RSF accusa inoltre il numero uno mondiale della ricerca su Internet di essere complice della censura, filtrando il contenuto del suo servizio di diffusione di notizie in lingua cinese. Secondo Reporters sans frontiéres, il governo cinese ha bloccato l’accesso al sito Google News da una decina di giorni, dopo il lancio da parte di Google di un sito in cinese che filtra automaticamente gli articoli a contenuto politico.
“La Cina censura Google News per forzare gli internauti a utilizzare la versione cinese del sito, versione epurata delle informazioni più critiche per il regime – si può leggere in un comunicato di l’associazione di difesa della libertà della stampa -. Accettando di lanciare un servizio d’informazione che esclude tutto ciò che non è benvisto dal potere, Google ha fatto il gioco di Pechino”.
Google ha lanciato la versione cinese del suo servizio di news, che pubblica articoli presi da siti d’informazione, nel settembre scorso e ha accettato di non indicizzare le webzine malviste dal governo. Altri portali Internet cinesi procede allo stesso modo: come Sina.com, Sohu.com e NetEase.com, cancellando dai loro articoli ogni commento politico.
In un paese come la Cina, che dovrebbe arrivare a 111 milioni di utenti Internet per la fine dell’anno, Internet è percepito come un vettore importante della libertà d’espressione ma, purtroppo, il governo cinese ha imprigionato molti Web dissidenti e ha creato una forza di polizia speciale per sorvegliare i siti.