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Furti d’identità via Web tra militari USA

22 Dicembre 1999

Furti d’identità via Web tra militari USA

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I servizi segreti statunitensi stanno conducendo un’indagine per scoprire i responsabili che si sono appropriati dei numeri delle carta di credito di numerosi militari di carriera, inclusi 75 tra generali …

I servizi segreti statunitensi stanno conducendo un’indagine per scoprire i responsabili che si sono appropriati dei numeri delle carta di credito di numerosi militari di carriera, inclusi 75 tra generali e ammiragli. La truffa ha poi portato al prelevamento di piccole somme di contante (900-1000 dollari) a carico di ciascuna delle circa 700 carte di credito illegalmente utilizzate. I truffatori hanno ottenuto quei numeri perché in possesso dei dati personali relativi alla Social Security dei militari, a loro volta prelevati in un sito aperto al pubblico e gestito da Glen Roberts, consulente informatico in Pennsylvania. Almeno questa la tesi degli investigatori. Costui, acceso sostenitore della privacy, da tempo ha diffuso online oltre 4.000 di tali dati della Social Security per dimostrare come questi siano divenuti lo standard de facto per l’identificazione personale. Tutto ciò a conferma dell’eccessiva e facile reperibilità di dati sensitivi grazie all’info-tech e a Internet.

Nonostante le richieste del governo, Roberts si è sempre rifiutato di rimuovere quei dati dal proprio sito, sostenendo come i medesimi siano stati originariamente distribuiti dallo stesso Congresso e restino disponibili al pubblico nelle biblioteche locali. Le false carte di credito sono state diffuse a nome di militari anche di alto rango, quali generali e colonnelli in pensione della guerra in Corea nonché operanti in Medio Oriente. First USA, la maggiore banca che ha dato corso – del tutto ignara – all’operazione afferma comunque che quegli acconti sono stati chiusi nel giro di 24 ore e si dice certa di poter scovare gli autori della truffa.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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