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Google verifica il comportamento dei suoi utenti per stabilire la rilevanza dei risultati forniti?

27 Ottobre 2005

Google verifica il comportamento dei suoi utenti per stabilire la rilevanza dei risultati forniti?

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Come fa il motore di Mountain View a fornire risultati che sembrano a volte selezionati da persone in carne ed ossa? Una interessante teoria potrebbe chiarire molte cose

Qualche settimana fa un noto servizio informativo statunitense, specializzato nelle news sui motori di ricerca, ha rilanciato l’ipotesi (peraltro non completamente nuova), che Google sfrutti l’analisi dei click sui link presentati nei propri risultati per modificarne il posizionamento.

Se ciò venisse confermato, si tratterebbe del classico uovo di Colombo. Infatti, chi meglio di utenti umani interessati solamente a cercare informazioni su un certo argomento potrebbero fornire al motore indicazioni obiettive e disinteressate sulla rilevanza e sulla attinenza dei risultati proposti.

Questo meccanismo ha anche il pregio di essere relativamente semplice da realizzare dal punto di vista tecnico, visto che è già alla base di molti software di rilevazione statistica delle visite e viene utilizzato in tutti i sistemi avanzati di tracking della navigazione sui siti internet.

Ma come si è arrivati a formulare questa ipotesi? Fino al mese scorso, tutti gli URL dei siti presenti nelle pagine dei risultati di ricerca di Google non erano diretti ai siti indicizzati (ad esempio http://www.google.com/url?par1=x&par2=y&par3=z &url=http%nome-del-sito-indicizzato), ma arrivavano al sito di destinazione attraverso un reindirizzamento.

Non esiste alcuna altra spiegazione logica per questo superlavoro dei server di Google se non quella che il motore fosse in grado di registrare i click sui risultati proposti tramite appunto un sistema di tracking.

Guarda caso però, pochi giorni dopo l’uscita dell’articolo che avanzava questa ipotesi, il codice stesso è scomparso ed al momento i link sono apparentemente diretti.

Se venisse confermato che il motore di ricerca californiano utilizza anche questo metodo per affinare i risultati delle ricerche, si spiegherebbero anche dei risultati che poco hanno a che fare con una indicizzazione esclusivamente automatica (sia pure estremamente sofisticata). Mi riferisco in particolare a ricerche del tutto particolari, come ad esempio quelle su una qualsiasi località italiana.

Effettuando ricerche in Google.it per i nomi di quasi tutte le città italiane, infatti, 9 volte su 10 compare al primo posto il sito della sua amministrazione comunale. Se si esclude che in California si siano preoccupati di inserire una modifica apposta per favorire questi siti istituzionali e si considera anche che la quasi totalità di questi siti sono tutt’altro che ottimizzati, è verosimile ritenere che sia il tasso di click through (cioè il numero di volte che noi utenti si clicca su questi siti) a spingere verso l’alto questi risultati.

Certo è vero che il sito di un qualsiasi comune medio-grande riceve parecchi link in maniera pressoché automatica e ha il nome della località ripetuto molto spesso nelle sue pagine e negli stessi URL, ma, basta questo a spiegare la loro predominanza sulla miriade di siti turistici locali, spesso pesantemente ottimizzati? A mio parere no.

Questa ipotesi spiegherebbe anche perché i risultati di Google siano ancora relativamente più attendibili rispetto a quelli degli altri principali player del settore.

Il motivo principale potrebbe risiedere infatti proprio nei milioni di “inconsapevoli redattori”, che incessantemente selezionano i risultati apparentemente migliori tra quelli proposti.

In altri termini, potremmo essere proprio noi con le nostre scelte a determinare la precisione dei suoi risultati!

Non c’è però nessuna evidenza che anche gli altri motori non usino un sistema di tracking (anzi Yahoo! sembra proprio avere un sistema di rilevazione analogo), e quindi finché non ci saranno altri riscontri, questa rimarrà solo una interessante teoria.

Sconsiglio infine di precipitarsi a fare ricerche sulle “proprie” keyword, per poi cliccare ossessivamente sui link al proprio sito, perché così come è tecnicamente facile rilevare i click, lo è anche rilevare il numero di IP da cui vengono fatti, e, quindi, non credo convenga al momento rischiare di vedere penalizzato il proprio sito perché riceve click solo da un ristretto numero di indirizzi IP! Molto meglio è creare delle pagine che offrano veramente qualche buon servizio ai visitatori, ottimizzarle e tenerle poi sempre aggiornate.

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