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Google Ingannalytics

09 Luglio 2015

Google Ingannalytics

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Google complice involontaria di un raggiro che ha per vittime web designer e responsabili di siti web attenti al traffico.

Ammetto subito, prima ancora di cominciare, l’utilizzo privato di mezzo pubblico. Uno dei motivi per cui scrivo questo articolo è che voglio avere a disposizione, su un sito pubblico e rispettabile, una spiegazione dettagliata, chiara, comprensibile di come funziona questa nuova fregatura perpetrata a danno di gente per bene. Così, quando accadrà di nuovo che ci casca un mio cliente, mi limiterò a dargli l’indirizzo e consigliargli una lettura.

Un webmaster, un web designer o comunque un onesto redattore di un sito web tra le altre cose tipicamente tiene d’occhio Google Analytics, il potente strumento offerto dal gigante di Mountain View. Analytics offre infatti una serie di cospicue funzionalità.

  1. Permette di scoprire quanta gente passa dal sito, da dove arrivano, se usano computer o tablet o smartphone eccetera.
  2. Sottobanco passa al motore di ricerca le URL di tutte le pagine, così se Google se n’era fatta scappare qualcuna, va a sbirciare.
  3. Cambia forma ogni tre per due, in modo da tenere allenata la memoria e l’intelligenza dell’utente nonché la sua fantasia nel tirare per i piedi santi e madonne.
  4. Di per sé non costa niente, e questo fa si che ogni considerazione precedente passi in secondo piano.

Immaginiamo il nostro webmaster entrare in ufficio, salutare i colleghi, passare dalla macchinetta del caffé, sedersi nel suo cubicolo, aprire Analytics, sobbalzare quando scopre che undicimilaquattrocentotrentadue nuovi utenti sono passati a guardare il suo sito negli ultimi pochi giorni, passare quindici minuti a rintracciare la funzionaltà di Analytics che mostra da dove arriva tutta questa gente, fare un bel salto sulla sedia nello scoprire che sono tutti russi anche se il suo sito è solo in italiano, passare cinque minuti per capire chi ce li ha mandati, scoprire che sono passati da www.sessoecarnazza.com (o succedaneo), cadere dalla sedia sbrodolandosi tutto di caffé.

Una schermata di Google Analytics con il raggiro in bella vista.

Perché 382 utenti da Sverdlovsk hanno deciso di visitare il mio sito italiano?

Dove sta l’inghippo? A guardar (molto) bene, gli undicimilaquattrocentotrentadue russi sono del tutto fittizi.

Ci sono di mezzo degli spammer più innovativi del solito. Anziché mandare a destra e a manca miliardi di email con truffe nigeriane e pubblicità del Viagra, questi fetentoni utilizzano un difetto di progettazione di Analytics, che riceve e registra i dati di contatto senza controllarli. Fanno registrare ad Analytics un inesistente link tra www.sessoecarnazza.com (o succedaneo) e l’onesto sito del nostro webmaster zuppo di caffé, perché sanno benissimo che il poveretto passerà qualche minuto a pattugliare sessoecarnazza.com per raccapezzarsi. Magari chiederà ai colleghi di aiutarlo. E gli spammer si ripagano perché intascano qualche centesimo per ogni pubblicità pubblicata su quel sito.

Se capita anche a te, lettore, sappi che hai tre strade. Primo: ignorare la cosa, visto che non ha nessunissima conseguenza negativa, né è visibile a nessuno tranne che gli abilitati alla visione di Analytics per il vostro sito.
Secondo: perdere tempo a pulire le statistiche applicando un sistema di filtraggio come spiegato qui. Terzo, pagare qualcuno perché se ne occupi.

Per le macchie di caffé, invece, trovate consigli su donnamoderna.com.

L'autore

  • Luca Accomazzi
    Luca Accomazzi (@misterakko) lavora con i personal Apple dal 1980. Autore di oltre venti libri, innumerevoli articoli di divulgazione, decine di siti web e due pacchetti software, Accomazzi vanta (in ordine sparso) una laurea in informatica, una moglie, una figlia, una società che sviluppa tecnologie per siti Internet

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