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Giornali e giornalisti in rete

05 Marzo 2004

Giornali e giornalisti in rete

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Dove va Internet? Quando ero bambino, all'inizio degli anni Sessanta, nella mia casa di Milano il telefono c'era già. Ma nel piccolo paese di campagna dove usavo trascorrere le vacanze estive nella cascina dei miei nonni il telefono era un oggetto raro e misterioso. Talmente raro che per l'intero paese ne esisteva uno soltanto, nella proprietà dei Conti Marazzi. Lo gestiva una vecchina che, dopo aver preso appuntamento con l'operatore della Stipel, correva in bicicletta ad avvertire il destinatario della chiamata cosicché potesse recarsi in tempo presso la postazione telefonica. Ecco l'introduzione dell'autore al libro "Giornali e giornalisti nella rete", edito da Apogeo

Oggi, in quello stesso paese, grazie alla tecnologia Gprs, posso accendere il mio Pc portatile e – comodamente seduto al fresco nel giardino della villetta dei miei genitori – posso navigare in Internet senza fili, ricevere le notizie in tempo reale sul display del mio telefonino cellulare, ricevere e inviare e-mail in tutto il mondo.

Nessuno può dire con certezza quali siano tutte le potenzialità che Internet potrà sviluppare in futuro. I guru della Rete avanzano previsioni che sanno più di profezie, di cui prendiamo atto con la consapevolezza che stiamo vivendo una rivoluzione dal punto di vista della comunicazione umana che probabilmente è ancora ai suoi albori e che sta avendo e avrà sempre di più un impatto anche su tutta l’organizzazione economica e sociale, oltre che sul nostro stesso modo di essere.

Di Internet si è detto e scritto tantissimo in questi anni. Si è partiti dall’esaltazione iniziale di questo nuovo strumento di comunicazione. Un sentimento esagerato, sull’onda del quale è addirittura nata una economia nuova, la cosiddetta new economy, che sembrava destinata se non a soppiantare per lo meno a gareggiare con quella vecchia e più tradizionale. La bolla speculativa, costruita soprattutto su aspettative a breve o brevissimo termine, è ben presto scoppiata e sappiamo tutti com’è andata a finire: crollo in borsa dei titoli legati alla new economy, aziende che hanno chiuso i battenti o fortemente ridimensionato i loro organici. In questo contesto di crisi si è affermata una seconda tendenza incentrata sullo scetticismo, se non su un dichiarato pessimismo nei confronti di Internet, da quel momento trasformatasi in sinonimo di fallimento. Entrambe le tendenze sono state superate da un nuovo e più sereno ripensamento sul Web.

La storia di Internet parte da lontano ma il grande pubblico ha cominciato a conoscere e usare la Rete solo verso la fine degli anni Novanta. E per quanto riguarda la consuetudine all’uso del nuovo mezzo in tutte le sue potenzialità probabilmente bisognerà aspettare un vero e proprio ricambio generazionale, accompagnato da una rivoluzione tecnologica che sforna quotidianamente nuovi e più sofisticati hardware (supporti) dotati di software (programmi) fino a pochi anni fa inimmaginabili.

Del resto se in Italia ci sono voluti dieci anni per arrivare a una diffusione veramente capillare del telefono cellulare (versione senza fili di uno strumento che già la gente conosceva e usava), è naturale che sia necessario un periodo di tempo almeno pari perché anche l’uso del Pc con relativa connessione alla Rete diventi un’abitudine generalizzata.

Al concetto di visibilità-ubiquità delle informazioni che si va affermando di pari passo con l’evoluzione delle tecnologie se ne aggiunge un altro: la mobilità, ovvero la possibilità di ricevere e trasmettere informazioni sempre e in ogni luogo. Una caratteristica fino a oggi specifica della telefonia mobile si estende e coinvolge i dispositivi multifunzione di nuova generazione, strumenti che ci permetteranno di navigare in Internet e utilizzare la posta elettronica, di vedere la Tv e giocare con i video games anche quando siamo in movimento. Il tutto su una sorta di lavagnetta elettronica, il tablet Pc, per il quale non è difficile prevedere un grande successo commerciale.

La mobilità è possibile anche grazie alla realizzazione di reti senza fili (wireless Lan) capaci di trasmettere informazioni in banda larga garantendo gli stessi vantaggi di una moderna Lan via cavo. Per poter utilizzare questa tecnologia, basta un dispositivo enduser (Pc fisso, Pc portatile, palmare o telefono cellulare di nuova generazione) dotato di una speciale scheda e di un’antenna, mediante la quale dialogare via radio con i cosiddetti access point, collegati alla Rete attraverso una qualsiasi connessione (xDSL, cavo, fibra ottica). In questo modo qualunque computer, palmare o telefono cellulare dotato di una scheda Wi-Fi può navigare in Internet nel raggio di circa 100 metri dall’access point.

Una delle prime conseguenze di queste nuove opportunità offerte dalla tecnologia è la proliferazione di access point in luoghi pubblici, come stazioni o aeroporti, dove gli utenti di passaggio possano usufruire della connessione a Internet. British Airways ha addirittura portato la banda larga a 10.000 metri di altezza, dando il via a una sperimentazione che permette ai passeggeri, grazie a un collegamento via satellite tra aeromobile e terra, di accedere a Internet durante il volo dal proprio PC portatile, sia in modalità Wi-Fi che via cavo.

Secondo uno studio di “Connexion by Boeing” il 62% dei viaggiatori d’affari si dichiara “molto o estremamente interessato” alla possibilità di accedere alla Rete in volo, mentre il 35% dei viaggiatori abituali si dice disposto a pagare una maggiorazione di 35 dollari sul prezzo del biglietto per avere la connessione.

La possibilità di disporre della banda larga sui mezzi di trasporto non si limita agli aerei: esperimenti simili sono in atto su treni, navi e addirittura taxi. Secondo la società di ricerche Gartner, gli utenti che si collegano al Web utilizzando questa nuova tecnologia sono aumentati in Europa nel 2003 del mille per cento rispetto al 2002 e sono destinati a raddoppiare nel 2004, per arrivare a 10 milioni nel 2007; segno che quella dell’Internet senza fili può essere la via verso un nuovo immenso mercato.

Intanto, nei primi mesi del 2003, sono arrivati sul mercato italiano i telefoni cellulari Umts, che consentono la videocomunicazione. E i telefoni Gsm nella versione Gprs, già ampiamente diffusi, permettono all’utente di collegarsi a Internet e scaricare le pagine che interessano, oltre a trasmettere un nuovo tipo di messaggio: l’Mms, formato da un’immagine, musica e testo.

Chi fa informazione online dovrà necessariamente confrontarsi con questi nuovi strumenti di comunicazione. La sperimentazione di notiziari realizzati utilizzando le nuove tecnologie è già in atto: TG5, per esempio, invia tre volte al giorno (alle 7, alle 12 e alle 18) Mms contenenti notizie e immagini a chi si abbona a questo servizio.

Per David Weinberger, giornalista, opinionista ed editore, oltre che coautore del Cluetrain Manifesto, il saggio sulla net economy diventato negli Stati Uniti una vera e propria corrente di pensiero, “Internet è una rivoluzione e il suo impatto è già evidente sui mercati globali e sulla cultura aziendale. Ma questo non è che l’inizio”. Weinberger afferma che il tipo di comunicazione creato dal Web “è destinato a trasformare non solo le istituzioni sociali, ma anche le nozioni di base della nostra cultura e delle nostre relazioni: lo spazio, il tempo, la coscienza di sé, la conoscenza […] e la realtà stessa. La Rete è un mondo innaturale costruito da noi stessi per noi stessi, con regole proprie, a volte in aperto contrasto con quelle del mondo reale. Non è controllabile” – e in questo senso è anche accessibile e utilizzabile dalle minoranze – “non fornisce informazioni inequivocabilmente scientifiche, ospita chiunque senza badare a titoli accademici, non è condizionata in nessun modo da limiti geografici e fisici.

Privilegiando la spontaneità, i rapporti scelti in base agli interessi e non ai legami spaziotemporali, la fallibilità e il fascino dell’opinione, anche la nostra socialità cambia profondamente”. Weinberger arriva a tratteggiare anche conseguenze antropologiche quando, parlando dell’esperienza che facciamo su Internet, dice che “ci permette di vedere i veri tratti della nostra natura e quelli invece che apparivano autentici solo perché rispondevano a un mondo che era, fino a ieri, l’unico disponibile”. Si tratta di un’interpretazione profondamente rivoluzionaria della Rete e dei principi della comunicazione non globalizzata.

Nicholas Negroponte, uno dei maggiori esperti mondiali di comunicazione digitale, docente di Tecnologia dei mezzi di comunicazione e direttore del Media Lab al Mit di Boston, ha esteso le sue considerazioni a tutti i nuovi mezzi di comunicazione al punto da affermare che “l’informatica non riguarda più solo il computer: è un modo di vivere […] Nei primi anni del prossimo millennio le coppie di gemelli della vostra camicia o i vostri orecchini potranno comunicare tra loro attraverso satelliti collocati su orbite basse o possedere più potenza di elaborazione degli attuali Pc. Il vostro telefono non si limiterà a suonare: riceverà messaggi, li selezionerà e forse risponderà alle chiamate come un maggiordomo inglese ben addestrato. […] La comunicazione di massa sarà rivoluzionata da sistemi che consentono di trasmettere e ricevere informazioni e passatempi personalizzati. La scuola diventerà più simile a un museo e a un campo-giochi, dove i bambini potranno scambiare idee e socializzare con altri bambini di tutto il pianeta. Il mondo digitale diventerà piccolo come la capocchia di uno spillo. […]

Aumentando le interconnessioni tra gli individui, molti dei valori tradizionali propri dello stato-nazione lasceranno il passo a quelli di comunità elettroniche, grandi o piccole che siano”.

Uno scenario suggestivo, anche se politicamente molto schierato, è disegnato da Carlo Formenti, giornalista e scrittore, che analizza gli ultimi vent’anni del Novecento attraverso una serie di eventi e processi che hanno sconvolto gli scenari politici, economici e sociali del pianeta, e arriva a dire che “[a] creare le condizioni che consentono di inquadrare questi fenomeni in un contesto unitario, definito dal concetto di globalizzazione, è stata in primo luogo la rivoluzione digitale, un evento che va ben al di là dell’aspetto tecnico ove si consideri che oltre a fornire condizioni e strumenti del nuovo modo di produrre, essa ha trasformato i modi di comunicare e socializzare, ibridando su scala planetaria linguaggi, culture e comportamenti”. E sempre Carlo Formenti parla di “un turbocapitalismo che sfrutta le tecnologie digitali per costruire un mondo che evoca distopie fantascientifiche: un’immensa periferia di fame, malattia e miseria a circondare la Rete delle multinazionali, gestita e protetta da governi ridotti a polizie private”.

Torneremo su questi temi quando parleremo di cyberpolitica ed e-government per analizzare anche i grandi vantaggi e le prospettive aperte dalla Rete in questo campo oltre che le conseguenze per l’informazione politica.

La nostra analisi si concentrerà su quella parte dell’universo Internet che riguarda l’informazione online. Partendo dalla storia dell’editoria online, scopriremo le linee di sviluppo seguite dai principali editori italiani e americani, cercando di far emergere la specificità del giornalismo online sul piano sia del linguaggio che della pratica professionale.

Esamineremo inoltre come gli aspetti di multimedialità e interattività vadano a modificare il ruolo e i compiti del giornalista, il tipo di linguaggio che più si addice alla scrittura sul Web, le strategie e i modelli di business adottati e anche la dibattuta questione degli aspetti giuridici.

Emilio Carelli

Il libro “Giornali e giornalisti nella rete” è disponibile nelle migliori librerie e può essere acquistato online

L'autore

  • Redazione Apogeonline
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