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«Gli spime di Sterling per ascoltare meglio il mondo»

21 Aprile 2008

«Gli spime di Sterling per ascoltare meglio il mondo»

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Progresso, velocità e globalità si contrappongono spesso al rispetto della natura. Internet e una nuova generazione di oggetti intelligenti promettono oggi una maggiore capacità di ascolto e comprensione dell’ambiente circostante. Ne parliamo con David Orban, cofondatore di OpenSpime

Chi è David Orban e che cosa lo lega al web?

Partecipo al mondo online da sempre, da prima che esistesse il web, di cui ho praticamente seguito la nascita. I miei interessi riguardano la creazione, l’utilizzo e l’evoluzione di strumentiche permettano alle persone di vivere e lavorare meglio. Mi occupo in particolare di Second Life e mondi online. Questi ultimi nascono, a mio avviso, come conseguenza inevitabile della disponibilità di reti ad alta velocità, di hardware potente a basso costo e di un numero elevato di persone che vivono il loro quotidiano tramite il computer. Second Life, in particolare, è diventato così visibile grazie alla creatività che ha generato e permesso di esprimere. In questa fase iniziale di comprensione delle possibilità dei mondi online, io mi sto concentrando su come aiutare persone e aziende a porsi le domande giuste per adottare la tecnologia e al contempo adattare le proprie attività a quello che genuinamente di nuovo Second Life ha da offrire. In questo senso la comunità di Vulcano è un importante esperimento sociale in cui vengono esplorate le possibilità che Second Life offre.

Cosa significa il termine Spime?

Il termine Spime deriva da un concetto proposto da Bruce Sterling, scrittore di fantascienza e collaboratore di Wired. Spime è un neologismo nato dalla contrazione delle parole space e time e descrive una nuova categoria di oggetti che sanno dove e quando sono (GPS), misurano qualcosa sull’ambiente che gli sta attorno (sensore), lo comunicano alla nuvola di Internet (comunicazione) oppure lo memorizzano in attesa di essere collegati (memoria). La legge di Moore fa sì che sia oggi possibile realizzare oggetti simili per poche decine di dollari. Costo che è destinato ulteriormente a diminuire nei prossimi anni. Queste dinamiche ci proiettano verso un mondo di calcolo distribuito dove decine di miliardi di oggetti saranno in grado di raccogliere e comunicare dati sul mondo che ci circonda.

Come nasce e di cosa si occupa OpenSpime?

OpenSpime è la piattaforma tecnologica sviluppata da WideTag, una startup californiana creata da me, Leandro Agrò e Roberto Ostinelli. Un ambito concreto e naturale di applicazione delle idee di OpenSpime è quello ecologico. Per questo, il prototipo di OpenSpime che abbiamo recentemente presentato all’ETech di San Diego è dotato di un sensore di CO2. Applicare gli spime ai problemi dell’ambiente ribalta completamente la percezione di come possiamo capire il problema del riscaldamento globale. Si passa da concetti quali “milioni di tonnellate”, che non rappresentano una quantità con cui potersi relazionare per le persone comuni, a una informazione puntuale ad alta granularità contestualizzata all’ambiente in cui vivi o in cui lavori. Un’iniziativa di conoscenza dal basso, quindi, che poi può essere aggregata attraverso i mashup che OpenSpime stessa offre. Come effetto di lungo periodo, dalla conoscenza del mondo che ci circonda può nascere la capacità di porre domande significative ed eventualmente il desiderio di cambiare concretamente il nostro modo di vivere. Vista la delicatezza dei dati raccolti, WideTag vende gli SpimeID che permettono di validare il traffico spime cifrato e ha già pre-ordini per quasi mezzo milione di spime. Possiamo quindi confermare che il modello funziona e raccoglie interesse.

Cos’è l’Etech e perché OpenSpime è stata presentata in questo contesto?

L’Emerging Technology Conference è una conferenza organizzata da O’Reilly Media ed è considerato il più importante momento dell’anno in cui le nuove idee di frontiera vengono a contatto con le realtà recettive (aziende e appassionati) per essere trasformate in prodotti significativi. Era la prima volta che un italiano parlava all’ETech e l’accoglienza delle idee che abbiamo presentato è stata molto calorosa. I temi dell’ambiente e dell’evoluzione di soluzioni hardware snelli e intelligenti erano comunque quasi universali all’interno della conferenza e abbiamo avuto modo di incontrare altre aziende con iniziative simili come Sun con SunSpot, Yahoo! con FireEagle, ponendo le basi per potenziali e importanti rapporti di collaborazione.

Cosa distingue OpenSpime da altre iniziative simili ?

OpenSpime si differenzia da altre iniziative basate su sistemi di sensori per la visione ampia che possiede sullo sviluppo del settore. Ci rendiamo conto quanto sarà dirompente l’arrivo di questi device ed è per questo che collaboriamo con l’Electronic Frontier Foundation per stabilire quelle che potranno essere le linee guida per l’utilizzo più sano dei dati raccolti da parte di governi, aziende e privati in modo che il campo degli spime possa partire con il piede giusto evitando un contraccolpo in termini di accettazione da parte del pubblico come è successo con la tecnologia RFID, spesso ritenuta eccessivamente intrusiva nella privacy.

Perchè avete deciso di creare una società in California?

WideTag con OpenSpime propone una piattaforma tecnologica estremamente ambiziosa che ha la potenzialità di diventare lo standard di fatto nella nascita di quello che viene chiamato Internet delle cose, Internet Of Things. Una proposta di questo tipo deve essere portata avanti in una forma necessariamente planetaria. Il centro dell’innovazione tecnologica è tuttora la Silicon Valley. Dato che WideTag è anche alla ricerca di investimenti in venture capital per lo sviluppo delle attività, la Californa sembrava l’ambiente più adatto dove partire.

Qual è stata la risposta ricevuta dalla vostra iniziativa negli Stati Uniti e in Italia?

Abbiamo avuto un eco molto significativo: hanno scritto di OpenSpime non solo in Italia o negli Stati Uniti, ma anche in Grecia, Argentina, Cina, Giappone. Per dare un riferimento, in due settimane il termine OpenSpime da due risultati nelle ricerche su Google è arrivato a oltre quarantamila occorrenze. Pur non essendo concentrati sull’Italia, anche qui abbiamo ricevuto attenzione e incoraggiamento che fanno ben pensareper la riuscita del progetto OpenSpime di WideTag.

Quali altri ambiti/esempi di utilizzo innovativi ti vengono in mente per gli spime?

Credo che il numero di applicazioni sarà veramente alto, dall’industria all’edilizia, alla pubblica amministrazione, all’intrattenimento. Proprio da questa convinzione scaturisce il modello impiegato da OpenSpime. Essendo consapevoli di non avere sufficiente creatività per individuare da soli tutti gli ambiti di utilizzo, tutto quanto viene fatto da OpenSpime è rilasciato in open source cioè messo a disposizione delle persone interessate perché esse possano, con le proprie idee ed entusiasmo, arricchire le soluzioni proposte. La comunità che nasce in questo modo è molto inclusiva ed è difficile parlare di concorrenza quando tutti possono partecipare liberamente a quello che OpenSpime promuove. Dai protocolli di comunicazione, alle interfacce per i programmatori, ai server di OpenSpime e il design di rifermento dei prodotti hardware, tutto sarà disponibile per la comunità.

Sicurezza, trasparenza, privacy. Quali sono i maggiori problemi potenziali a cui un mondo di dispositivi intelligenti e in qualche modo coscienti della propria esistenza ci espone? Quali invece le soluzioni?

Una delle maggiori sfide che le società di oggi devono affrontare è una migliore definizione delle relazioni tra concetti fondamentali come sicurezza, trasparenza e privacy. Troppo spesso si crede che questi concetti siano in contrapposizione tra di loro, mentre, a nostro avviso, devono essere affiancati per creare un mondo dove la fiducia nella tecnologia e nella comunicazione rafforzano simultaneamente la sicurezza delle persone e delle nazioni, così come la robusta privacy di cui non possiamo fare a meno come individui liberi.La soluzione quindi è quella di impiegare questi strumenti in modo intelligente e lungimirante, non puntando all’eliminazione della diversità e della ricchezza del mondo, ma alla comprensione attraverso l’analisi dei suoi valori.

Esistono prerequisiti per il successo degli spime o possiamo considerarli il futuro ineluttabile della Internet of Things?

Fintantoché continuano le tendenze della legge di Moore e quelle analoghe sulla banda di Internet, le memorie di massa eccetera, queste andranno a concorrere la base dell’Internet of Things. Una ragione meno tecnologica, ma sistemica, deriva invece dalla distanza da colmare tra le lunghezze d’onda con cui il mondo ci parla e quelle su cui comunica la nostra civiltà tecnologica. Oggi questa distanza è pericolosamente grande e di conseguenza percepiamo spesso troppo tardi i messaggi (catastrofi imminenti, mutamenti climatici ecc.) che ci dovrebbero arrivare con maggiore tempestività dal mondo. La nostra civiltà globale è tale da non essere (giustamente)disposta a pagare il prezzo di questa evitabile sordità.

Per chiudere, quali sono i benifici di lungo termine introdotti dagli spime e quale ruolo vorresti che OpenSpime recitasse in questa rivoluzione?

Gli spime sono il ponte tra la nostra civiltà, che è inesorabilmente legata all’aumento dell’efficienza delle soluzioni tecnologiche, e il mondo fisico. In un futuro non troppo lontano l’idea stessa che non sapessimo quando un ponte stava per cedere, oppure come realmente l’ambiente che ci circonda sta reagendo alle pressioni a cui lo sottoponiamo, sembrerà assurda e medievale quanto le pratiche degli alchimisti ci sembrano oggi. “Come? Si aspettava davvero che lo tsunami colpisse le spiagge senza cercare di rilevarne l’arrivo? Impossibile!”. Siamo convinti che OpenSpime reciterà un ruolo centrale verso una più efficace e tempestiva capacità di ascolto e di rispetto del mondo in cui viviamo.

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