Li Hongchen, 24 anni, aveva dedicato due anni e 10.000 yuan (circa 170 euro) ad acquisire punti, collezionare armi e vittorie nel famoso gioco online Hongyue (luna rossa), fino a quando, lo scorso febbraio, le sue armi virtuali sono state rubate.
Ha quindi chiesto alla Beijing Arctic Ice Technology Development di identificare il giocatore che aveva commesso il furto. La società si era però rifiutata, dichiarando di non poter fornire alcuna informazione relativa alla vita privata di un giocatore.
Anche la polizia non ha dato soddisfazione alle richieste di Li Hongchen, che ha quindi deciso di citare in giudizio la Beijing Arctic Ice Technology Development, chiedendo la restituzione dei 10.000 yuan spesi per accumulare i beni sottrattigli. “Questa attrezzatura virtuale era frutto del mio lavoro, del mio tempo, della mia conoscenza e del mio denaro, quindi mi apparteneva”, ha dichiarato il giocatore.
La società di videogiochi si è difesa affermando che il valore di quella “proprietà” esisteva soltanto online ed era, in realtà, solamente un insieme di dati.
La Corte del popolo del quartiere Chaoyang, di Pechino, ha deciso per una soluzione intermedia, ordinando alla società di ripristinare gli elementi persi dal giocatore, ritenendola responsabile dell’accaduto, in quanto alcune falle del suo server avevano permesso l’accesso ai pirati informatici.