Hollywood e la Silicon Valley da un po’ di tempo si guardano in cagnesco. Il contendere riguarda le protezioni antipirateria dei film e delle registrazioni su Internet.
In questi giorni, infatti, il Congresso americano sta esaminando la possibilità di imporre nei computer, nei lettori DVD e su altri apparati, sistemi che impediscano le copie. Un’idea che urta i principi dei difensori della libertà di espressione e le industrie specializzate in hi-tech.
Estensore della proposta è il senatore Ernest Hollings. Nelk suo disegno di legge si richiede che gli apparecchi televisivi, le borchie per la ricezione del cavo e i personal computer siano dotati di un meccanismo “per impedire la copia e la ridistribuzione illegale dei contenuti”.
Secondo questo senatore, l’industria dell’intrattenimento su registrazione è pronta a fornire più prodotti su Internet, ma a patto che la realizzazione delle copie illegali non sia generalizzata.
“Durante molti anni, il settore privato ha tentato di realizzare una protezione sicura per i prodotti digitali protetti dal copyright – ha dichiarato Hollings- ma, sfortunatamente, questi sforzi hanno dato pochi risultati”.
La proposta segue un’audizione dei dirigenti delle società di Hollywood, che hanno chiesto protezioni per evitare la pirateria delle “opere di creazione”, che costerebbe 450 miliardi di dollari all’economia americana.
Più duro il presidente della Disney, Michael Eisner che, durante l’audizione, aveva dichiarato che i fabbricanti di apparecchiature per computer tentano di guadagnare soldi sulle spalle dei creativi.
“Almeno un responsabile di un’azienda di alta tecnologia – ha dichiarato il presidente della Disney – ha descritto la pirateria illegale come ‘un’applicazione critica’ che moltiplicherebbe la richiesta del consumatore per le reti a banda larga”.
Ad appoggiare questa sua tesi, Eisner ha portato uno studio recente che mostra come “più di 350 mila film siano piratati ogni giorno da Internet”.
Le industrie della Silicon Valley controbattono dicendo che una protezione troppo stretta, bloccherebbe l’innovazione tecnologica e farebbe torto ai consumatori che fanno copie legali di documenti che acquistano per utilizzarli su altre apparecchiature.
Leslie Vadasz, vicepresidente di Intel, equipara il furore attuale dell’industria di Hollywood al periodo dell’avvento delle videocassette.
“Che il governo decida come l’industria informatica debba sviluppare i chip, sarebbe ridicolo – dice – e ne risulterebbero danni economici irreparabili”. Poi, senza mezze parole accusa Hollywood di voler esercitare “un controllo totale” sulla tecnologia che permette di fornire i prodotti al consumatore.
Scende in campo anche l’ITAA, l’associazione americana della tecnologia dell’informazione, che raggruppa i fabbricanti nel settore dell’hi-tech e che si oppone a ogni forma di restrizione, dichiarando che si tratterebbe di un “colpo portato all’innovazione e alla libera scelta del consumatore”. Harris Miller, presidente dell’ITAA dice: “Mentre entriamo nel ventunesimo secolo, i dirigenti dell’industria cinematografica vogliono tornare al galoppo verso il diciannovesimo secolo”.
La guerra continua.