Oramai nel mondo open source (e oltre), è Linux a far notizia. Eppure da anni non poca parte del Web utilizza altri programmi “aperti”. Sono infatti FreeBSD, NetBSD e OpenBSD i sistemi operativi scelti da siti grandi e piccoli, pur se nel silenzio pressoché generale. Tutti e tre i sistemi (basati su Unix) hanno visto la luce alla University of California di Berkeley, grazie a codice scritto da diversi programmatori a cavallo tra gli anni ’70 e 80.
Un recente sondaggio riporta che quasi il 15 per cento di tutti i server Web operanti usano uno di tali sistemi BSD. Yahoo, capo-classifica degli accessi, fa affidamento su FreeBSD per erogare servizi a circa 80 milioni di utenti al mese. Perfino Hotmail, il servizio di posta gratuita di Microsoft, ha scelto FreeBSD anziché Windows NT. E il trend è in crescita continua, anche per questioni riguardanti le licenze di distribuzione. Mentre quelle di Linux impongono la circolazione gratuita di tutte le funzioni del sistema, le licenze di FreeBSD ne consentono l’inclusione anche in prodotti commerciali.