Per capire la potenza di Internet come piattaforma applicativa si può prendere a esempio una delle ricerche scientifiche finora più elusive e prive di riscontri: quella di segnali provenienti da forme di vita intelligenti extraterrestri.
Seti Istitute e il radiotelescopio di Arecibo, nel Portorico, sono diventati quasi sinonimi dopo che nel 1974 venne trasmesso un famoso messaggio destinato a possibili ascoltatori alieni.
Ma la parte complicata è analizzare il rumore radio di fondo dell’universo alla ricerca di pattern regolari che possano puntare alla scoperta di un segnale non casuale e non naturale. Con il primo diffondersi di Internet è venuto naturale a Seti proporre a chiunque, dotato di un computer, la collaborazione gratuita al progetto: Seti@home si dichiara tuttora l’iniziativa di computing distribuito più… distribuita di tutte, con oltre tre milioni di iscritti i cui calcolatori, tra salvaschermo, applicazioni e script di shell, analizzano nel tempo libero segmenti di dati provenienti dai server.
In tempi di web 2.0 e rete sociale, il progetto si è lanciato anche nel crowdsourcing con SetiLive, l’idea che qualche occhio umano momentaneamente lontano da Facebook possa individuare il segnale giusto tra quelli inviati in streaming dal sito.
Anche la rete, il calcolo distribuito e il crowdsourcing hanno comunque i loro limiti. E.T., se esiste, non ha ancora premuto il pulsante Condividi.