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Google sotto accusa per falsi clic

08 Luglio 2005

Google sotto accusa per falsi clic

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Google è stato citato in giudizio da una società di marketing online, che chiede il risarcimento dei danni che l’asserito fallimento del programma "click fraud" le avrebbe provocato

I link sponsorizzaticontinuano a far discutere: ancora una volta, infatti,Google viene trascinato in giudizio per problemi legati al suo modello di business.

Questa volta è Click Defense ad agire in giudizio, davanti alla Corte di giustizia di San José (California), nei confronti del motore di ricerca più famoso al mondo. La società americana di marketing, specializzata nel tracciamento delle campagne pubblicitarie online, ritiene che il malfunzionamento del programma “click fraud” di Google le abbia arrecato una perdita pari a 5 milioni di dollari.

Il progetto “click fraud” mira a proteggere i clienti di Google dai potenziali abusi di clic sui link sponsorizzati. Gli inserzionisti, infatti, investono in campagne pubblicitarie attraverso il motore di ricerca, pagando cifre tra alcuni centesimi e pochi dollari, o euro, per clic su ognuno dei loro link promozionali.

Succede, però, che concorrenti sleali boicottino le campagne degli avversari cliccando deliberatamente sui link, sino a esaurire il budget stanziato e senza creare alcun valore commerciale attraverso la loro azione. Al contrario, l’inserzionista, per ogni clic, serio o fasullo che sia, paga il motore di ricerca.

In altre parole, una campagna pubblicitaria attraverso Google, o qualsiasi altro motore di ricerca che utilizza i link sponsorizzati, può assorbire un bilancio intero destinato all’advertising, senza offrire alcun ritorno economico.

Google ha ovviamente preso coscienza dei pericoli che queste pratiche fanno pesare sulla sua credibilità e sul suo modello economico. Nel dicembre 2004, George Reyes, direttore finanziario, dichiarava alla CNN che “qualcosa doveva essere fatto” contro i falsi clic.

Se, però, Google ha ricordato che i suoi tecnici stavano lavorando allo sviluppo di un metodo per risolvere il problema, la società si è poi rivelata reticente nel rivelare le soluzioni scelte e la loro messa in atto. Per il momento, si limita a dichiarare che risarcirà gli inserzionisti vittime di queste pratiche.

Si ignora il tasso reale dei clic fraudolenti; alcuni specialisti parlano di un 20%. Scott Boyenger, dirigente di Click Defense, parla invece di un 38%. Click Defense intende offrire strumenti di lotta contro la frode al clic, così come i suoi concorrenti Alchemist Media e ClickDetective. Essere vittima di questa pratica, infatti, è negativo anche per l’immagine di queste società.

L'autore

  • Annarita Gili
    Annarita Gili è avvocato civilista. Dal 1995 si dedica allo studio e all’attività professionale relativamente a tutti i settori del Diritto Civile, tra cui il Diritto dell’Informatica, di Internet e delle Nuove tecnologie.

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