Sono arrivati. Accessori di lusso e fashion con grandi potenzialità e funzionalità di quotidiana utilità (Altro che una moda), e strumenti per il fitness e il controllo dei parametri biometrici (Più che trainer di polso).
Ma ancora oggi mi chiedo: avrò mai modo di indossare uno smartwatch? Se sì, mi sentirò a mio agio? Ma soprattutto, come sarà l’interazione delle app in un display tra i 38 millimetri (Apple Watch modello più piccolo) e i 60 millimetri o più (Sony Watch)?
Pensiamo un attimo al susseguirsi dei diversi schermi per smartphone e tablet full touch. Prima solo Apple, poi Android e qualche tempo dopo WindowsMobile (non mi sento di dover citare il mondo, ormai imploso, di Symbian). Per avere un’idea della varietà basta vedere questa tabella che riporta le diverse risoluzioni del mondo mobile Apple da iPhone 5 in poi e che riporto in piccolo qui sotto, perché volendo basta il colpo d’occhio.
Se prima infatti bisognava tenere in considerazione risoluzioni dello schermo, pixel e punti per pollice per schermi touch che andavano, via via, aumentando, ora si dovrà ricominciare e pensare in piccolo. Gli smartwatch, senza distinzione tra marche e modelli, rappresenteranno un nuovo stimolo per User Experience Designer, Digital Designer, Interaction Designer… per tutti i progettisti dell’interazione digitale e delle app.
A tal proposito Andrew Shorten, Product Manager for Developer Tools di Adobe, sostiene che con l’arrivo degli smartwatch di Apple nascerà uno stimolo creativo e professionale per i progettisti di interfacce, così come lo sono stati il web e gli smartphone.
Le soluzioni apportate fino a oggi dal Responsive Design e da software per il design come Adobe Muse, Axure, Balsamiq e Omnigraffle sono utili per il design di applicazioni (mobile e web) poiché consentono di progettare in scala le interfacce. Andrew Shorten suggerisce di affrontare il futuro un po’ diversamente dal modo che provo a riassumere così:
non bisogna pensare di riprogettare le applicazioni per le dimensioni degli schermi watch, ma cogliere l’opportunità di pensare fuori dagli schermi e progettare esperienze d’uso che vadano oltre il dispositivo e coinvolgano il contesto circostante.
Infatti, da diverso tempo gli utenti utilizzano lo smartphone per un certo tipo di esperienze e il tablet per altre. È chiaro come, il più delle volte, sia lo smartphone quello che viene preferito quando si cammina a piedi mentre il tablet regni sovrano quando si sta seduti in poltrona.
E gli smartwatch?
Fin dal principio si sono autodichiarati i dispositivi portatili per eccellenza, ancor di più dei loro predecessori smartphone e tablet. Adatti per supportarci durante le diverse attività da compiere all’aria aperta fuori delle quattro mura domestiche, tra le quali:
- Fitness.
- Shopping e acquisti.
- Viaggi.
ma anche comunicare con amici e parenti e consultare news tutto senza dover avere le mani occupate.
Partendo quindi da questa considerazione, le applicazioni così come le interazioni con gli smartwatch devono tenere in considerazione il dove, come, quando del loro utilizzo. E ancor di più bisognerà pensare a soluzioni che coinvolgano l’utilizzo di più device di differente tipo (smtartphone e tablet), così come fa Apple Watch con iPhone o Samsung Gear con i dispositivi Android, perché l’interconnettività è un altro aspetto importante degli smartwatch.
La soluzione quindi non sarà seguire e ampliare le soluzioni del responsive design per progettare in pixel e calcolare le diverse proporzioni per schermi più grandi e più piccoli, ma inventarne di nuove che coinvolgano i gesti quotidiani come camminare, acquistare nei negozi, guidare l’auto e chissà cos’altro.
Se questo è vero speriamo almeno che nessuno si versi addosso il caffè quando riceverà una telefonata sullo smartwatch…