);
- Friedrich Kittler, Humbold Universitat (Berlin);
- Rishab Aiyer Gosh, rivista online “First Monday” (Nuova Delhi);
- Timothy Druckrey, critico (New York);
- Alexei Shulgin, “net artist” (Mosca);
- Peter Weibel, direttore del Zentrum für Kunst und Medientechnologie (Karlsruhe);
- Benny Haerlin, esperto tedesco per la genetica di Greenpeace;
- Andreas Haas, manager Apple per l’Europa centrale;
- Fran Ilich, regista e autore (Tijuana, Mexico);
- Armin Medosch, direttore del periodico online Telepolis (Londra);
- Ralf Klever, caporedattore dei servizi informatici per il quotidiano tedesco “die tageszeitung”;
- Andreas Koenig, responsabile di CPAN (Comprehensive Perl Archive Network);
- Frank Rieger, portavoce del Chaos Computer Club;
- Rudolf Strobl, direttore del Linux-Magazin di Monaco di Baviera.