Suona strano parlare di secondo intercalare e forse per una volta possiamo allinearci per una volta agli amici anglosassoni, che non si imbarazzano a definirlo leap second come se fosse un secondo bisestile.
San Silvestro durerà convenzionalmente infatti un secondo più del solito, correzione richiesta per allineare gli orologi con la rotazione della Terra, che è in leggerissimo rallentamento. In Italia la variazione avverrà dopo le 00:59:59 e il secondo successivo sarà 00:59:60, prima che scocchi il più ordinario 01:00:00.
La modifica richiesta è minima, di un secondo quasi una volta l’anno, con cadenza del tutto irregolare; ma, come scrive Google, pone problemi seri alle attività che dipendono dai computer e anche da un conteggio temporale rigoroso, come le operazioni eseguite nei computer di un cloud sparso per il globo o i calcoli legati a servizi tipo il sistema di posizionamento globale.
Sistemi distribuiti su scala molto grande, come i nostri, richiedono una sincronizzazione perfetta e si aspettano che il tempo scorra costantemente. I computer si occupano tradizionalmente dei secondi intercalari regolando l’orologio un secondo indietro alla fine della giornata. Ma questo secondo “ripetuto” può costituire un problema. Che cosa accade, per esempio, alle operazioni di scrittura sui dischi che avvengono in quel secondo? La posta elettronica che arriva in quel momento viene immagazzinata correttamente?
I grandi dell’informatica affrontano il problema con strategie diverse: chi aggiunge un secondo extra al conteggio nel momento più conveniente (esempio: Apple), creando un singolo minuto da sessantuno secondi, e chi invece spalma il tempo in sovrappiù lungo un arco temporale di qualche ora. Lo fa Google, che lima dello 0,0014 percento la durata di ogni secondo per un totale di venti ore, dieci prima e dieci dopo.
Ambedue le strategie presentano vantaggi e svantaggi e richiedono sorveglianza particolare. Si tratta infatti di un intervento estemporaneo ed eccezionale: i calcolatori sono sempre più veloci e versatili, ma non sanno tenere conto in automatico di un secondo bisestile come invece possono stabilire la data della Pasqua o di un rendez-vous con la Stazione spaziale internazionale.
I curiosi potranno dunque concentrarsi sui loro smartphone o computer all’ora critica e, può darsi, assistere dal vivo a un singulto nell’altrimenti monotono procedere della funzione orologio.
Tutto funzionerà come ha sempre funzionato, senza ansie da Bug del 2038. L’importante è ricordare che i nostri apparecchi, sempre più sofisticati e raffinati, possono creare realtà virtuali impressionanti; tuttavia, nella corsa alla rappresentazione della realtà reale, madre natura è sempre un passo avanti. O, se si preferisce, un secondo.