Il Tribunal de grande instance di Parigi, con sentenza del 23 aprile 2001, ha stabilito che il sito Internet “jeboycottedanone.com” non potrà più utilizzare il marchio “Danone” né all’interno delle sue pagine, né nel suo nome di dominio, tanto sotto forma di logo, quanto citandolo espressamente.
Il giudice ha concesso 8 giorni a Olivier Malnuit, giornalista e ideatore del sito, per provvedere e ha fissato un’ammenda di 1000 franchi per ogni giorno di ritardo, oltre alla condanna a versare 5000 franchi alla Danone.
La celebre società aveva citato in giudizio, per contraffazione del marchio, il responsabile del sito che invitava pubblicamente al boicottaggio dei suoi prodotti.
Il riferimento alla violazione del diritto sul marchio, piuttosto che alla diffamazione, rendeva quasi scontato il risultato della decisione.
Persino l’avvocato difensore di Malnuit, infatti, aveva dichiarato che la strumentalizzazione del diritto dei marchi costituiva uno strumento efficace per ottenere la chiusura del sito contestato, dal momento che tale diritto, a differenza del diritto d’autore, non riconosce nessuna ipotesi legittima di contraffazione, neppure nel caso della parodia, dell’imitazione o della citazione.
La difesa del sito, pertanto, si basava sui risultati dei sondaggi pubblicati su molti quotidiani e largamente favorevoli al boicottaggio, nonché sul legittimo diritto di critica e su un orientamento minoritario della giurisprudenza francese, che ammette, in alcuni casi, la legittimità della parodia del marchio.
Tuttavia, la vicenda non sembra arrivata ad una conclusione definitiva, neppure in seguito alla sentenza di condanna.
La società Réseau Voltaire, service provider del sito “jeboycottedanone.com”, il 2 maggio scorso, ha presentato – con l’appoggio di numerose associazioni e di un certo numero di parlamentari – una denuncia contro ignoti per violazione della libertà di espressione e di lavoro, per minacce e per ricatto.
Réseau Voltaire, infatti, era stata anch’essa citata in giudizio dalla Danone, con l’accusa di contraffazione, allorché, il 21 aprile, aveva attivato l’indirizzo “jeboycottedanone.net”, dopo che la società 7 Ways, presso la quale era registrato il dominio “jeboycottedanone.com”, aveva deciso di sospendere il sito in attesa della decisione del giudice.
L’azione penale intentata dal celebre provider francese, che conta sull’appoggio dell’opinione pubblica favorevole al boicottaggio, si fonda sulla violazione di un diritto costituzionale, sanzionata con 5 anni di prigione e 500.000 franchi di ammenda, con la privazione dei diritti civili e il divieto di esercitare un’attività commerciale.