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Giocare al volano a 300 all’ora

27 Luglio 2006

Giocare al volano a 300 all’ora

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Per gli amanti delle sensazioni forti con la racchetta, niente di meglio che giocare con un volano rivisto e corretto. E magari anche in una stanza buia.

Quanti di noi da bambini hanno giocato al volano? A riprova della nostra mediterranea ignoranza, giocavamo a badminton e non lo sapevamo (così come pensavamo di indossare una maglietta della salute e portavamo una t-shirt). In realtà il badminton può essere visto come la forma competitiva del gioco del volano, che veniva praticato su prati e spiaggie prima dell’arrivo del racchettone balneare – che a sua volta (accidenti, non sapevamo nemmeno questo) era il beach tennis in una sua forma embrionale. I più fortunati di noi giocavano a tennis contro il muro e non sapevano, ignavi, che stavano in realtà facendo finta (con la racchetta sbagliata) di giocare a paddle (in Spagna lo chiamano padel, appropriato vista la somiglianza dell’attrezzo sportivo con una padella per le caldarroste).

Se ancora dobbiamo digerire il badminton, diamoci una mossa, che è roba già quasi superata e sta per essere insidiato dallo speedminton: immaginatevi il gioco del volano dove potete giocare anche di notte tirando delle legnate da 200 o 300 chilometri all’ora. C’è di che abbattere un avversario particolarmente irritante. Il volano è un bel gioco da praticare all’aria aperta ma, per molti aspiranti giocatori dell’ala nevrotica, quella pallina con le piume era un po’ troppo moscia per sfogare la propria voglia di distruzione, ben espressa da sport come lo squash. Per rendere il badminton uno sport più folgorante si è dunque intervenuti sullo speeder, appesantendolo e apportando altre modifiche tecnologico-strutturali in grado di fargli raggiungere velocità impensabili nella versione tradizionale. Di fronte a un simile proiettile, non c’è brezza che tenga, come insegna la balistica.

Nato in Germania alla fine degli anni ’90 lo speedminton si sta iniziando ora a diffondere più ampiamente in Europa con parecchie decine (di migliaia) di praticanti, tra cui la campionessa russa di tennis Maria Sharapova. I promotori del gioco non disperano vedere lo speedminton alle Olimpiadi del 2016, almeno a livello di dimostrazione (il badminton è sport olimpico dal 1992). L’accesso alle Olimpiadi sicuramente darebbe un forte impulso al numero di praticanti (e al mercato delle attrezzature), portando lo speedminton anche in paesi, come l’Italia, dove è scarsamente praticato.

Se la velocità dello speeder ne fa un gioco già piuttosto spettacolare (video), il vero potenziale del nuovo gioco si dispiega appieno quando lo giochiamo al buio. Già che ci siamo, spegniamo le luci e passiamo le balsamiche notti d’agosto a tirar bordate in un ambiente che trasformiamo in un set da film di fantascienza. Il problema della visibilità notturna viene rapidamente risolto inserendo stick luminescenti nel volano e sulle racchette. La delimitazione del campo regolamentare (due quadrati di 5,5 metri di lato, separati da uno spazio di 12,80 metri) è affidata a strisce fosforescenti, il tutto sotto una illuminazione stile luce nera da discoteca. E, inevitabile, le potenzialità spettacolari del Blackminton sono state arricchite da decorazioni di stile tribale (ma di tribù della Galassia Profonda) applicate sul viso, braccia e sulla tenuta dei giocatori – con un risultato veramente impressionante, specialmente se tenete conto che ci si gioca in sei o in otto, ognuno nel suo campo, tutti disposti a raggiera intorno a una piramide di neon ultravioletti.

Chissà che cosa ne direbbero le inventrici inventori del badminton, secondo la leggenda le figlie del duca di Beaufort che giocando al volano nella sala del castello di famiglia (con incredibile coincidenza chiamato Badmintonhouse), misero una cordicella attraverso la sala d’ingresso, cercando far passare il volano al di sopra di quell’embrione di rete.

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