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Free Software Project

27 Marzo 2000

Free Software Project

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Uno stimolante contributo editoriale sul Web, in pieno stile open source e centrato sull'economia del dono. Da Salon.com.

Cosa significa l’avvento di Linux per l’economia dell’informazione globale, per Microsoft e le altre corporation del software proprietario, per il pubblico in generale? La saga del “software libero” incarna forse anche la storia in divenire di Internet? Da dove è nato e dove sta andando il movimento del “free software”?

Queste le questioni centrali su cui ruota e da cui ha preso piede qualche settimana fa un nuovo progetto editorial-collettivo sul Web, il Free Software Project di “Salon.com”. Iniziativa che espande e focalizza l’attenzione riservata da quest’ultima, quotata rivista digitale con base a San Francisco, all’ambito open source. A curarla è Andrew Leonard, giornalista già autore nel 1997 di un interessante volume (“Bots: The Origin of New Species”) e curatore, sempre su “Salon”, di gran parte dei periodici articoli su Linux e dintorni degli ultimi tre anni.

In pratica, un progetto in chiaro stile open source, oltre che riconoscimento e contributo all’intero movimento portabandiera di quell’economia del dono ben illustrata in un saggio di Eric Raymond.

Tanto per iniziare, il sito Free Software Project si fregia del classico “under construction” – grido di battaglia del primo Web, da qualche tempo però in netto disuso – e rammenta di essere un perenne “work in progress” aperto sia ai veterani sia ai newbie di Linux. Critiche e commenti ai vari capitoli via via inseriti dall’autore sono liberamente disponibili online, e stralci degli interventi pubblici verranno integrati nel libro in lavorazione, con pieno credito ai rispettivi autori. Un libro che, nelle intenzioni dello stesso Leonard, finirà per presentare fin dove possibile la storia, le idee e i personaggi che hanno dato e danno vita all’avanzare dell’open source nell’accezione più vasta. Di fianco al tradizionale formato cartaceo, che prima o poi vedrà sicuramente la luce, il corrispettivo sito Web dovrebbe divenire luogo permanente di risorse e riferimenti in aggiornamento continuo.

Un progetto che va quindi affiancandosi ad altri ibridi online a cavallo tra informazione e partecipazione tipici della comunità globale dell’open source, dal classico Slashdot.org alla miriade si spazi dediti a news pro-Linux. Il tutto come nuovo esperimento di giornalismo online, così lo definisce Scott Rosenberg direttore di Salon, nel tentativo di vedere fino a che punto la metodologia open source della programmazione possa funzionare altrettanto bene nella realizzazione di un prodotto editoriale collettivo.

Finora Andrew Leonard ha pubblicato le tre parti iniziali del primo capitolo, “Boot Time”. Si parte da una serie di riflessioni a margine della scena locale (Silicon Valley e San Francisco), centrata sulla possibile ricerca del momento dello strappo originale (boot-up) del “free software”, con ampio spazio all’alzata di scudi di Transmeta, l’azienda dove lavora Linus Torvalds, nel recente lancio del super-chip Crusoe.

La seconda parte è assai più articolata, e tenta di inquadrare alcune di tali possibili scintille fino ai nostri giorni. Dai primi mastodontici modelli IBM frutto di collaborazioni incrociate al patto tra governo USA e AT&T del 1956 per regolare i settori informatico e telefonico ma anche per imporre la condivisione dei brevetti, arrivando poi sul finire degli anni ’70 all’attività creativa sul codice Unix scatenata dagli allora studenti Ken Thompson e Bill Joy nelle aule della University of California di Berkeley, insieme alle temerarie avventure dei primi hacker del MIT.

Dopo la inevitabile chiosa per il lancio in orbita della Free Software Foundation da parte di Richard Stallman, anno di grazia 1984, si passa alla storico annuncio di due anni fa in cui Netscape decise di rilasciare i sorgenti del browser e soprattutto al boom a Wall Street, la scorsa estate, della prima società Linux-only, Red Hat. Altre “pagine” illustrano poi tempi e modalità con cui Linus Torvalds, nel 1991 sconosciuto studente norvegese, è riuscito a creare una comunità transnazionale assolutamente unica per intenti e dedizione. Il tutto con filo conduttore centrale: la storia del ‘free software’ riflette essenzialmente la storia della stessa Internet.

Infine, la terza parte del primo capitolo, con considerazioni di più ampia portata e inclusive di azzeccate metafore, il cui succo potrebbe riassumersi nel “potere del rizoma”. Internet come rizoma, priva di un asse centrale, sparsa e collegata ovunque, al pari delle radici di bambù che l’autore tenta invano di scavare dal proprio giardino e che vanno anzi incuneandosi inesorabilmente sotto le fondamenta della casa in quel di Berkeley. Si tratta anche del rizoma vittorioso della “economia del dono” caratteristica dell’attività cooperativa open source, dove i programmi di “software libero” altro non sono che le propaggini naturali dei nodi multiformi di Internet.

Già così il quadro delineato dal Free Software Project offre ottimi spunti di indagine e riflessione, insieme alla necessaria gamma di concatenazioni storiche. Diretto soprattutto a quanti masticano poco d’informatica, questo primo capitolo vuole mettere in luce le implicazioni a tutto campo attivate dallo sviluppo del ‘free software’. Corredato ovviamente da commenti e critiche in arrivo da più parti, incluse franche discussioni con lo stesso Leonard, alcune anche piuttosto pepate. Il secondo capitolo, previsto in uscita a giorni, si occuperà invece del connubio tra libertà d’espressione e “libero software”.

Il piano dell’opera – come si conviene, del tutto provvisorio, avvisa l’autore – comprende undici capitoli complessivi, con un epilogo mirato sempre più alle riflessioni sulle dinamiche innescate dall’avvento dell’economia del dono. Qualcosa che va ben oltre la vittoria o meno di Linux nei confronti di Windows. Piuttosto, un nuovo modo di intendere ciò che ha valore, l’incoraggiamento a lavorare insieme, non per il profitto ma per il piacere di farlo. Questo forse il dono più grande del movimento open source.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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