Antefatto, a totale beneficio degli speleologi che fossero appena riemersi da una esplorazione di una settimana. È stata lanciata una app chiamata Pokémon Go in cui il giocatore vede una cartina della zona dove si trova e indicati su di essa alcuni punti da raggiungere. Scopo del gioco è approvvigionarsi di creaturine, i Pokémon appunto, che appaiono in giro.
Chi guarda sullo schermo dello smartphone vede l’ambiente circostante (cortesia della fotocamera) e sovrapposte le immagini dei mostriciattoli. Sulla cartina appaiono anche i Pokestop, dove ci si rifornisce, e le palestre, dove i Pokémon combattono tra di loro e crescono.
È stato un successo planetario. Mentre scrivo, sabato 16 luglio, il gioco è disponibile in 26 nazioni tra cui la nostra, sta per venire lanciato in altre 200, non c’è adolescente che non lo conosca (e molti ci giocano), in borsa il titolo del produttore ha registrato un balzo dell’86 percento.
Qualcuno s’è schiantato in auto mentre provava contemporaneamente a guidare e catturare Pokémon, qualcun’altro s’è fatto ricoverare per esaurimento dopo una giornata passata a caccia di mostriciattoli, alcuni rapinatori geniali hanno fatto il pieno appostandosi in un Pokestop appartato, e a New York più di una persona ha rischiato la morte calpestata da una folla alla caccia di un Pokémon raro.
Forse di maggior interesse ai lettori di Apogeonline è il fatto che tutto ciò avviene nonostante il fatto che il gioco sia molto uno punto zero beta uno: va in crash e ogni spesso non riesce a trovare un server libero.
I server centrali che registrano gli accessi dei giocatori, i loro successi e i loro scontri sono parte dell’infrastruttura Google Cloud. L’infrastruttura Google ha retto bene all’impatto, non ha avuto crolli recenti; i problemi dunque dipendono dal software Pokémon Go che ci gira sopra. Niantic, l’azienda che l’ha sviluppato, usa Java, linguaggio certamente adatto, quindi c’è da scommettere che le difficoltà di questi primi giorni dipendano da ingenuità dei programmatori che verranno risolte man mano che il codice viene irrobustito dagli autori.
Niantic aveva inizialmente progettato di lanciare il gioco solo in Australia per eseguire una specie di beta test di massa, ma una copia pirata dell’app in versione Android è sfuggita ed è stata scaricata da milioni di persone. Presumibilmente questo ha forzato la mano al team e spinto i manager a un lancio prematuro.
Qualcosa hanno già fatto. La versione corrente dell’app si rifiuta di farvi catturare i Pokémon se vi state muovendo a una velocità superiore a 20 chilometri orari, quindi i platani sono salvi. Sono state contenute anche le richieste alla rete dati, pari a circa dieci megabyte per ogni ora di gioco, quindi nessuno diverrà povero per aver sforato il plafond della sua connessione cellulare. Ancora discutibile, invece l’ottimizzazione delle prestazioni della batteria: uso costante del GPS e dello schermo mettono sotto stress gli smartphone meno capaci. E adesso scusate, devo indossare il cappellino rosso e accompagnare mia figlia a fare una lunga passeggiata. Quando mi ricapita un’occasione così?