Uno dei grossi problemi legati alla formazione di banche dati elettroniche è il furto delle informazioni in esse contenute. Un’inchiesta del governo americano parla di 27,3 milioni di identità usurpate negli ultimi cinque anni e 9,9 milioni solo l’anno scorso.
Un fenomeno che la FTC (la commissione federale del commercio degli Stati Uniti), redattrice dell’inchiesta, dice preoccupante e che è costata 48 miliardi di dollari a istituzioni finanziarie e aziende nel solo 2002.
Ad esempio, conoscendo il numero di assicurazione sociale (molto usato negli Stati Uniti, come il nostro codice fiscale) si possono aprire conti correnti bancari che, poi, vengono mandati in rosso.
Per Howard Beales, capo dell’ufficio difesa del consumatore della FTC, è “un problema significativo che sta crescendo, colpisce milioni di consumatori e costa miliardi di dollari”.
In questo modo i truffatori usano identità vere che sfuggono ai controlli, salvo poi scoprire che l’intestatario era all’oscuro di tutto.
Sono ben 3 milioni le persone che negli ultimi dodici mesi hanno scoperto che era stato aperto un conto corrente bancario a loro nome e si sono visti recapitare lettere di sollecito di copertura dalle banche.
Questa tecnica, poi, è usata anche per affittare immobili o per ottenere benefici sociali. I truffatori, così, ne approfittano e poi spariscono nel nulla, lasciando ai veri intestatari delle identità rubate grattacapi e debiti.