Non esiste un libro più adatto sul quale avviare un esperimento se non quello che tratta di growth hacking, ovvero la metodologia che inneggia alla sperimentazione rapida per far crescere un business.
D’altronde, per chi si occupa proprio di growth hacking, scrivere un libro su questa tematica senza effettuare alcun test sarebbe un po’ predicare bene e razzolare male.
Perciò sono partito da un semplice obiettivo: creare qualcosa di mio i cui contenuti e la cui forma potessero intercettare il più possibile il gradimento del pubblico potenziale di lettori.
In fondo è ciò che bisognerebbe sempre fare quando si crea un prodotto o servizio da proporre ad un mercato di riferimento.
Nascita di una community su misura
Da qui è venuta l’idea di coinvolgere un centinaio di persone in linea con le caratteristiche del mio target principale di lettori con l’obiettivo di formare una community creata appositamente per supportare la realizzazione del libro.
Per l’occasione decisi di chiamarla la community di crowdcreation.
Attenzione, non ho confuso il termine, ho detto proprio crowdcreation.
Perché non co-creation, come solitamente si usa indicare quando si fa leva sulle sinergie di più soggetti nella creazione di qualcosa?
Generalmente si attua una strategia di co-creazione quando gli attori coinvolti sono stati accuratamente selezionati in precedenza, uno a uno.
In questo caso specifico invece ho preferito fare qualcosa di diverso: promuovere questa opportunità sia verso la mia rete di contatti sia a tutte le persone che sono riuscite a prendere visione di questa proposta presentata su alcune community di riferimento online relative alle tematiche di business e di marketing.
Il resto l’avrebbe fatto un questionario abbastanza dettagliato per segmentare le persone e filtrare quelle idonee da quelle invece fuori dal radar delle persone ricercate.
Quindi ho optato per il prefisso crowd perché – come generalmente accade proprio nelle campagne di crowdfunding – le persone che hanno risposto erano per la maggior parte individui a me sconosciuti, inizialmente indistinguibili tra la folla (traduzione letterale in italiano di crowd) di persone interessate.
Dalla raccolta alla selezione
La prerogativa che conoscessi direttamente la singola persona non rappresentava per me un vero e proprio vincolo. In fondo questa operazione era anche un ottimo modo per conoscere altre persone e professionisti in gamba.
Ciò che mi interessava maggiormente erano infatti le caratteristiche che lo facessero eventualmente ricadere all’interno di uno dei segmenti relativi ai miei reader persona associati al libro.
Infatti avevo definito 4 segmenti di reader persona:
- Studenti universitari iscritti a facoltà di marketing, ingegneria e indirizzi informatici.
- Fondatori di startup digitali.
- Membri di un team interno all’azienda quali sviluppatori, marketer, designer, data analyst, project manager eccetera.
- Imprenditori tradizionali interessati alle opportunità create dal mondo digitale.
Ottenni più di 200 candidature ma io volevo arrivare a un gruppetto di circa 100 persone, quindi praticamente la metà.
Perciò utilizzai il questionario per la candidatura come filtro iniziale, per scremare il gruppo dalle persone incompatibili con i miei target.
Inizia l’interazione
Arrivai in questo modo a 118 persone selezionate per l’esperimento di crowdcreation, ai quali fu comunicato di iscriversi ad un gruppo Facebook verticale dedicato al libro e anche al mio canale Messenger.
Il gruppo si chiamava Il nostro libro sul growth hacking perché lo scopo era proprio quello: creare un libro che fosse il frutto finale del contributo di tante persone con competenze, passioni e background differenti.
Sul gruppo venivano pubblicati periodicamente aggiornamenti sullo stato delle bozze dei capitoli così come domande rivolte ai membri della community per sapere il loro parere.
Un risultato importante
Uno dei contributi principali consistette nel cambio strutturale dell’indice.
Infatti l’indice come era stato pensato originariamente dal sottoscritto – sebbene fosse semplice e pulito – non intercettò particolare interesse e curiosità da parte delle altre persone, il cui feedback fu invece la richiesta di inserire più informazioni che potessero far comprendere meglio la particolarità dei contenuti nei vari capitoli.
Lo scopo era rendere il tutto più attraente, in modo da interessare anche chi avesse già letto altri libri sulla tematica.
Così passai dall’indice originale:
- Introduzione al Growth Hacking.
- Principi di Lean Startup.
- Il funnel dei pirati.
- Il processo.
- Le strategie di marketing.
- Le strategie di prodotto.
- L’analisi dei dati.
a un indice nuovo:
- Introduzione al Growth Hacking.
- Le basi per la crescita.
- Awareness e i canali di traction.
- Acquisition e il flusso di registrazione.
- Activation e il customer onboarding.
- Retention e le strategie di fidelizzazione.
- Revenue e le logiche di pricing.
- Referral e il programma di raccomandazione.
- Il Growth Hacking Canvas.
- Il processo di growth hacking.
In sostanza esplosi il capitolo iniziale 3 relativo al cosiddetto funnel dei pirati in tanti capitoli quanti sono proprio le fasi del funnel stesso.
In questo modo potevo entrare con un taglio decisamente più verticale sui principî, le dinamiche, le strategie e le best practice più interessanti su svariate aree, dai flussi di registrazione al customer onboarding, dal pricing ai programmi di referral e molto altro.
Tramite il canale Messenger informavo le persone che la bozza di un nuovo capitolo era pronta per la lettura e rimandavo quindi i membri della community all’interno di un documento in Google Drive che conteneva proprio il testo della bozza.
Alla fine di ogni documento erano presenti generalmente due inviti all’azione:
- uno per richiedere i feedback sulla bozza appena letta;
- l’altro che rimandava ad un quiz in stile Chi vuol essere milionario? che potesse mostrare in maniera divertente il grado di comprensione del capitolo corrispondente.
I risultati del lavoro di creazione dela community di crowdcreation
Tramite la prima tipologia di call-to-action sono riuscito a raccogliere complessivamente 429 feedback che mi hanno permesso di migliorare il prodotto – in questo caso il libro – ancor prima che venisse pubblicato.
Oltre a questo, ora ho anche il piacere di collaborare con un piccolo sottoinsieme della community: si tratta delle persone che hanno mostrato nel tempo maggior costanza e coinvolgimento.
Grazie al loro supporto, stiamo sviluppando sempre di più il gruppo, il cui focus si è spostato naturalmente dal libro al sottoscritto con l’obiettivo di portare traffico qualificato sul mio sito web.
Insomma, un’altra strategia interessante in termini di community building attorno a un brand personale.
L'autore
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