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I consigli degli imprenditori di prima generazione

02 Luglio 2007

I consigli degli imprenditori di prima generazione

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In Italia i giovani non rischiano. E il paese non cresce. Per stimolare una cultura imprenditoriale al passo con la velocità della nostra epoca è nata First Generation Network. Il fondatore, già creatore di Splinder, ne racconta la storia e la missione

Da quando, circa sette mesi fa ho venduto Splinder al gruppo Rcs/Dada, ho avuto il tempo per tirare un po’ le somme e ragionare su come siamo riusciti a costruire una società tecnologica di successo in Italia e poi venderla. Non è stato facile, perché creare un’azienda non è facile, ma fare tecnologia in Italia è ancora più difficile. Direi che le ragioni del successo sono state due. Ci siamo concentrati sulla tecnologia e abbiamo trovato persone molto brave, capaci di creare prodotti innovativi. In secondo luogo, abbiamo subito pensato a vendere i nostri prodotti negli Stati Uniti.

In Italia (e anche in Europa), le grandi e medie aziende non comprano prodotti sviluppati da aziende piccole e innovative, perché le grandi aziende non sono obbligate a innovare dalla competizione (accesa) come succede negli Stati Uniti. Se in Italia hai sviluppato un ottimo prodotto, il tuo concorrente americano riuscirà di sicuro a vendere e fatturare molto prima di te vendendo i suoi prodotti nel proprio mercato. L’unico modo per aggirare il problema è fare come fanno gli israeliani e gli svedesi: sviluppare in casa e vendere negli Stati Uniti come primo mercato. È quello che abbiamo fatto noi con i nostri server di instant messaging: uno dei primissimi clienti che abbiamo avuto è stata la Nasa, addirittura.

Per il “prodotto” Splinder è andata nello stesso modo. Abbiamo creato una piattaforma che potesse competere con le migliori nel mondo, e ancora oggi per Splinder è così. Il problema del mercato consumer in Italia è che la pubblicità vale meno che in altri paesi (si guadagna anche un terzo di quanto accada negli Stati Uniti o in Inghilterra) quindi anche in questo contesto si parte da una situazione di svantaggio. Inoltre, il mercato in termini di numeri assoluti (utenti connessi ad Internet) è più piccolo e quindi, se non si pensa subito oltre il mercato italiano, si rischia di rimanere piccoli e non poter crescere.

Purtroppo il problema è di tempo e di conto economico, e qui c’è poco da fare: quando Splinder era ormai leader in Italia, ed eravamo in 5 persone, avremmo potuto lanciare il prodotto in altri paesi. Il problema è che avremmo avuto bisogno di almeno una persona per paese, il che avrebbe aumentato i costi del 20% (malcontati, per ogni nuovo paese). Ovviamente per una start-up (bootstrap come la nostra) si trattava di costi erano proibitivi.

Per tutte queste considerazioni e per molte altre che dirò in seguito, insieme al venture capitalist Michele Appendino e altri amici ho deciso, circa 3 mesi fa, di creare First Generation Network (1GN), un’associazione senza fini di lucro per stimolare l’imprenditoria in Italia. Da parecchi mesi, infatti, sono contattato da giovani imprenditori che mi chiedono consigli su vari problemi si trovano a dover affrontare con le loro appena lanciano la loro attività. Sono domande per le quali non si trovano risposte ne sui libri di testo, né su Internet. Credo che solo persone che hanno già passato le stesse esperienze siano in grado di rispondere. In altre parole, in Italia mancano dei role model ai quali i giovani possano ispirarsi se vogliono intraprendere un’avventura imprenditoriale.

Ogni volta che mi è capitato di raccontare fornire la mia testimonianza di imprenditore nelle università – si trattasse di facoltà di economia, ingegneria, comunicazione o quant’altro, indifferentemente – mi sono sorpreso a notare che gli studenti non considerano affatto la possibilità di crearsi una propria azienda, come succede a tanti loro coetanei in altre parti del mondo. In particolar modo mi ha colpito la sensazione di attesa che traspare dai loro discorsi, come se fossero in un limbo ad aspettare chissà che cosa, quando invece dovrebbero essere all’apice della loro curiosità e voglia di cambiare la loro vita.

Un’altra considerazione che mi ha spinto a creare un network come 1GN è che il mondo sta cambiando sempre più rapidamente, e questi cambiamenti sono essenzialmente dovuti alle nuove tecnologie che sono in crescita esponenziale: l’evoluzione tecnologica di quest’anno sarà superiore a quella dell’anno passato e via dicendo. Siamo entrati in una fase storica nella quale non possiamo più stare fermi ad aspettare, ma dobbiamo muoverci tutti insieme rapidamente. Ad esempio: ogni anno che passa, i microprocessori che ci stanno dando la rivoluzione digitale costano sempre di meno e sono sempre più potenti. In soli 10 anni di rivoluzione digitale, interi settori economici sono stati cambiati, e penso ai viaggi con il booking online, il banking online, la telefonia Voip, il settore media con lo user generated content e così via. Quello che è successo fino ad adesso non è nulla rispetto a quello che sta per succedere nei prossimi anni: si pensi soltanto al fatto che la tecnologia di sequenziamento dei geni sta seguendo una curva esponenziale simile a quella dei microprocessori, e questo provocherà cambiamenti epocali in altri settori economici, come ad esempio quelli legati al campo della salute, che oggi sono difficili da prevedere.

L’ultimo stimolo che mi ha convinto a dare vita a First Generation Network è che negli ultimi 20 anni in Italia la crescita del prodotto interno lordo è stata minima, molto inferiore rispetto a quella di altre nazioni che hanno innovato i loro sistemi economici. Questo stato di cose mi ha fatto riflettere e mi ha portato alla conclusione che, in un mondo che cambia, gli imprenditori di prima generazione sono in grado di innovare rapidamente, prendere rischi, accettare il fallimento e migliorare il sistema paese dall’interno. Le grandi aziende, poi, acquisendo start-up innovative, possono innovarsi a loro volta, ed è l’intero sistema economico a conseguirne un vantaggio.

Dunque questi sono gli obiettivi che, insieme con le persone che insieme a me hanno fondato l’associazione e quelli che si aggregheranno in seguito, mi pongo per un First Generation Network. In un primo tempo vorremmo fare informazione e cultura imprenditoriale. Vorremmo far vedere che anche in Italia esistono persone che sono riuscite a fare impresa con le proprie forze, senza avere grandi famiglie alle spalle. E questo, tutto sommato, è già un passo avanti rispetto all’assoluta mancanza di role model di cui parlavamo in precedenza. In un secondo tempo, vorremmo che i soci del network, tutti imprenditori di prima generazione, e poi gli amici del network, cioè persone che fanno parte dell’ecosistema imprenditoriale e che condividono con noi i medesimi principi, contribuiscano con le loro esperienze ad arricchire il sito di contenuti, per spiegare a chi si avvicina a questo mondo le caratteristiche delle esperienze di maggior successo e i percorsi professionali che li hanno generati.

È il nostro contributo, ancora tutto da coltivare, alla società della conoscenza e delle opportunità di cui le nostre aziende e i prodotti che abbiamo lanciato con successo sono i testimoni più credibili.

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