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Gli inserzionisti abbandonano i portali?

10 Febbraio 2000

Gli inserzionisti abbandonano i portali?

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I portali, grandi e piccoli, riescono ad attrarre sempre meno inserzionisti. Questo il dato ricavato da un nuovo rapporto diffuso da Forrester Research, il quale rivela che siti come Excite …

I portali, grandi e piccoli, riescono ad attrarre sempre meno inserzionisti. Questo il dato ricavato da un nuovo rapporto diffuso da Forrester Research, il quale rivela che siti come Excite e Lycos vedranno progressivamente diminuire la propria quota di pubblicità. Dal cinque per cento dello scorso anno, nel 2004 i due sportali passeranno ad appena l’uno per cento. Ciò soprattutto perché gli inserzionisti sono alla continua ricerca di strategie più economiche e mirate per raggiungere i consumatori. Le preferenze sembrano infatti spostarsi verso i cosiddetti ‘verticals’, che offrono costi ridotti e target più ristretto. Da qui a cinque anni, saranno questi siti a coprire il 57 per cento dell’intera spesa pubblicitaria online.

Il trend negativo coinvolgerà anche i portali più grandi, quali AOL, Yahoo e MSN. Attualmente questi vantano il 15 per cento di tutto il traffico di Internet e il 45 per cento delle inserzioni. D’altro canto anche i siti di nicchia dovrebbero catturare maggior pubblicità, passando dall’attuale 11 per cento al 24 per cento previsto nel 2004.

La ricerca, denominata “The Parting of the Portal Seas”, riporta inoltre che per il 62 per cento dei rivenditori è il ritorno dagli investimenti effettuati il fattore principale nella scelta dei luoghi dove far pubblicità. Invece per il 58 per cento contano di più le statistiche sull’audience, mentre il livello di traffico registrato è essenziale per il 48 per cento degli interpellati.

Maggiori dettagli: http://www.forrester.nl/ER/Press/Release/0,1769,234,FF.html

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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