Si può dire che per tutta la vita una parte di me abbia provato a farmi capire che sarei stato un fotografo di viaggio, ma per molto tempo ho tenuto gli occhi chiusi. Da adolescente acquistavo sempre il telefonino in funzione della fotocamera, comprai anche un telefono davvero tremendo soltanto perché aveva una fotocamera da 42 megapixel. Qualcosa mi ha sempre spinto verso la fotografia, ma non mi sono mai fatto domande sul perché la camera fosse la caratteristica a cui davo più importanza, così ho ignorato quell’attitudine. Soltanto quando ho iniziato a viaggiare ho compreso che c’era un legame con quello strumento in grado di fermare il tempo. Ho capito che sarei diventato un fotografo di viaggio nel momento in cui ho compreso di essere felice, quando era ormai chiaro che la fotocamera riempiva un vuoto. Quando ho capito che la fotografia di viaggio era la mia strada mi sono impegnato al massimo per farne un lavoro.
Dall’Irlanda in monopattino al primo milione di visitatori
Sicuramente il viaggio che ha segnato maggiormente il mio cammino è stato il mio primo viaggio in monopattino in Irlanda, la prima volta che sono riuscito a fare di questa passione un lavoro. Avevo una Sony A7R, la mia prima fotocamera professionale, accompagnata da un obiettivo 35 millimetri. Ho una grande passione per l’avventura, ma in Irlanda ho avuto la conferma definitiva che nutro maggiore interesse per la fotografia. Il motivo è molto semplice. Da un punto di vista fisico è stato un viaggio difficilissimo; ho percorso 1.700 chilometri in 17 giorni con la sola spinta delle mie gambe. Nonostante la stanchezza avevo sempre energie per fotografare, anzi raggiungere la nuova meta fotografica era il motivo principale per cui continuare il viaggio. Ma ovviamente non si tratta solo di me che divento ancora più consapevole di una passione; per la prima volta c’è stato un riscontro reale con il pubblico, con numeri che mai mi sarei aspettato. A diventare virali non sono state le immagini di me in monopattino, ma le fotografie che ho realizzato. Immagini che sono state viste da milioni di persone. La fotografia che sui social ha avuto più successo è uno scatto con 52 mila like e un milione di visitatori. Anche la seconda è stata fatta in Irlanda, con 43 mila like. Ancora oggi le persone tornano a condividere il ricordo di quelle immagini, che hanno saputo emozionare e ritagliarsi uno spazio nei ricordi delle persone. Grazie a quel viaggio ho capito che il mio lavoro era apprezzato e forse avevo il talento per farne una professione.
È la passione, più che il gusto di viaggiare, a fare la differenza
La fotografia di viaggio è uno di quei mestieri che richiede una forte passione, spesso le persone sono attirate da questo lavoro perché amano viaggiare. Ma il fotografo di viaggio non lo fa per passare una vita in vacanza, bensì per raccontare il mondo con le sue immagini. Senza una fotocamera non riuscirei mai a viaggiare. La fotocamera e ichiede una creatività raggiungibile solo con una forte passione. È un mondo così competitivo che in pochissimi riescono a farne un lavoro. Per questo il primo passo è sicuramente essere chiari con se stessi, è un lavoro che ti chiede il 100 percento, devi accettare di fare molti sacrifici. Quando hai compreso di essere pronto a dare tutto te stesso per vivere della tua passione, il percorso professionale è già iniziato.
Prima della perfezione tecnica, cerca la potenza comunicativa
Il difetto principale che riscontro in quanti cominciano oggi un percorso di fotografia di viaggio è a troppa freddezza. Non bisogna dimenticare che l’immagine è un veicolo di informazioni, ha un forte potere comunicativo. Le fotografie che scattiamo non sono rivolte a noi stessi, la foto nasce per essere condivisa. Un’immagine è ben realizzata quando parla allo spettatore. Il fine può essere documentare o emozionare, ma lo scatto deve necessariamente essere creato con la consapevolezza della sua natura condivisibile. L’approccio troppo tecnico rischia di rovinare la foto, il fotografo di viaggio non ricerca quella perfezione tecnica che è invece necessaria in altri ambiti fotografici. Così si cade nell’errore più comune dei viaggiatori principianti, realizzare immagini vuote, che non hanno forza comunicativa. Comprendere il potere comunicativo dell’immagine è il primo passo per migliorare nella fotografia di viaggio.
Il bravo fotografo di viaggio riesce a trasmettere le proprie emozioni
Nella fotografia sono stato autodidatta. Ovviamente ho i miei fotografi preferiti, ma nel mio percorso ho scelto di maturare il mio stile rispettando il mio carattere e la mia personalità. Credo che lo stile fotografico, per essere vero, non deve discostarsi dalla nostra personalità. Ho sempre avuto un carattere introverso, ma proprio questa attitudine mi permette di comunicare con le immagini. Non essendo mai stato spigliato, nella fotografia ho trovato un mezzo di comunicazione. Quando realizzo le immagini riesco far uscire il mio lato sensibile, questo mi aiuta a sentire le emozioni intorno a me ed a catturarle nello scatto. È importante maturare il proprio stile perché siamo tutti diversi, con personalità uniche; copiare uno stile fotografico porta solo a immagini vuote. Quando scatto una buona fotografia, avverto qualcosa. Comprendo di essere riuscito nello scatto solo quando condivido l’immagine e l’emozione catturata è chiaramente avvertibile dagli osservatori. Non saprei proprio come chiamare il mio stile fotografico; sono semplicemente me stesso, sia fuori che dietro l’obiettivo.
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