Contro il “cybersquatting” e altre forme di lite che avvengono nella commercializzazione di nomi di dominio di paesi, l’Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale propone agli amministratori un codice di buona condotta.
“Codice volontario di buona condotta su Internet per gli amministratori di nomi di dominio di stati”, questo l’obiettivo della passata conferenza, tenuta a Ginevra, sotto l’egida dell’OMPI.
Dopo essersi occupata dei nomi generici come “.com”, l’organizzazione internazionale si rivolge, dunque, alla regolamentazione dei ccTLD (country code Top Level Domains).
Questi domini, 224 e attribuiti a ogni paese (ad esempio “.it” per l’Italia), sono spesso fonte di litigi commerciali.
La maggior parte degli amministratori hanno firmato contratti con aziende private, incaricate di farli fruttare in altri campi.
Ad esempio “.tv”, le due lettere che indicano l’arcipelago di Tuvalu (ne abbiamo parlato in una precedente notizia su questa rubrica), sono spesso utilizzate nel campo, molto più redditizio, della televisione.
A oggi, 19 amministratori di questi ccTLD hanno già firmato un accordo con l’OMPI e sul sito dell’organizzazione resta aperto un forum di discussione sull’argomento fino al 30 aprile prossimo, una sorta di “guidelines” di modi e usi in materia di proprietà intellettuale.
Il fine, quello di giungere, una volta per tutte, a procedure nazionali e internazionali in caso di litigio.