Mi occupo di comunicazione elettronica con il sud del mondo da un paio d’anni. Mi stavo preparando per partire per Nairobi e avevo consultato qualche sito Web keniota per capire se c’era la possibilità di acquistare un abbonamento temporaneo a Internet in SLIP (quelli che da noi vengono venduti sulle 250 mila lire l’anno) per poter continuare a leggere la mia posta e gestire da remoto il sito di PeaceLink. Dalle pagine Web consultate non si capiva molto, ma con un po’ di pazienza è possibile ricavarne alcuni dati molto interessanti.
Innanzitutto, quanti Internet Service Provider vi sono attualmente in Kenya? Due anni fa, quando andai per fare il setup della redazione di Africanews, non esistevano Service Provider che fornivano collegamenti Full Internet simili a quelli che abbiamo noi in Italia. Vi erano solo accessi Fidonet-Like, cioè basati sulla povera (ma efficace) tecnologia Fidonet e appoggiati ad alcuni gateway (porte di comunicazione) con Internet, uno dei quali è a Londra presso la sede di GreenNet. Alla fine del ’97 ce n’erano 8. Un buon dato per un paese che ha problemi ben più seri e infrastrutture telefoniche in cattivo stato. Ma vediamo insieme alcuni dati per capire meglio cosa significano questi 8 service provider kenioti.
Il salario medio di un dipendente statale del Kenya è circa di 70/80 dollari al mese. Ma i dipendenti fissi sono davvero pochi. La maggior parte della popolazione di Nairobi vive negli slums ai bordi della città e ogni giorno percorre circa 10 chilometri a piedi in cerca di un lavoro occasionale in centro perché il biglietto dell’autobus è troppo caro per le loro tasche.
Nairobi è anche il quarto centro mondiale delle Nazioni Unite; questo significa centinaia se non migliaia di funzionari, membri di ONG, ambasciate e agenzie varie. Nonché centinaia di banche estere, filiali di aziende e istituzioni. Qual è lo stipendio medio di queste persone? Non lo so, ma dalle tariffe attuali di tutti i Service Provider posso intuire che non sia molto basso, anzi, ho la vaga idea che siano stipendi da favola.
Perché questa operazione matematica? Ma chiaramente perché un boccone prelibato come il Web su Internet che consente di collegare il mondo intero in tempo reale non può mancare a un tecnico che si occupa di affari internazionali qui in Africa. Quasi tutti i fornitori hanno tariffe attorno ai 150/200 dollari al mese (sì, avete letto bene), ma non è finita. Nei 200 dollari al mese non sono compresi i Kb che vengono trasferiti durante la navigazione sul Web oppure nella ricezione e spedizione della posta elettronica. Per questo c’è una tariffa aggiuntiva che varia. Da un’offerta di un service provider (Form-Net) possiamo comunque dedurre che non sia poco. Infatti l’offerta è di 380 dollari al mese tutto compreso. In questa situazione è chiaro che si crea un filtro naturale che esclude da questo circuito di comunicazione globale importantissimo tutte le piccole ONG e costringe le altre a selezionare le proprie risorse. Le ONG locali sono del tutto escluse e i piccoli gruppi di base, come Koinonia Community, non si possono nemmeno sognare di poter accedere al Web da Nairobi.
Quando parlo di ONG e gruppi locali mi riferisco anche alle persone che vivono ai margini della città ma che si sono organizzati, che stanno lottando per una vita migliore o per aiutare gli altri in condizioni peggiori. Vi sono poi numerosi gruppi di Rifugiati dal Ruanda, Burundi, ex-Zaire, Sudan che si sono organizzati e vogliono manifestare al mondo intero la loro situazione e quella del loro paese. Purtroppo la maggior parte di loro ha trovato posto solo negli slums, senza stipendio né sussidi statali (come da noi).
Ma è davvero importante essere sul Web in Africa? Tenendo conto che il WWW sta diventando sempre più il terreno dove non solo le aziende ma anche i gruppi a carattere sociale, le organizzazioni di volontariato possono pubblicare documenti, appelli, notizie di prima mano, condurre campagne o pubblicare foto e filmati importanti si intuisce che esso costituisce una risorsa importantissima che, se negata in questo modo, tende a ripercorrere la strada dei media tradizionali, governati dai monopoli.
Certo, abbiamo la telematica povera, ma come al solito la telematica povera ai poveri e quella ricca ai ricchi. Esiste però una strada che si può percorrere (come i salmoni) al contrario, risalendo la corrente. Noi di Africanews stiamo tentando e questo mio viaggio a Nairobi è un tentativo di arginare (anche di poco) lo strapotere dei media.
In queste giornate i redattori di Africanews stanno imparando cos’è il Web, come accedervi, come pubblicare e organizzare i documenti, come reperire informazioni.
Naturalmente il tutto in locale. Sul portatile che mi sono portato c’è l’intero sito di PeaceLink (circa 30 Mb) e costituisce un ottimo esempio. Le lezioni giornaliere sono su HTML, file attach, compressione delle immagini, struttura dell’ipertesto, organizzazione del sito, diffusione delle informazioni sfruttando tutte le risorse di Internet.
In questo modo loro potranno preparare le pagine per Africanews, di altre testate indipendenti e di altre piccole ONG africane. Potranno organizzare i siti qui in Africa e spedire a noi di PeaceLink il lavoro finito, sicuri che sarà letto comunque, nonostante i 200 dollari al mese, in tutto il mondo.
Ecco gli indirizzi di siti Web Kenyoti:
http://www.arcc.or.ke ARCC (sito universitario)
http://www.africaonline.co.ke Africa Online (commerciale con sede a Boston, USA e sedi locali in Costa D’Avorio, Ghana, Kenya, Tanzania, Zimbabwe, Mali e Sud Africa)
http://www.form-net.com (Form-Net, commerciale con POP in Nairobi due o tre importanti altre citta’ del paese)
http://www.utando.com (I-Connect, commerciale come sopra)
http://www.swiftkenya.com (Swift Global, commerciale, con POP in Nairobi, Mombasa e Kampala – Uganda)
http://www.net2000ke.com (Net 2000, commerciale)
http://www.nbnet.co.ke (NairobiNet, commerciale)
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