I pirati informatici cinesi hanno proclamato un “cessate il fuoco” nella guerra elettronica dichiarata contro il loro avversari americani, come riporta un’agenzia della AFP, invitando i siti cinesi a migliorare la loro sicurezza.
Insomma, un attacco che non ha previsto la massiccia controffensiva americana, riconosciuta a posteriori anche dal sito Chinabyte.com, che parla di 1.100 siti cinesi attaccati a diversi livelli. Di questi, ben il 72 % appartenevano al governo o al sistema formativo.
Secondo il gruppo Hongker Union, messo in piedi per coordinare l’ultimo assalto, i pirati cinesi hanno attaccato più di un migliaio di siti americani tra il 1 e il 9 maggio, data di annuncio del “cessate il fuoco”.
Il gruppo, poi, ha invitato gli informatici cinesi a sviluppare misure di sicurezza e a dipendere di meno da software americani per ridurre la loro vulnerabilità.
La guerra informatica era stata lanciata dai cinesi dopo la crisi sopraggiunta a causa della aereo spia americano che aveva provocato la scomparsa di un pilota dall’aviazione militare cinese.
A farne le spese, di una guerra combattuta su Internet, è stato anche il sito della Casa Bianca che i pirati cinesi hanno sabotato attraverso un’operazione di mail bombing.